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Top 6 NCI – Falsi storici: le “bugie” a cui tutti credono

di Domenico Scala

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TOP 6 NCI – La redazione di Nasce, Cresce, Ignora torna oggi con una nuova Top 6, che vi porta alla scoperta di alcuni tra i più incredibili falsi storici, le “bugie” a cui tutti credono! In questa speciale classifica andremo a spulciare alcuni avvenimenti storici per fare chiarezza su cosa corrisponde al vero, cosa non trova riscontri concreti, e cosa invece è totalmente falso. Scopriamolo insieme!

Le cinture di castità – A cosa servivano in realtà?

Sono probabilmente uno degli oggetti “di culto” più famosi e controversi della storia. Tuttavia, pare non sia affatto vero che i cavalieri medievali, partendo per le crociate, blindassero la verginità delle donne con le cinture di castità. Lo dimostrano diverse analisi su cinture di castità attribuite all’XI-XIII secolo; la maggior parte di queste cinture fu infatti realizzata solo nell’800! Molte di queste sono tra l’altro apribili e riportano frasi oscene, lasciando intendere che si usassero in realtà per giochi erotici di vario tipo.

 

Cintura di Castità (@Shutterstock)

“Tu quoque, Brute, fili mi” – Citazione reale o inventata?

Il 15 marzo del 44 a.C. Giulio Cesare venne assassinato, ma di sicuro non disse quelle precise parole. Lo scrittore latino Svetonio riferisce infatti che, morendo, Cesare disse in greco “Kai su, teknòn!” (“Anche tu, figlio!”), perché era quella la lingua dell’élite romana. Ma questa versione dei fatti è addirittura messa in dubbio dallo stesso Svetonio. In un’altra versione della storia sostiene infatti che Cesare, in quel fatidico giorno delle idi di marzo, emise soltanto un gemito, senza avere il tempo di proferire parola. La frase (tradotta in seguito in latino con l’aggiunta del nome di Bruto) ebbe però fortuna. Perché oltre ad esprimere lo sgomento di Cesare nel vedere il suo pupillo Marco Giunio Bruto tra i congiurati, accentua anche il dramma universale del tradimento.

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