Cinema & Serie TV

The Last of Us S2: la recensione completa – una vendetta riuscita a metà

Questa notte è andato in onda il settimo episodio di The Last of Us, Convergence, che chiude gli eventi di Seattle e con cui termina la Stagione 2. La puntata è lo specchio perfetto di questa stagione, che di fatto si rivela tutt’altro che perfetta, raccontando una vendetta riuscita a metà.

The Last of Us: Convergence

Ma andiamo con ordine. Come detto, Convergence racconta gli eventi di Seattle, Giorno 3 dalla prospettiva di Ellie, con la ragazza che è ancora sulle tracce di Abby dopo quanto accaduto all’ospedale durante la sesta puntata. Ancora una volta, HBO ha scelto di comprimere gli eventi del videogioco, tagliando praticamente tutto il viaggio che conduce Ellie all’acquario.

Una decisione che a livello cinematografico potrebbe anche funzionare, ma che stravolge completamente il racconto di The Last of Us Part II. Guardando l’episodio, la sensazione è che Craig Mazin, Neil Druckmann e Halley Gross (questi ultimi sceneggiatori anche del videogioco) abbiano deciso di correre verso il finale, non prendendosi praticamente nessun momento per approfondire a dovere la narrazione e i suoi personaggi e per aumentare il pathos.

Così come i precedenti episodi, Convergence sembra semplicemente un susseguirsi di eventi, come se nemmeno i personaggi sapessero davvero perché si ritrovano a fare ciò che stanno facendo. Ed è un peccato, perché la serie si chiama ancora The Last of Us, e avrebbe potuto e dovuto fare di più.

Soprattutto perché poi da un punto di vista tecnico la stagione funziona: la regia è ancora eccellente; e le scenografie, unite all’ottimo accompagnamento musicale, raccontano alla perfezione il mondo devastato dal Cordyceps.

Una vendetta riuscita a metà

La settima puntata è la cartina tornasole perfetta della Stagione 2. Nei suoi 48 minuti racchiude l’essenza della produzione, con tutti i suoi difetti e le sue contraddizioni. A differenza della prima (profondamente rispettosa del materiale originale), The Last of Us 2 sceglie una strada diversa, allontanandosi anche profondamente dal videogioco.

Craig Mazin e Neil Druckmann tuttavia non sfruttano l’adattamento televisivo per espandere il racconto, ampliando la narrazione e approfondendo personaggi e storie secondarie (come fatto invece con la Stagione 1, dove l’episodio dedicato a Bill e Frank è uno dei più riusciti ed emozionanti), preferendo invece tagliare e stravolgere alcune scene chiave. Ciò che ne consegue è una storia più superficiale e meno profonda.

In termini narrativi le differenze con il videogioco sono evidenti (e a tratti inspiegabili), tanto da farci chiedere se non fosse stato meglio, a questo punto, raccontare una nuova storia all’interno del mondo di The Last of Us, mettendo da parte il viaggio di Ellie e Abby.

Scegliendo di trasporre Part II, ma stravolgendone l’essenza, la produzione non riesce a trasmettere il significato profondo dell’opera. A causa di una serie di scelte, su tutte una generale riduzione della violenza e  un cambiamento radicale del carattere dei protagonisti, la serie TV non riesce a raccontare la brutale e primordiale sete di vendetta di Ellie. Un sentimento che qui emerge solo a tratti, stonando peraltro con la “nuova” caratterizzazione del personaggio, reso più frivolo, infantile.

Uno sguardo al futuro

Siamo consapevoli del fatto che era impossibile trasporre 1:1 il videogioco, soprattutto per via della sua complessità maggiore rispetto al titolo del 2013. Ciò che non ci è piaciuto, tuttavia, è proprio la scelta di ridurre quella complessità che ha reso grande The Last of Us Part II. Personaggi come Dina, Tommy, Jessie e lo stesso Joel qui risultano meno a fuoco, con una personalità e una profondità caratteriale solo accennata e spesso stereotipata. Gli scontri con gli infetti, il WLF e i Serafiti sono ridotti all’osso – se non per alcune sequenze molto cinematografiche.

In generale poi la serie tende a rendere tutto molto più esplicito, rivelando prima del tempo delle motivazioni e decisioni cruciali. Per cercare di creare un’attesa nei confronti della terza stagione, inoltre, vengono mostrate delle sequenze che rischiano di rovinare la sorpresa per gli eventi futuri (a non convincerci sono soprattutto le modalità in cui vengono raccontate queste scene). Una scelta che, tra l’altro, reputiamo non necessaria, in quanto la struttura narrativa e la gestione dei colpi di scena di Part II da soli bastano a creare una tensione costante – e anzi in un continuo crescendo fino agli eventi che, questa volta fedelmente, portano alla conclusione di Convergence e della seconda stagione.

Anche nel finale tuttavia non mancano delle profonde differenze rispetto al videogioco, che smorzano nuovamente la drammaticità e la tensione del momento, ma nel complesso comunque gli ultimi minuti della Stagione 2 riescono a incuriosire lo spettatore, le cui certezze (specie se non ha giocato il titolo su PlayStation o PC) vengono completamente sconvolte.

There is no Light in the Dark

Insomma, questa seconda stagione di The Last of Us non ci ha convinto. Le differenze con il videogioco sono troppe e troppo marcate, tanto da stravolgerne completamente la narrazione e i suoi protagonisti. Di base non siamo contrari alle modifiche (anche perché un nuovo medium impone necessariamente dei cambiamenti), ma queste devono essere rispettose del materiale originale. In caso contrario, meglio fare qualcosa di nuovo. Se bisogna cambiare tutte le carte in tavola, snaturando il prodotto di riferimento, perché non raccontare direttamente una nuova storia, magari comunque collegata a quella del videogioco – un po’ come fatto da Fallout, per esempio.

Arrivati al finale della Stagione 2 dunque non sappiamo più cosa aspettarci dal futuro, con HBO che tra l’altro ha confermato di recente che per raccontare tutta la storia di The Last of Us Part II saranno necessarie altre due stagioni. Le Stagioni 3 e 4 continueranno sulla via tracciata da questa stagione o torneranno alle origini, recuperando la struttura che ha reso celebre il viaggio iniziatico di Joel ed Ellie?

Per il momento, purtroppo, è difficile fare previsioni, ma intanto diteci: voi avete visto questa seconda stagione? Cosa ne pensate? Fatecelo sapere sulla nostra pagina Instagram! E non dimenticate di continuare a seguirci qui sulle pagine di Nasce, Cresce, Streamma per rimanere sempre aggiornati su tutte le notizie del mondo del cinema e delle serie tv.

Pro

  • Realizzazione delle scenografie;
  • Regia di buon livello;
  • Musiche sempre impattanti.

Contro

  • Differenze nette rispetto al videogioco, la cui trama risulta compressa e tagliata;
  • Racconto più esplicito e superficiale;
  • L’enorme differenza caratteriale tra la Ellie del gioco e quella della serie: due persone agli antipodi;
  • Personaggi poco approfonditi.

VOTO: 5

Riccardo Rizzo

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