Una pillola in grado di scaldare immediatamente il nostro corpo? Praticamente il sogno di tutti i freddolosi. Questo è l’oggetto della ricerca del bioingegnere Jerzy Szablowski, recentemente finanziata dalla Defense Advanced Research Projects Agency. L’obbiettivo, come sottolineato anche da Focus, è quello di sviluppare un farmaco non genetico anti freddo, in grado di migliorare temporaneamente la resistenza del nostro corpo alle temperature estreme.
Szablowski concentra le sue ricerche sulla termogenesi umana, ovvero la nostra capacità di reagire alla temperatura esterna. Il corpo umano ha sostanzialmente due modi di rispondere ad un freddo rigido; una delle prime reazioni, spontanea e incontrollata, è quella di iniziare a tremare. Il tremore genera i brividi, che hanno infatti lo scopo di alzare la temperatura corporea. Il secondo metodo è sfruttare il BAT (brown adipose tissue, ovvero tessuto adiposo bruno), un grasso buono, che brucia gli acidi grassi per creare calore.
L’idea del bioingegnere della Rice University è dunque quella di creare un farmaco che possa aumentare la risposta del BAT. Di per sé, questo grasso agisce più in fretta rispetto i brividi, ma scalda meno il corpo; implementare le sue capacità può aumentare la resistenza generale del corpo al freddo. “Se hai a disposizione un farmaco che potenzia l’attività del grasso bruno, non devi passare settimane ad adattarti al freddo, ma puoi essere operativo nel giro di poche ore”, spiega Szablowski. L’uso di questo farmaco potrebbe in futuro aiutare a combattere l’ipotermia, ma anche permettere di portare avanti studi in luoghi altrimenti ostici per le rigide temperature.
In passato, altri studiosi hanno concentrato le proprie ricerche sul grasso bruno per combattere il freddo. Una tra tutte quella dello Scripps Research Institute, che l’anno scorso tentò di sperimentare un metabolita sui topi che avrebbe aumentato il loro grasso, senza effetti collaterali. Szablowski lavorerà al fianco un esperto di BAT, Miao-Hsueh Chen, professore associato di pediatria presso il Baylor College of Medicine. Ora non resta che attendere i risvolti di questo innovativo studio; sembrerebbe inoltre che il Governo USA abbia già ipotizzato la finalità militare di questi farmaci, che potranno tornare utili durante missioni in luoghi dai freddi particolarmente rigidi.
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