di Tommaso Casolla
L’emergenza sanitaria ha costretto gli scienziati a tornare ad occuparsi del nostro pianeta e della sicurezza per tutti noi. Ad oggi possiamo dire di trovarci alle fasi finali della pandemia, e così l’uomo è tornato a guardare verso il cielo. Quest’estate si sono intensificati i programmi spaziali tanto da far pensare ad un ritorno sulla luna dopo più di 50 anni. Anche su Marte continuano le ricerche e un dispositivo sembra aver trovato i segni di una vita precedente…
C’era vita su Marte?
Che il Pianeta Rosso ospitasse dei corsi d’acqua è ormai assodato nella comunità scientifica e, come sappiamo, l’acqua è uno dei tasselli più importanti per lo sviluppo della vita. Per questo motivo nel marzo del 2020 è iniziata una missione chiamata Mars 2020 che consiste nell’analisi del territorio prosciugato da parte del Rover Perseverance. Quest’ultimo è una sorta di veicolo in grado di analizzare il terreno del pianeta e comunicare i risultati con la Terra. Il dispositivo stava esplorando il letto di quello che doveva essere il delta di un fiume quando ha scoperto la presenza di molecole contenenti carbonio all’interno delle rocce. L’area del fiume in cui sono state trovate viene chiamata con il nome di Skinner Ridge e presenta delle rocce sedimentate stratificate che presentano all’interno materiali trasportati dall’acqua miliardi di anni fa. Il carbonio trovato all’interno di queste rocce non è in sé sinonimo di vita, ma è comunque una parte essenziale per la sua creazione.
Dovremo aspettare fino al 2028 per i risultati
Le rocce sedimentate a strati hanno la grande particolarità di essere formati da solfato e argilla, materiali che naturalmente conservano perfettamente segnali di vita, in gergo Biofirme. Le rocce in sé, infatti, non segnalano niente, ma è quello che contengono che ci interessa. Inoltre, il potere di conservazione di questi materiali permetterà che le biofirme arrivino sulla terra in perfette condizioni per essere studiate. In una conferenza stampa effettuata nella giornata di ieri e riportata dal settimanale inglese New Scientist, Thomas Zurbuchen, Responsabile scientifico della Nasa, ha affermato:
“Con i campioni che stiamo prelevando ora, in quest’area più sedimentata, siamo ovviamente dritti al cuore di quello che vogliamo fare per iniziare”.
Con questa frase Zurbuchen intende ovviamente il programma per la scoperta della vita su Marte, che sembra sempre più vicina. La questione, però, è ancora molto lunga, infatti i campioni non verranno studiati prima del 2028, anno in cui il rover tornerà sulla Terra. Nel frattempo non ci resta che aspettare e cercare di auspicare ciò che succederà nel futuro.
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