La medaglia di bronzo della nostra Top spetta a un sito ubicato nell’arcipelago maltese, in particolare nell’isola di Gozo, dove si cela una delle strutture religiose più antiche di sempre, risalente tra il 3.600 e 2.800 a.C. Abbandoniamo l’eccezionale monumentalità e conservazione delle strutture precedenti, per un tempio megalitico che si erge come testimonianza di una civiltà sconosciuta. Che siano stati i giganti a costruirla?
Lo stato di mantenimento non è di certo dei migliori, tuttavia gli scavi archeologici sono riusciti a ricostruire la planimetria della struttura originaria; consterebbe infatti di due templi a forma di trifoglio, intorno a cui è stato edificato un muro di cinta come protezione. Come per le piramidi, anche in questo caso si tira in ballo la presunta impossibilità, per le tecnologie dell’epoca, di spostare massi pesanti anche decine di tonnellate; tuttavia la storia ci ha insegnato che l’uomo è in grado di spingersi sempre oltre i suoi limiti, considerando anche i tempi secolari per la costruzione di questo monumento.
Questi due templi dovrebbero essere stati dedicati a una dea della fertilità, con all’interno delle stanze dedite, molto probabilmente, ai riti sacrificali animali. Altre ipotesi, invece, sostengono che non si tratti affatto di divinità, bensì di una forma di devozione, di pietas, nei confronti degli antenati e di figure guida della comunità.
Per il secondo posto della Top ci trasferiamo in Francia, nella regione della Bretagna. Sulla cima di una collina sorge uno dei monumenti più antichi al mondo, costruito probabilmente lungo due fasi, la prima tra il 4.850 e il 4.250 a.C., la seconda tra il 4.450 e 4.000 a.C. Si tratta, come per il sito di Newgrange, di un tumulo, dalle dimensioni veramente notevoli per l’epoca, considerando i suoi 72 metri di lunghezza e i 9 metri di altezza.
Al suo interno si celano 11 camere separate, realizzate in larga parte con megaliti di ardesia e granito; dal punto di vista artistico sono state rinvenute diverse incisioni, tra cui archi, asce e probabilmente una figura antropomorfa, la cosiddetta “dea dei Dolmen“. Riguardo l’oggettistica, invece, dentro alcune delle stanze erano presenti ceramiche, punte di frecce e lame.
Dopo millenni di silenzio e abbandono, il luogo tornò alla luce nel 1807, in seguito alla sua registrazione sul catasto napoleonico; successivamente iniziarono i primi lavori di scavo, ultimati negli ultimi decenni del XIX secolo.
La medaglia d’oro della nostra speciale Top spetta a un sito archeologico in Turchia, che, secondo diversi archeologi, potrebbe in parte riscrivere la storia umana. Si tratta della costruzione monumentale megalitica più antica del mondo, risalente in un periodo compreso tra il 12.000 e 7.300 a.C., a cavallo tra Mesolitico e Neolitico. Il sito è stato scoperto relativamente di recente, tanto che i primi lavori di scavo iniziarono nel 1995, mentre la sua apertura al pubblico avvenne per la prima volta nel 2019. In ogni caso gli scavi, le teorie e le interpretazioni intorno a questo luogo sono tutt’altro che terminate.
Nonostante la sua antichità, il sito si presenta in alcuni parti ben mantenuto e riconoscibile. Fino a ora gli archeologici hanno rimesso in luce diversi pilastri megalitici, raffiguranti in basso rilievo diversi animali, come un toro, motivi geometrici e altri simboli non decifrati. Intorno a questi pilastri, ci sarebbero stati quattro recinti circolari. Le prime ipotesi sostenevano che si trattasse solamente di un tempio sciamanico; tuttavia gli scavi hanno fatto emergere anche la presenza di abitazioni, con presunti magazzini e persino un sistema per distribuire l’acqua tra le abitazioni.
Questo sito testimonierebbe la presenza di civiltà sviluppate ben prima dei Sumeri e degli Egizi, che, fino a questo momento, erano considerate le prime civiltà della storia umana. Se ciò fosse vero, si dovrebbe rimettere in discussione la storia del Vicino Oriente Antico. Al momento gli archeologici sono dell’idea che queste opere monumentali siano frutto dell’attività di cacciatori-raccoglitori, considerando che l’agricoltura stava venendo lentamente accolta proprio in quegli anni nella Mezzaluna fertile. Ciò metterebbe sotto un’altra luce l’economia di caccia e raccolta, che, di base, sarebbe fondata sul nomadismo invece che sulla sedentarietà.
Negli anni a venire sicuramente sentiremo ancora parlare di questo straordinaria testimonianza storica, alla luce di nuovi ritrovamenti o interpretazioni. Si ritiene, infatti, che nel 2021 gli archeologi abbiamo portato alla luce solamente il 5% dell’intero sito.
Sottolineiamo che, tecnicamente, il primato di opera umana più antica di sempre spetterebbe alla grotta di Theopetra, in Grecia. Al suo interno, infatti, gli studiosi hanno individuato quello che dovrebbe essere un muro del 21.000 a.C.; tuttavia non gli abbiamo dedicato la prima posizione perché abbiamo favorito quei monumenti più o meno integri e di cui conosciamo la funzione svolta.
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