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Twitter vs Musk, ecco come il social intende “proteggersi” dalle offerte del miliardario

di Gabriele Nostro

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Elon Musk qualche settimana addietro ha acquistato il 9% delle quote societarie di Twitter. Tre giorni fa, dopo la prima mossa, lo stesso imprenditore ha fatto sapere al mondo di essere intenzionato a comprare il 100% delle azioni della piattaforma di microblogging.

L’offerta del miliardario per puntare alla totalità del possesso, ancora sul piatto della trattativa, è pari a 43 miliardi di dollari. La cifra si può esprimere, in altri termini di proporzione, con il prezzo di 52,20$ ad azione. Elon ha giustificato la sua proposta affermando di credere nel potenziale di Twitter e nelle sue qualità morali da “promotore di libertà e democrazia”. Al termine del grosso exploit, per mettere pressione alla società, Musk ha fatto sapere che se la sua offerta non dovesse venire accettata, potrebbe riguardarsi dall’investimento già adoperato, e mollare così il 9% già di sua proprietà.

Twitter (@Shutterstock)

L’arma di Twitter, contro Musk la “pillola avvelenata”

Per fronteggiare l’assalto del Ceo di Tesla, il CdA di Twitter ha deciso di utilizzare una “poison pill”, attuando una manovra finanziaria di contrasto parecchio particolare. Il programma del consiglio di amministrazione, come sottolinea un portavoce del gruppo, è volto a evitare che: “Un’entità, persona o gruppo prenda il controllo di Twitter accumulando azioni senza pagare a tutti gli azionisti un prezzo appropriato e senza fornire al board un tempo sufficiente per effettuare una scelta informata“.

Il piano, espresso in poche e semplici parole da Fanpage.it, prevede che gli azionisti di Twitter possano acquisire nuove azioni a un prezzo favorevole. L’elementare accorgimento potrebbe salvaguardare l’interezza aziendale rendendo più difficile e costoso il processo di Musk.

Il piano diventa concreto nel momento in cui qualcuno prova a prendere il controllo di più del 15% delle azioni. Nella fattispecie lo stratagemma sarebbe utile poiché diluirebbe la porzione in mano a Musk. Inevitabilmente la mossa porterebbe a un danneggiamento dell’azienda sul breve termine, e verrebbe per questo praticata solo in casi di estrema necessità.

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