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USA, Google cancellerà la localizzazione per chi va ad abortire in clinica

di davide gerace

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Negli USA non si placano le polemiche per la decisione della Corte Suprema di cancellare sentenza “Roe vs. Wade”. La sentenza, stabiliva che “l’autorità di regolare l’aborto torna al popolo ed ai rappresentanti eletti”. Google ha deciso di venire incontro a chi vorrà abortire in clinica.

Google risponde all’appello

 

Manifestante pro aborto (@Shutterstock)

 

Con un comunicato Google ha annunciato che cancellerà la cronologia quando un soggetto si recherà in una clinica per abortire, un rifugio contro la violenza domestica o altri posti ‘sensibili’. Jen Fitzpatrick, vicepresidente del gruppo californiano nel comunicato ha spiegato: “Se i nostri sistemi identificano che una persona ha visitato una struttura (sensibile), rimuoviamo quelle voci dalla cronologia di localizzazione poco dopo la visita. Teniamo conto delle aspettative di privacy e sicurezza delle persone che utilizzano i nostri prodotti e le avvertiamo quando accogliamo le richieste del governo, a meno che non siano in gioco vite umane”.

La cronologia delle posizioni è disattivata per impostazione predefinita, gli utenti possono controllare ciò che viene conservato o meno.

USA: le grandi aziende contro la sentenza della Corte Suprema

Il colosso americano, insieme ad altre grandi aziende statunitensi, si è unito nella lotta per garantire la fruibilità dell’aborto. La lista delle imprese è molto lunga: Lyft, Uber, Apple, Patagonia, Meta, Disney, Amazon, Netflix, Starbucks, CitiGroup, CondeNast, Microsoft, la diffusa catena di negozi sportivi Dick’s Sporting Goods. Per finire anche Alphabet e Bank of America si aggiungono ad una lista già lunga. Tutte pagheranno o faciliteranno ai propri dipendenti i viaggi fuori dal loro Stato per andare ad abortire.

Negli USA sono molte le strutture sensibili interessate dalla sentenza della Corte Suprema. Tra queste ci sono anche le cliniche per la perdita di peso e i centri di disintossicazione e i centri d’accoglienza per la violenza domestica.

Le decisione nasce dalla paura che queste informazioni potrebbero essere usate contro le donne, soprattutto negli Stati che hanno già vietato l’aborto.

Negli ultimi giorni sta crescendo il timore che si crei una vera e propria caccia alle “streghe”. Emblematico il caso del Texas, che da settembre ha approvato una legge molto restrittiva. La norma incoraggia i privati cittadini a citare in giudizio le donne sospettate di aver abortito o le persone che le hanno aiutate.

La battaglia per il diritto all’aborto così continua, ed è destinata a durare a lungo.

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