Il 4 maggio è una data indelebile per i torinisti e in generale per lo sport mondiale. In questo giorno, infatti, scompariva una delle squadre più forti della storia del calcio, il Grande Torino. Abbiamo dunque deciso di ricordare, nel giorno della tragedia di Superga, una pagina importantissima, e tristissima, della storia del calcio.
Con questa definizione si è soliti indicare il ciclo d’oro dei granata vissuto tra il 1941 e il 1949. La prima stagione, quella 1941-42, serve per costruire un squadra competitiva, tant’è vero che il Torino arriva secondo in Campionato dietro la Roma. Dopo questa stagione di sperimentazione del cosiddetto “sistema”, una sorta di 3-2-2-3 molto offensivo, la stagione successiva vede nascere ufficialmente la leggenda del Grande Torino, grazie agli acquisti dal Venezia di Loik e Valentino Mazzola. Il Toro vince lo Scudetto con un punto di vantaggio sul Livorno e vince anche la Coppa Italia contro il Venezia: è il primo double del calcio italiano.
Dopo il contestatissimo Campionato di Guerra del 1944, in cui il Torino è sconfitto dai Vigili del Fuoco di La Spezia, nel 1945-46 si torna alla normalità calcistica. Dopo un girone preliminare del Nord, i Granata approdano alla fase finale, dove giganteggiano in mezzo a squadre come Roma, Napoli e Livorno. Il sorpasso sui cugini bianconeri avviene all’ultima giornata, con la Juventus fermata dal Napoli sull’1-1. Il Torino è quindi Campione d’Italia per la terza volta, la seconda nella sua fase d’oro.
La stagione successiva, la storia si ripete; il Torino conquista il quarto Scudetto demolendo gli avversari a suon di gol; al termine del Campionato, tornato al format del girone unico con andata e ritorno, i Granata avranno messo a referto ben 104 reti. Ma è nella stagione 1947-48 che i Granata superano ogni aspettativa, con un attacco formidabile capace di segnare 125 reti e 29 vittorie in 40 giornate, staccando il Milan di ben 16 lunghezze (con soli due punti assegnati a vittoria). Ovviamente la loro superiorità si ripercuote sulla Nazionale azzurra, che arriva a schierare dieci undicesimi titolari del Torino, con solo il portiere della Juventus per evitare troppe polemiche.
La stagione 1948-1949 è quella della tragedia, giunta quanto mai inaspettata e destinata a lasciare profondissime cicatrici nel Torino e nel calcio italiano. La squadra, al solito, lotta per lo Scudetto e maggio del 1949 si trova sopra di 4 punti all’Inter che insegue. I granata, con ancora 4 partite da disputare, decidono di disputare un’amichevole in Portogallo contro il Benfica. Infatti, Mazzola e Ferreira si erano incontrati qualche mese prima durante una partita tra Italia e Portogallo, e avevano instaurato un rapporto di amicizia. Per omaggiare Ferreira, prossimo al ritiro, i Granata erano stati invitati a disputare un amichevole contro il Benfica.
Al termine della gara, vinta dai lusitani, il Torino si imbarca su un aereo per il capoluogo piemontese, ma succede la catastrofe. A causa della fitta nebbia che avvolge la città, in parallelo con un guasto dell’altimetro, i piloti non si rendono conto di essere troppo bassi, perciò l’aereo si schianta sulla collina di Superga alle ore 17:05 del 4 maggio 1949. Nessun sopravvissuto dei 31 presenti nel velivolo: il Grande Torino esce di scena in un nebbioso pomeriggio piemontese, gettando nel dolore una Nazione. Infatti, durante i funerali solenni, quasi un milione di persone si riversa per le strade di Torino, mentre la formazione Primavera dei Granata viene mandata in campo per chiudere il Campionato. In segno di rispetto, Genoa, Palermo, Sampdoria e Fiorentina mandano in campo i pari età, mentre la squadra viene proclamata Campione d’Italia.
Questi i giocatori del Grande Torino deceduti a Superga: Valerio Bacigalupo, Aldo Ballarin, Dino Ballarin, Emile Bongiorni, Eusebio Castigliano, Rubens Fadini, Guglielmo Gabetto, Roger Grava, Giuseppe Grezar, Ezio Loik, Virgilio Maroso, Danilo Martelli, Valentino Mazzola, Romeo Menti, Piero Operto, Franco Ossola, Mario Rigamonti, Julius Schubert, Leslie Lievesley (allenatore).
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