fbpx The Nun II, la recensione: il ritorno poco originale della suora di casa "The Conjuring"
Cinema & Serie TV

The Nun II, la recensione: il ritorno poco originale della suora di casa “The Conjuring”

di Alice Casati

Condividi con chi vuoi

Dopo un’attesa di ben 5 anni da parte dei fan della saga, finalmente, in data 6 settembre 2023, è uscito in tutte le sale italiane il secondo capitolo di “The Nun“. La saga fa parte del The Conjuring Universe, che quest’anno festeggia il decimo anniversario. Il film che ha dato origine all’universo cinematografico di James Wan, “The Conjuring“, risale infatti al 2013. A riprova di ciò, questo sequel collega la saga più antica e cruenta del franchise a quella principale.

Nel cast di “The Nun 2“, scritto da Akela Cooper e diretto da Michael Chaves, ritroviamo Bonnie Aarons nel ruolo di Valak, la suora demoniaca del The Conjuring Universe. Accanto a lei torna Taissa Farmiga come suor Irene, insieme a Jonas Bloquet nel ruolo del “FranceseMaurice, che ha avuto una svolta inattesa al termine del primo capitolo. Completano il cast le new entry Anna Popplewell, Storm Reid e Katelyn Rose Downey.

Un nuovo miracolo per suor Irene

Nel 1956 una serie di morti legate al clero, tra cui l’assassinio di un prete in Francia, sconvolge l’Europa partendo dall’Ungheria. Memore degli eventi del monastero di Cârța e spaventata dal ritorno del demone, la Chiesa chiede di nuovo l’aiuto di suor Irene, che nel frattempo si è trasferita dove nessuno conosce il suo passato. Riluttante ad accettare l’incarico, la suora scoprirà presto che l’obiettivo di Valak questa volta la riguarda molto più da vicino. Le indagini porteranno i due a trovarsi nuovamente faccia a faccia, in uno scontro tra bene e male la cui posta in gioco sarà ancora più alta. Riuscirà la fede di suor Irene a sconfiggere di nuovo il demone, relegandolo una volta per tutte all’Inferno?

La ripresa degli eventi e del modello di “The Nun”

Riprendendo e modellandosi su quella del primo capitolo, la trama di “The Nun II” perde l’occasione di distinguersi in modo innovativo. La scrittura risulta infatti pigra e priva di novità; per quanto funzionale, non sembra mai osare, limitandosi a un generale “già visto”. La struttura in tre atti, sebbene a tratti sconnessi e inorganici, scandisce tutto sommato coerentemente la storia a livello narrativo. Alcune scelte e pretesti di trama, tuttavia, stonano all’interno della consecuzione degli eventi, dimostrandosi ingiustificati e inefficaci. Un esempio è la componente storico-religiosa, che, per quanto maggiormente approfondita rispetto al primo capitolo, viene comunque lasciata troppo in superficie, abbozzata ai soli fini della trama.

In confronto a “The Nun – L’evocazione del male” ci troviamo di fronte a un prodotto meno legato alla costruzione della trama e più agli scopi che si prefissa. Come horror si concentra particolarmente sulle scene con protagonista il demone, molto più presenti e cruente. Per quanto riguarda, invece, il ruolo di sequel e collegamento alla saga principale, ha un effetto ambivalente. Prosegue infatti la storia del demone e accenna al collegamento con la saga sul finale, come era avvenuto nel primo capitolo. Il criterio con cui la scena finale di quest’ultimo si collega alla saga principale, tuttavia, finisce in parte per annullare lo scopo del film, che sembra dunque non avere un effettivo fine narrativo.

 

The Nun II

 

L’eccessiva anonimia dei personaggi

A condurre la storia stavolta troviamo sia suor Irene che Maurice, le cui vicende si intrecciano nel corso della pellicola. Accanto a loro troviamo diversi nuovi personaggi, come suor Debra, Kate e la piccola Sophie. Anche in questo caso l’attenzione è stata principalmente riservata al demone protagonista, di conseguenza i personaggi non hanno avuto un’effettiva introspezione, un approfondimento né una crescita durante la storia. I cambiamenti personali che hanno dall’inizio alla fine risultano privi di costruzione e fondamento, come avviene, ad esempio, per quanto riguarda la fede di suor Debra. Spesso i protagonisti appaiono anonimi, i loro caratteri lasciati in superficie, così come i loro rapporti, in particolare quello tra Irene e Maurice.

