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“The Old Man”: la recensione dei primi cinque episodi

di Lorenzo Procopio

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In uscita su Disney+ a cadenza settimanale, “The Old Man” ci porta tra i segreti di Dan Chase, un ex agente della CIA che ha seppellito la sua vecchia vita da ormai più di trent’anni. Ma si sa, il passato è duro a morire. Anziano e tormentato dai ricordi, si ritroverà nuovamente in fuga nonché deciso a risolvere una volta per tutte i suoi conti in sospeso. Andiamo a scoprire insieme i primi 5 episodi.

“The Old Man”: un vecchio agente al centro del mirino

Quella di Dan sembra, a prima vista, una vita come tante altre. Anziano e ormai non privo di acciacchi, conduce la sua quieta esistenza in una casa di montagna nel Vermont, lontano dal movimento di un mondo che è andato avanti senza di lui. Un quadro, quello abitato da Dan Chase, tipico da uomo in pensione. O in letargo se preferiamo. Che si aggira in una casa vuota e fantasmatica in compagnia dei suoi due rottweiler, silenziose presenze con cui il protagonista interagisce come fossero persone.

Ma ben presto scopriamo che Dan non è affatto solo. L’immagine della moglie defunta tormenta il suo sonno, assumendo le sembianze di una colpa misteriosa. D’altra parte sua figlia Emily, di cui sentiamo soltanto la voce, interviene ad ancorare l’uomo alla realtà. Ma, più di ogni altra, è la presenza del passato a gravare sulla vita del protagonista. Un passato che si fa improvvisamente vivo quando un uomo armato fa irruzione in casa sua.

 

The Old Man

Jeff Bridges interprete di una spia carismatica

La premessa di “The Old Man“, nuova serie prodotta da FX e distribuita in Italia su Disney+, racchiude la sua anima quieta e misteriosa. Quella di un’opera carica di un fascino sottile che agisce sottopelle, come il carisma del suo protagonista Jeff Bridges. L’attore, che abbiamo imparato ad amare in pellicole cult come “Il grande Lebowski”, dona al suo personaggio un’aura e un’energia attrattiva innegabile.

La sua interpretazione di una spia ormai anziana risulta sempre credibile, tormentata da un passato da nascondere ma allo stesso tempo in grado di rilasciare energia e abilità sopite. Perché Dan Chase, dietro il volto solcato dalle rughe, nasconde gravose verità che con fatica porta sulle spalle da trent’anni. Verità che in qualche modo uniscono, come un filo continuo, le vite delle persone che hanno fatto parte della sua storia: Harold Harper (John Lithgow), vicedirettore del controspionaggio dell’FBI e suo supervisor ai tempi della CIA; Faraz Hamzad (Pej Vahdat), signore della guerra afghano, in ambigui rapporti con il governo americano; e soprattutto sua figlia Emily, figura ammantata dal mistero tanto quanto il padre.

 

The Old Man

“The Old Man”: un intreccio che gioca con la storia

La storia di Dan Chase ha origine lontano, nel tempo e nello spazio. Per capirla meglio, forse, dovremmo a questo punto fare un ripasso di storia. Afghanistan, 1987: un giovane agente della CIA viene mandato in missione in una guerra che da quasi un decennio logora il paese. Un conflitto che vede opporsi le truppe sovietiche (dopo l’invasione del 1979) e i mujahidin, guerriglieri islamici aiutati dagli Stati Uniti. È in questo contesto che si muove il protagonista di “The Old Man“, illustrato dai numerosi flashback che si alternano alle vicende del presente.

In Afghanistan Dan Chase (la cui controparte giovane è interpretata da Bill Heck) fa la conoscenza di Faraz Hamzad, capopopolo che vuole scacciare i sovietici dal suo paese. La spia della CIA si rivela essere un aiuto determinante in questo, efficiente in combattimento e astuto consigliere. Ma con un piccolo imprevisto: tra i due uomini interviene la moglie di Hamzad, la bella e colta Belour, con cui Dan fugge negli Stati Uniti. Il tutto grazie all’appoggio di Harold Harper, responsabile della missione, che infine aiuta segretamente il collega a sparire dai radar.

