Mastodon e social network (@Shutterstock)
Un uso eccessivo dei social può compromettere la capacità di distinguere tra notizie vere e false. Lo evidenzia uno studio della Michigan State University, che collega l’esposizione prolungata alle piattaforme digitali a stress, isolamento e calo del pensiero critico. Chi passa molte ore online tende a credere con più facilità alle fake news e a interagire con esse in modo impulsivo, senza verificarne la fonte.
Whatsapp e Telegram (@Shutterstock)
Lo studio ha coinvolto circa 200 giovani tra i 18 e i 26 anni, esponendoli a post social con notizie vere e false. I risultati mostrano che chi usa i social in modo intensivo tende a credere di più alle fake news e a interagire maggiormente con esse, spesso più che con le notizie verificate. Questo fenomeno va oltre la disinformazione: molti utenti con un uso compulsivo manifestano segnali di dipendenza, come il senso di colpa nel tentativo di disconnettersi e la difficoltà a restare offline. Spesso queste dinamiche sono legate a eventi difficili, come la perdita del lavoro, scarso rendimento scolastico o problemi di salute mentale.
I ricercatori lanciano un appello alle aziende proprietarie dei principali social network: è urgente collaborare per limitare l’esposizione degli utenti più vulnerabili alla disinformazione. Implementare strumenti che rallentino la condivisione impulsiva, o che segnalino contenuti potenzialmente falsi, potrebbe essere una strada concreta per ridurre l’impatto delle fake news.
In un contesto in cui oltre il 60% degli utenti si informa principalmente tramite i social, diventa sempre più evidente che il problema non è soltanto tecnologico, ma anche psicologico. Contrastare la disinformazione, quindi, non significa solo migliorare gli strumenti digitali, ma anche tutelare il benessere mentale di chi ne è maggiormente esposto.
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Articolo di Biagi Linda
Fonte: ANSA
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