mercato pesce Tokyo (@pixabay)
A Tokyo l’eccesso di turismo ha raggiunto livelli esponenziali. Nel mercato del pesce all’aperto di Tsukiji si chiede di porre un freno ai visitatori, poiché l’affluenza è diventata ormai insostenibile. Il problema dell’overtourism è diffuso in tutto il mondo.
Nel quartiere del celebre mercato del pesce di Tokyo, Tsukiji, l’affluenza di turisti è diventata ormai insostenibile e i commercianti chiedono per la prima volta ai visitatori di non recarsi nell’area a fine dicembre. Il rischio è quello di allontanare la clientela abituale, in un sobborgo situato a est della capitale, nato per il commercio dell’industria ittica, inadatto al turismo di massa. Il consorzio degli esercenti locali ha così dovuto esporre cartelli presso il centro visitatori in cui si chiedeva ai turisti di non recarsi al mercato durante l’affollatissimo periodo natalizio.
L’iniziativa nasce a seguito del caos generato nel 2024, quando folle di turisti avevano paralizzato i vicoli stretti del quartiere, tanto da non permette neppure ai commerciati di rifornire le botteghe. Il presidente del consorzio Yoshitsugu Kitada, presidente del consorzio, ha spiegato la situazione:
“Tsukiji era un mercato all’ingrosso, pensato per i commerciati e ristoratori. Non è mai stata installata un’infrastruttura turistica adeguata. Dopo le Olimpiadi di Tokyo, però, il passaparola ha innescato un’ondata di visitatori che oggi ha superato ogni limite: siamo in pieno overtourism.”
Il consorzio, ha spiegato poi Kitada, ha intenzione di coinvolgere le agenzie turistiche e le guide autorizzate per chiedere loro di rimuovere Tsukiji dagli itinerari.
Secondo il Japan National Tourism Organization (Jnto), da gennaio il Giappone ha registrato oltre 32 milioni di arrivi turistici internazionali, a causa dello yen debole, l’allentamento dei visti e una crescente popolarità culturale del paese. Sono ormai stati superati anche i livelli pre-pandemia e si è vicini all’obiettivo dell’esecutivo di 40 milioni di arrivi entro la fine dell’anno.
L’aumento esponenziale del turismo ha però trovato il governo impreparato, scrive il giornale giapponese Asahi Shimbun, che ora cerca di porre rimedio alla situazione con un aumento delle tasse, il rialzo dei costi dei visti e la limitazione dell’accesso a siti simbolo.
L’eccesso di turismo (tradotto in inglese con overtourism) è un problema che coinvolge anche molte città italiane. Le cause sono date principalmente dal diffondersi di servizi come Airbnb, che consentono alloggi brevi; l’esplosione di viaggi a basso costo e l’utilizzo dei social, con cui è possibile organizzare e prenotare l’intero viaggio, oltre che rendere sempre più nota la presenza di luoghi bellissimi da poter visitare. Un problema legato all’overtourism è infatti il cosiddetto “turismo da selfie”, legato alla visione puramente estetica della vacanza e del viaggio. L’eccesso di turismo, però, può verificarsi anche a seguito di una fallita gestione politica, quando gli amministratori non sono in grado di controllare i flussi. Ma si può parlare di overtourism anche a livello psicologico, quando il turismo di massa va a modificare le relazioni tra i residenti e i luoghi in cui vivono.
Le città italiane che maggiormente risentono dell’overotourism, in ordine crescente, sono: Trieste, Verona, Roma, Trento, Milano, Napoli, Livorno, Bolzano, Venezia e Rimini. Esistono poi, all’opposto, province come Benevento, Rieti e Isernia che restano ai margini del turismo di massa.
Una delle città che maggiormente ha contrastato il sovraffollamento provocato dal turismo è Firenze, la quale ha adottato misure come il divieto di keybox nel centro storico, stop ai veicoli atipici e l’obbligo di ID sugli affitti brevi. Ma si discute anche l’introduzione di un ticket d’ingresso per i visitatori giornalieri, sistema basato sul modello veneziano.
L’overtourism ha precarizzato e minato il diritto alla casa in molte città italiane, con un aumento vertiginoso dei costi d’affitto e sottraendo immobili al mercato residenziale per darli al settore dell’Airbnb. Di conseguenza, si è reso più difficile anche il lavoro in queste città, riducendo la nostra competitività in settori diversi da quello turistico.
Un’altra conseguenza di grande impatto del turismo di massa, è l’aumento delle emissioni e dell’impatto ambientale nelle comunità in cui i turisti arrivano, sostenendo la crisi climatica e gravando in questo modo sulle coste italiane.
Scritto da: Gaia Cobelli
Fonti: RaiNews, Ansa, Wired, greenMe
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