Il 23 Febbraio è approdato nelle sale italiane “The Whale”, ultima fatica del cineasta Darren Aronofsky che ha ottenuto ben tre candidature agli Oscar e vinto altrettanti premi. Eccovi la recensione di una pellicola a dir poco sorprendente.
“The Whale” è una pellicola tratta dalla piece teatrale del 2012 di Samuel D. Hunter, diretta da Darren Aronofsky, scritta dallo stesso autore teatrale e con un ricco cast di nomi più o meno noti come Brendan Fraser, Sadie Sink, Hong Chau, Ty Simpkins, Samantha Morton, Sathya Sridharan e Ryan Heinke. Il film è stato presentato alla settantanovesima edizione della Mostra d’arte cinematografica di Venezia, riscontrando particolare apprezzamento da parte di pubblico e critica con una meritata standing ovation di ben 6 minuti. La trama vede come protagonista Charlie, un professore universitario affetto da una grave forma di obesità che tenta di ricostruire il rapporto con la figlia. Nel mentre vedremo la sua interazione con molti altri personaggi che convivono con drammi diversi, ognuno con la propria pena da dover patire.
La matrice teatrale di “The Whale” è riscontrabile nell’ambientazione stessa, l’interno della casa di Charlie. Una casa non molto grande e particolarmente buia, tetra. Un luogo vuoto pieno di ricordi nella quale si aggira la mastodontica figura del protagonista, impacciato, malinconico e affaticato da ogni minimo movimento. Il tutto permeato dall’utilizzo del 4:3, un formato che giova alla messa in scena poiché comunica allo spettatore il perenne senso di angoscia, oppressione e claustrofobia che caratterizza la vita di Charlie.
Una vita dilaniata da uno straziante lutto che ha portato lo stesso a rifugiarsi in una perenne voracità che mai viene saziata. La macchina da presa segue l’imponente uomo, facendo sì che questo possa riempire lo schermo con la sua mole. Lo stile di Darren Aronofsky è riconoscibile, in particolare nelle sequenze in cui cerca di ritrarre ed enfatizzare l’aspetto quasi inquietante di Charlie, con musiche extradiegetiche che concorrono a rappresentare le emozioni interne dei protagonisti. Ulteriore caratteristica del cinema di Aronofsky è quella di riprendere grandi attori ormai caduti in disgrazia per poterne ricavare il meglio. Così fece nel 2008 con Mickey Rourke nel film “The Wrestler”, ripetendo il processo con lo stesso Fraser in “The Whale”. Un plauso al trucco prostetico adoperato sull’attore, che rende il tutto estremamente credibile.
“The Whale” può sembrare un film caratterizzato da uno sviluppo lento e statico, la realtà è ben diversa. L’incedere narrativo è calibrato alla perfezione, con continue rivelazioni che trapelano dalla sceneggiatura scritta dalla sapiente mano di Samuel D. Hunter. Uno degli aspetti più interessanti del film è la caratterizzazione di Charlie. Il protagonista, malgrado la sua drammatica situazione, non è negativo o pessimista come ci si potrebbe aspettare.
Sostiene che le persone siano meravigliose, nonostante tutti gli sguardi di disgusto che riceve, nonostante tutti i commenti di odio a cui è costretto a sottostare, nonostante tutti i personaggi del film siano disgustosi a modo loro esattamente come lui. Uno tra questi è il personaggio di Ellie (Sadie Sink), che pur essendo la figlia di Charlie, cerca di ferirlo ad ogni minima sollecitazione, non provando né pena né compassione. Ellie è la chiave per comprendere il pensiero di Charlie, un’adolescente ferita che si rifugia nel disprezzo e nel rancore, che diventano sbarre per la sua fragilità e il suo profondo amore.
Candidata all’oscar come miglior attrice non protagonista abbiamo Hong Chau, interprete di Liz. Unica amica e balia di Charlie, lei è un’infermiera personalmente legata al protagonista. In essa convivono più atteggiamenti che stridono l’uno contro l’altro. Se da un lato Liz gli fornisce cure mediche, dall’altro sembra non volerlo costringere a cambiare per guarire. Come se rendesse più dolce una condizione dolorosa ormai irreversibile.
Il direttore della fotografia Matthew Libatique regala al pubblico immagini di rara bellezza che creano un ambiente oscuro per gran parte del film. Le ombre causate da poche luci, creano contrasti a volte netti altre meno. Tutto ciò è una metafora della vita del protagonista, che ricorda quella tanto amata luce del sole che ormai non vede più da tempo, una luce che è metafora di speranza e liberazione.
“The Whale” è uno dei migliori film del cineasta Darren Aronofsky, che non può passare inosservato per la sua incredibile qualità artistica. Un’opera d’arte che si sedimenterà negli animi di chi assiste ad una semplice e meravigliosa storia tanto cinica quanto speranzosa. Una pellicola da non perdere. Per altre recensioni e articoli sul mondo del cinema e non solo tenete d’occhio Nasce, Cresce, Streamma.
Potrebbero interessarti anche questi articoli:
In occasione dei 30 anni di PlayStation, GameStop ha organizzato un evento imperdibile per l'occasione…
Al termine di Italia-Francia, conclusasi 1 a 3 per gli ospiti, è stato intervistato in…
Stando a quel che dice il capo dello studio, Hidetaka Miyazaki, FromSoftware ha già avviato…
Le urne di Nyon hanno parlato: oggi, nel cuore del quartier generale svizzero della UEFA,…
Il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti ha intrapreso una battaglia legale contro Google dove…
I Golden Joystick Awards 2024 si sono conclusi, celebrando il meglio del panorama videoludico mondiale.…