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The Running Man(2025): La Recensione – Un “giocattolone” adrenalinico e spietatamente attuale

L’ultima incarnazione di The Running Man, diretta da Edgar Wright e interpretata da Glen Powell, non è un semplice remake del cult anni ’80 con Arnold Schwarzenegger, ma un ritorno alle radici della feroce satira distopica del romanzo di Stephen King (scritto con lo pseudonimo di Richard Bachman). Wright utilizza il materiale originale come trampolino di lancio per un’analisi adrenalinica, visivamente spettacolare e spietatamente attuale sul potere dei media e sulla “società dello spettacolo”.

La Trama e il Mondo Distopico

Il film è ambientato nei Nuovi Stati Uniti, un futuro distopico dove la povertà e la differenza tra classi sociali è dilagante e l’unica valvola di sfogo per la popolazione è un reality show sanguinario e iper-tecnologico: The Running Man. I concorrenti, considerati la feccia della società, devono sopravvivere per trenta giorni braccati dai “Cacciatori”, 5 killer professionisti, capitanati dallo spietatissimo Evan McCone, al soldo della rete televisiva. Ben Richards (Glen Powell) è un ex-ingegnere ingiustamente licenziato e finito nella Lista Nera, è costretto a partecipare al programma  per salvare sua figlia malata. Nel corso del programma Richards si ritrova a combattere non solo per la sua sopravvivenza fisica, ma contro l’ipocrisia delle persone alimentata dal produttore dello show, Dan Killian (Josh Brolin), un personaggio deliziosamente diabolico che incarna la calma glaciale di un sistema che si nutre di violenza e audience.

 

The Running Man

Lo Stile Registico

Edgar Wright porta la sua inconfondibile energia e un ritmo serratissimo che non ti fa perdere mai l’attenzione all’interno del mondo distopico. A differenza della versione del 1987, più incentrata sull’azione pura, il film del 2025 abbraccia maggiormente lo spirito politico e feroce del libro di King, ma non si priva dell’azione che è ben dosata tramite un montaggio tagliente e veloce che trasforma la caccia a Ben un susseguirsi di eventi continui pieni di adrenalina e paranoia.

Wright non si risparmia nel criticare il sistema, il film è una violenta satira sui diritti civili soppiantati dai diritti dello spettacolo e sull’iperliberismo che privatizza ogni aspetto della vita, compresa la violenza e la morte come intrattenimento.

Il Cast

Glen Powell si dimostra l’erede perfetto, pur con una fisicità diversa, del ruolo che fu di Schwarzenegger. Il suo Ben Richards è più umano, vulnerabile e mosso da rabbia e disperazione, rendendolo un simbolo credibile della resistenza dei “dimenticati” contro il potere. Josh Brolin (Dan Killian) offre una performance magnetica e inquietante, bilanciando il caos degli inseguimenti con la sua calma televisiva, rappresentando l’antagonista perfetto. Il cast di supporto, che include attori come Michael Cera e Lee Pace, aggiunge ulteriore spessore al mondo distopico.

The Running Man

PRO E CONTRO

Pro

  • Fedeltà al Romanzo di King: A differenza della versione più action-comedy del 1987 con Schwarzenegger, il film di Wright si propone di essere un adattamento più fedele al tono oscuro, disperato e satirico del romanzo di Stephen King. Viene messo in risalto il contesto sociale, la povertà di Richards e il ruolo della TV nella distopia;
  • Regia e Ritmo Cinematografico: Lo stile distintivo di Edgar Wright è evidente. Il film è descritto come ritmato, cinetico e visivamente spettacolare. L’azione è adrenalinica e il montaggio (un marchio di fabbrica di Wright) mantiene un ritmo serrato e divertente;
  • Performance di Glen Powell: L’interpretazione di Glen Powell nei panni di Ben Richards è stata ampiamente lodata. È riuscito a creare un Richards più umano e arrabbiato (disperato per la sua famiglia) rispetto all’eroe d’azione di Schwarzenegger, rendendolo un’icona credibile di ribellione;
  • Critica Sociale Rilevante: La satira sui reality show violenti, la manipolazione mediatica (deepfake) e il divario di classe risuona potentemente con la contemporaneità (la nostra epoca di infotainment e disinformazione). Il film risulta urgente e politico, seppur in chiave action-thriller.

CONTRO

  • Finale troppo veloce: Molte critiche sottolineano che il film non adotta il vero finale cupo e nichilista del romanzo di King, optando per una conclusione più ottimistica o, per alcuni, un po’ retorica. Questa scelta toglie parte dell’impatto emotivo e della ferocia dell’opera originale, che meritava sicuramente più approfondimento;
  • Il personaggio di Amelia Williams meritava di essere approfondito di più, sia per il ruolo nel film che per l’importanza che ha nel libro.

In sintesi, The Running Man è innegabilmente un film estremamente divertente e pieno di adrenalina, una miscela esplosiva che combina il cinetico stile d’azione di Wright con la paranoia distopica di King, offrendo un intrattenimento che è allo stesso tempo stimolante e visivamente pop. È un riadattamento urgente e rilevante per la nostra era di infotainment e disinformazione.

Voto 7,5

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Recensione di Giuseppe Collica 

Redazione Network NCI

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