 

The Old Man

Chase vs Harper: un dualismo amico-nemico

Tale passato nascosto torna a galla, dopo più di trent’anni, recando con sé numerose zone d’ombra. Portarle alla luce sarà compito proprio di Harper, incaricato di dare la caccia all’uomo che aveva aiutato a fuggire. Il confronto tra Dan e Harold prosegue, nel corso delle puntate, come una vera partita a scacchi. Da una parte un ex agente sul campo, ai suoi tempi formidabile e spietato, che nonostante i suoi anni sgomina ogni minaccia gli venga mandata contro. Dall’altra un dirigente scaltro ma in qualche modo ancora legato all’amico/rivale, combattuto tra l’obbligo di catturarlo e l’inconscio desiderio di salvarlo. Accanto a lui la sua giovane assistente, Angela (Alia Shawkat), lo affianca in un rompicapo in cui velatamente sembra essere coinvolta, e i cui meccanismi si rivelano manovrati da Faraz Hamzad.

Jeff Bridges e John Lithgow offrono una prova semplicemente magistrale nei panni dei due personaggi legati a doppio filo da un destino comune. Braccati da un passato che non vuole assopirsi, Dan e Harold rappresentano la faccia della stessa medaglia. Entrambi combattono la stessa battaglia, che è personale ancor prima che civile: quella di proteggere le persone che amano. E in questo si ritrovano a svolgere lo stesso ruolo, deformi figure paterne in qualche modo alterate dall’amaro destino della loro professione.

 

The Old Man

Alcune scelte secondarie fanno storcere il naso

Tra scene d’azione e risvolti narrativi che nascondono continue rivelazioni, “The Old Man” si concede anche un intreccio da romance. Se vogliamo trovare un punto debole della serie è proprio questo. Nel presente, infatti, durante la sua fuga Dan Chase trova il tempo per allacciare un fugace rapporto con Zoe (Amy Brenneman), la quale rimarrà coinvolta nelle vicende dell’uomo. Se le scene di combattimento appaiono credibili, dimostrando tutta la pesantezza di un corpo anziano, lo stesso non si può dire per questa storia vagamente amorosa.

Il personaggio di Zoe va di fatto a colmare il vuoto nel presente di Dan, bisognoso di aiuto, ma ancor più di una compagna che prenda il posto della moglie scomparsa. Questa dinamica, però, fa storcere un po’ il naso: da una parte perché nella fuga dell’uomo Amy costituisce un problema, dall’altra per la decisa differenza di età tra i due. Allo stesso tempo uno sviluppo narrativo del genere lascia presupporre che il personaggio sia destinato a giocare un ruolo chiave nel futuro del protagonista.

 

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“The Old Man”: conclusioni delle prime impressioni

Arrivati alla quinta puntata di “The Old Man” non possiamo che essere entusiasti di questa visione. La serie, creata da Johnatan E. Steinberg, cattura fin dal primo episodio con la sua spy-story atipica e ben scritta. Il personaggio di Dan Chase, interpretato da un carismatico Jeff Bridges, riesce a creare intorno a sé un forte alone di mistero, risultando allo stesso tempo credibile come spia tormentata e come uomo attempato. L’intreccio, ricco di svolte e sorprese, intrattiene in modo appagante; d’altra parte indugia un po’ troppo in sottotrame di cui si poteva fare a meno.

Se la visione dei primi cinque episodi ci ha lasciati soddisfatti, numerose domande sono rimaste ancora in sospeso. Perché il passato di Dan Chase è venuta nuovamente a galla dopo tanto tempo? E cosa vuole ancora da lui Faraz Hamzad? Continuate a seguire Nasce, Cresce, Streamma per scoprire insieme a noi le rivelazioni di questa storia avvincente.

Pro:

  • Spy-story avvincente e ben scritta, che non manca di svolte narrative colpi di scena;
  • Jeff Bridges carismatico e credibile;
  • Insolito punto di vista che funziona, quello di una spia ormai vecchia con tutto il peso degli anni.

Contro

  • Alcune scelte da romance fanno un po’ storcere il naso.

 

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