Questo comporta che anche le tematiche che tali personaggi portano avanti risultino fallaci e vuote. Temi come trovare la propria fede, l’importanza di essere gentili con il prossimo, vengono accennati e successivamente abbandonati in favore di una maggiore attenzione allo scontro con Valak. Una concentrazione più costante su di essi avrebbe giovato allo spessore del film anche al di là della storia principale.

Il ruolo del demone Valak nella pellicola

È dunque opportuno chiedersi come il demone Valak stesso sia stato gestito all’interno della pellicola. Se dal punto di vista della trama ha ricevuto uno spazio maggiore del primo capitolo, la sua storia non è stata ulteriormente trattata se non con qualche accenno. Non ha dunque avuto un approfondimento come personaggio in sé, ma solo mediante il suo obiettivo, che anche in questo caso risulta alquanto inconsistente. La spiegazione sul motivo per cui il demone ha un preciso scopo nel film è affrettata e vaga, così come il collegamento con suor Irene. Per quanto giustificato nella trama, non trova dunque il fondamento necessario per poter funzionare come centro della storia.

La paura tra jumpscare e trovate creative

Sì, ma fa paura?” è la domanda che generalmente ci si pone di fronte a film di questo tipo. Ebbene, è noto come i prodotti dell’universo The Conjuring facciano spesso affidamento all’uso di jumpscare, che in questo caso in parte funzionano e in parte meno. La loro costruzione, tuttavia, è nuovamente classica e già presente nei precedenti film, restando poco innovativa. Un discorso simile vale per le trovate creative adottate dal regista per le scene di tensione; non è raro trovarne di estremamente ripetitive nel genere horror, ma in alcuni casi, come visto anche dal trailer, capita anche di assistere a idee originali e apprezzabili. Tutto sommato un film con del potenziale horror che, distaccandosi da ormai banali stereotipi del genere, avrebbe potuto spaventare di più.

 

The Nun II

 

Considerazioni finali

The Nun II” è un film che riprende molto dal suo predecessore, sia nel bene che nel male. La scrittura risulta pigra e timorosa di osare, rimanendo sempre sul “già visto” per quanto parzialmente funzionale. Pur proseguendo la storia del primo e collegandosi alla saga principale, ha una collocazione temporale che può apparire inefficace in quanto elimina lo scopo che la pellicola si prefissa. I personaggi sono poco considerati, il che si traduce in un mantenimento di ciò che era stato costruito in “The Nun” per suor Irene e Maurice e in un’anonimia dei personaggi nuovi. Anche i temi apparentemente trattati finiscono per rimanere largamente trascurati dopo la loro introduzione. La suora demoniaca è più presente, ma come personaggio non è particolarmente indagata, così come il suo obiettivo nel film.

Come horror fa un uso eccessivo di stereotipi del genere, per quanto sia presente qualche trovata originale. I jumpscare tipici del franchise funzionano in parte, ma anche in questo caso non è presente alcun tipo di novità stilistica.

Pro

  • La funzionalità del film come sequel, che prosegue la storia e giustifica i collegamenti con “The Conjuring“;
  • Alcune trovate creative originali per le scene di tensione, ben pensate e realizzate.

Contro

  • La scrittura poco innovativa sul modello del primo capitolo;
  • Il criterio del collegamento con la saga principale;
  • L’anonimia dei personaggi, in particolare i nuovi;
  • Lo scarso approfondimento del demone come personaggio e del suo obiettivo;
  • L’eccessivo uso di scene fin troppo viste del genere horror.

 

 

Per rimanere sempre aggiornati con news e recensioni su film e serie tv, continuate a seguire Nasce, Cresce, Streamma!

Potrebbero interessarvi anche:

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Condividi con chi vuoi