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Cinema & Serie TV

Top 6 NCS: i cliché più comuni (e irritanti) nei film horror

di Riccardo Cavalli

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3. “C’è qualcuno?”

Tutto comincia quando, nel pieno della notte, si sentono dei rumori sospetti. Esclusa la possibilità di chiamare la polizia – sarebbe troppo facile, no? – un solo personaggio, solitamente la madre, decide di indagare, portando con sé una torcia e un’arma che nel migliore dei casi non sa come utilizzare. Dopo aver brancolato nel buio per un po’ – perché le luci non funzionano o sono state trascurate – si passa alla fase successiva del piano, che ovviamente non è la fuga, ma la classica domanda senza risposta: “C’è qualcuno?”.

Ora, con buona probabilità sono le 2 di notte e certamente non stai aspettando ospiti, quindi, a meno che un parente o vicino di casa non si diverta ad entrare in casa tua nel cuore della notte, per lo più senza bussare, perché fare questa domanda? Cosa ti aspetti? Che il ladro, l’assassino o il demone ti risponda in modo affermativo, confermando la sua volontà di derubarti/ucciderti? In un contesto credibile, se proprio non vuoi scappare, almeno rimani in silenzio e cerca di cogliere alla sprovvista l’eventuale presenza ostile.

 

scream

 

2. “Dimmi chi sei e ti dirò quando morirai”

Altro cliché dei film horror: ogni attore, in base al personaggio che interpreta, uscirà di scena in un momento ben preciso e intuibile fin dall’inizio. La prima a morire, peraltro in modo piuttosto cruento, è sempre la ragazza sexy e appariscente, che si lascia andare alle fantasie più sfrenate (errore imperdonabile, è risaputo infatti che fare l’amore in un horror equivale a morte certa). La stessa sorte tocca al “fattone”, l’amico simpatico ma un po’ stolto, ignaro della situazione poiché annebbiato da sostanze stupefacenti.

Anche il belloccio di turno (rigorosamente americano, o all’occorrenza australiano, vedi Chris Hemsworth) viene puntualmente ucciso alla fine del secondo atto, ma non prima di aver mostrato al resto del gruppo il suo coraggio e la sua virilità. Il ragazzo atletico, invece, essendosi affezionato alla final girl, sopravvive alla carneficina sopracitata, salvo poi morire in maniera tragica verso il finale. Del resto, la final girl si chiama così per un motivo: inizialmente timida e impacciata, dimostrerà di essere la più impavida e brillante del gruppo, elevandosi ad eroina mentre i suoi amici cadono uno ad uno. Come avrete notato, ormai il canovaccio è estremamente prevedibile.

 

Nightmare

 

1. “Dividiamoci!”

E infine, il sempreverde “Dividiamoci!”, lo stereotipo per antonomasia. Una frase al contempo divertente e insopportabile. Chiunque abbia visto almeno un horror in vita sua – protagonisti inclusi – sa infatti che dividersi non è mai una buona idea, a maggior ragione quando l’assassino è nei paraggi. Purtroppo, però, l’unione fa la forza è un proverbio che spaventa a morte gli sceneggiatori, i quali preferiscono dividere i personaggi così da poterli uccidere uno alla volta.

Non appena avverte un pericolo, difatti, il protagonista, a suo dire per “esplorare meglio”, decide di separarsi dal resto del gruppo, spingendo gli altri a fare lo stesso. Una scelta scriteriata, ma soprattutto incomprensibile, che rende i personaggi – agli occhi del pubblico – mera carne da macello, corpi senza identità da massacrare nel modo più brutale possibile. Si tratta di uno stereotipo talmente radicato nell’immaginario collettivo che difficilmente verrà dimenticato. Per questo motivo abbiamo deciso di metterlo in prima posizione, anche perché – nel bene e nel male – è senza dubbio il cliché più rappresentativo del genere.

 

Cabin Fever

 

E voi, cosa ne pensate? Siete d’accordo con questa classifica? Avreste inserito degli stereotipi diversi? Fatecelo sapere sul nostro profilo Instagram! Nel frattempo, per rimanere sempre aggiornati con le ultime notizie dal mondo del cinema e delle serie TV, continuate a seguirci su Nasce, Cresce, Streamma.

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