Le grandi serate di calcio europeo difficilmente regalano poche emozioni. Le partite di Champions League, soprattutto nella fase a eliminazione diretta, diventano spesso e volentieri sfide equilibrate fino all’ultimo istante e anche gli scontri che sembrano ormai indirizzati non hanno un sicuro vincitore se non dopo il fischio finale. La storia della massima competizione europea, infatti, è ricca di grandi rimonte: ecco le Top 6 selezionate da NCC!
Un successo per 4-0 nell’andata degli ottavi di finale di Champions League garantirebbe una qual certa tranquillità anche ai tifosi più ansiosi. Tuttavia a Barcellona l’8 marzo 2017 c’era la sensazione che la vittoria del PSG al Parco dei Principi con quattro reti di scarto potesse non essere decisiva ai fini della qualificazione. Una sensazione dettata anche (e soprattutto) dalla caratura della squadra rivale: il Barça guidato da Messi, Neymar e Suarez.
Al Camp Nou passano appena tre minuti ed è proprio il “Pistolero” a portare avanti i suoi; sul finire del primo tempo l’autorete di Kurzawa inizia a mettere qualche dubbio alla squadra di Emery, che vede il suo enorme vantaggio ormai dimezzato. Al quinto minuto della ripresa il rigore realizzato da Messi sancisce il definitivo rientro in corsa dei blaugrana. La rete di Cavani a mezz’ora dal termine pare però chiudere nuovamente i conti: con la vecchia regola che favoriva la squadra con più gol in trasferta, al Barcellona servivano tre gol per volare ai quarti. Si tratta di un’impresa difficilmente realizzabile in trenta minuti, praticamente impossibile in soli due giri di lancette più recupero.
Eppure la punizione che Neymar si appresta a battere all’88’ è ancora carica di speranza: rincorsa, tiro, rete del brasiliano e boato del Camp Nou. Passano tre minuti e all’inizio del recupero il Barça ha un altro rigore: ancora Neymar, ancora gol. Gli ultimi secondi sono caotici, con ter Stegen che si trova a saltare nell’area avversaria e non ci sono più schemi o marcature. Al 95′ arriva l’ultimo cross sul quale si avventa Sergi Roberto: allungo, tocco di punta, gol. 6-1. La rimonta impossibile del Barcellona di Luis Enrique si concretizza nel modo più incredibile.
Il Camp Nou è il teatro anche della seconda partita protagonista della nostra Top 6. È il 26 maggio 1999 e in Catalogna si disputa l’atto finale della Champions League tra Manchester United e Bayern Monaco. Le due squadre erano state avversarie anche nella fase a gironi della competizione: due pareggi che preannunciano grande equilibrio anche nella sfida che mette in palio la coppa.
I tedeschi partono meglio e dopo appena sei minuti sono in vantaggio con la rete di Mario Basler, il quale realizza un calcio di punizione, beffando Schmeichel sul primo palo. Nel primo tempo sono i Red Devils che spingono per pareggiare, senza successo. Nella ripresa, invece, il Bayern sfiora a più riprese il raddoppio: Scholl e Jancker colpiscono rispettivamente un palo e una traversa.
Così, nel tentativo di dare una scossa ai suoi, Sir Alex Ferguson inserisce due attaccanti: Teddy Sheringham e Ole Gunnar Solskjær. Come spesso gli capita, lo scozzese non effettua sostituzioni banali e ininfluenti: al 91′ l’inglese trova la zampata vincente per il pareggio e proietta la finale verso i supplementari. All’ultimo respiro però è proprio Solskjær a regalare la Champions League allo United, decidendo l’atto finale contro il Bayern sugli sviluppi di un calcio d’angolo. Game, set e match, i Red Devils tornano a conquistare la coppa dalle grandi orecchie trentuno anni dopo l’ultima volta.
Scorrendo l’albo d’oro della UEFA Champions League, accanto alla stagione 2018/19 si legge il nome del Liverpool. Eppure di quell’edizione della massima competizione europea la squadra che molti ricordano come protagonista del torneo è sicuramente l’Ajax di Erik ten Hag. I lancieri, infatti, sognarono a lungo l’accesso alla finale di Madrid; in realtà gli olandesi ci andarono vicini, anzi, vicinissimi.
Nel percorso verso la semifinale l’Ajax aveva già eliminato i campioni in carica del Real Madrid e la Juventus di Cristiano Ronaldo. La sera dell’8 maggio 2019 alla Johan Cruijff Arena, inoltre, i padroni di casa si presentano con un vantaggio di una rete sul Tottenham, maturato grazie allo 0-1 della semifinale d’andata, disputata in terra londinese. Dopo poco più di mezz’ora la doppia sfida pare ormai indirizzata: reti di de Ligt e Ziyech, 2-0 ad Amsterdam, 3-0 nel totale.
A trentacinque minuti dal termine il Tottenham necessita ancora di tre reti per volare in finale: un’impresa ai limiti dell’impossibile, considerando anche che gli Spurs sono privi di Harry Kane, infortunatosi nell’andata dei quarti di finale contro il Manchester City. A prendersi la scena è però Lucas Moura: il brasiliano, schierato al centro dell’attacco al posto del n°10, realizza due reti in cinque minuti e riapre la sfida.
La mente dei tifosi del Tottenham torna inevitabilmente a quanto successo tre settimane addietro: infatti, alla prima uscita dopo l’infortunio di Kane, contro l’Huddersfield, Moura aveva realizzato una tripletta, caricandosi sulle spalle l’attacco di Pochettino. Al 96′ una palla sporca finisce dalle parti di Dele Alli: il n°20 imbuca, il n°27 rifinisce. Di nuovo Moura. Di nuovo “hat-trick“. Un gol che entra nella storia della Champions e che regala al Tottenham l’accesso in finale.
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