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Trump incriminato per il caso Stormy Daniels, prima volta per un ex presidente USA

di davide gerace

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Una notizia che ha fatto letteralmente il giro del mondo. L’incriminazione di Donald Trump per il caso dell’attrice di film per adulti, rappresenta il primo caso di procedimento penale nella storia di un ex Presidente degli Stati Uniti.

La vicenda

Come riporta il New York Times, il Gran giurì, o Grand jury, di New York, dopo 5 anni d’indagini, ha votato per l’incriminazione di Donald Trump. Non sono ancora note le accuse precise, ma probabilmente tutta la vicenda risalirebbe al 2016, durante la campagna elettorale per l’elezione del 45º presidente degli Stati Uniti, vinta dallo stesso tycoon.

All’epoca, Trump avrebbe effettuato un pagamento di ben 130mila dollari, secondo l’accusa con i fondi della campagna elettorale, per comprare il silenzio di Stormy Daniels, ex attrice di film per adulti. I 2 avrebbero avuto una relazione 10 anni prima e il legale di allora del tycoon, Michael Cohen, avrebbe confermato tutto, ammettendo di aver fatto personalmente la transazione.

Per l’accusa, il tycoon avrebbe iscritto a registro il denaro speso come “spesa legale” della sua azienda, la Trump Organisation. In questo caso, le accuse sarebbero di falso in bilancio e di crimini politici, visto il periodo di campagna elettorale. Se tutto ciò fosse confermato, Trump potrebbe trovarsi in guai seri.

La risposta di Trump

Nel frattempo è arrivata la risposta del tycoon. Come riporta il New York Times, Trump parla di: “Persecuzione politica e interferenza nelle elezioni. I democratici vogliono incriminare e arrestare il presidente Trump. Vogliono una guerra? Diamogliela”. 

Una risposta arriva anche dal legale di Trump, Chris Kise, che alla CNN ha dichiarato: “L’incriminazione non ha nessuna base legale. Quello che una volta era l’ufficio del procuratore distrettuale più rispettato e venerato della nazione è stato completamente imbastardito da un politico opportunista. Lui, come molti altri, cerca di lucrare sul marchio Trump“.

Nel frattempo il repubblicano Ronald DeSantis, governatore della Florida, su Twitter ha dimostrato tutta la sua vicinanza al tycoon: “Il procuratore distrettuale di Manhattan, sostenuto da Soros, ha costantemente piegato la legge per declassare i reati e giustificare condotte criminali. Tuttavia, ora sta forzando la legge per prendere di mira un avversario politico. La Florida non risponderà alla richiesta di estradizione”. 

Nel frattempo Trump, che nei prossimi giorni dovrebbe presentarsi alla procura di New York, può continuare la campagna elettorale in vista delle elezioni. Negli Stati Uniti, infatti, le leggi non prevedono nessun tipo di divieto, tranne per chi è stato già condannato. Una decisione abbastanza prevedibile, dato che lo stesso tycoon aveva preannunciato il prosieguo della sua campagna elettorale.

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