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The Last of Us Parte 2: cosa ci è rimasto a due anni dall’uscita?

di William Tinella

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Come successe per il primo capitolo per PlayStation 3, The Last of Us Parte 2 è stato uno degli ultimi canti del cigno (nonché apice) della sua generazione. La seconda parte della storia di Ellie e Joel, uscita in piena pandemia nel corso del 2020, ha accompagnato milioni di giocatori in una profonda storia di vendetta e redenzione. E oggi, con la conferma del remake della prima parte, la domanda sorge spontanea: cosa ci ha lasciato la seconda parte di The Last of Us?

Attenzione a possibili spoiler!

The Last of Us Parte 2, l’importanza di saper convivere con sé stessi

Sulla confezione di The Last of Us Parte 2 si legge: “Scopri le devastanti ripercussioni fisiche ed emotive delle azioni di Ellie, mentre ti avventuri in un’incessante ricerca di vendetta“. Ma chiunque abbia portato a termine la storia di Ellie ed Abby in Parte 2 è ben consapevole che il titolo tratta di ben altro che di una storia di vendetta. Bensì di una storia di redenzione personale. Naughty Dog sia con il primo che con il secondo capitolo della saga, è riuscita a creare situazioni e personaggi veri e reali. Non nelle capacità fisiche intendiamoci: le azioni, i colpi e il dolore fisico al quale sono sottoposte Ellie o Abby sono cinematografici e di finzione. Ma il dolore e il peso emotivo che si portano appresso invece è autentico.

Il gioco, oltre alla sopravvivenza in un mondo ostile e crudele, pone il giocatore davanti ad un tema ben più travolgente: la capacità di sopravvivere con sé stessi, con la propria ostilità e la propria crudeltà oltre a quella del resto del mondo. Perché le parole di Rocky Balboa sono vere: il mondo è un postaccio misero e sporco che ti mette in ginocchio e ti lascia senza niente per sempre. Ma è anche vero che nessuno è escluso da quel mondo. Né Joel,Ellie,Abby o nessun’altro. Joel è un personaggio che certamente non può essere considerato positivo sotto un’analisi approfondita. Antepone il suo bisogno di sentirsi di nuovo un buon padre a quello del creare un vaccino che avrebbe salvato l’intera umanità alla fine del primo capitolo. E queste azioni lo marchieranno fino alla sua morte.

 

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E da qui una reazione a catena che porterà proprio alla sua fine. Che porterà Ellie ad odiare il suo padre adottivo e in seguito sé stessa per non averlo mai perdonato. Prima però, ingannerà sé stessa, odiando qualcun altro, Abby, per avergli portato via Joel. In uno dei disturbi da stress post-traumatico meglio scritti nella storia dei videogiochi, il giocatore tramite Ellie capirà l’importanza di accettarsi e convivere con sé stessi e le proprie scelte: sia che esse siano positive, sia che esse siano negative.

Non esiste bene o male, giusto o sbagliato

Uno degli elementi che hanno accesso la stragrande maggioranza delle discussioni su The Last of Us Parte 2 è stata la presenza del personaggio di Abby Anderson. Un personaggio nuovo all’interno della storia, che diventerà co-protagonista inatteso nel corso della trama. Tutti siamo rimasti un po’ straniti a trovarci a “pilotare” nelle prime ore di gioco la giovane ragazza. Ignari di chi ella fosse e cosa stesse facendo. E tutti l’abbiamo odiata per quello che fa nel prologo del gioco. Ed è qui che la bravura e il coraggio di Naughty Dog si sono fatti sentire.

Far mettere i giocatori nei panni di chi ha assassinato crudelmente il vecchio protagonista ha indispettito chiunque. Ma col passare delle ore, tutti abbiamo empatizzato con lei. Abbiamo camminato nelle scarpe di Abby, mentre dall’altra parte con Ellie eravamo indaffarati nella sua ricerca per vendicarci. Abbiamo conosciuto il passato e i motivi per cui Abby è diventata ciò che è. E inequivocabilmente abbiamo capito che il concetto di giusto e sbagliato, di bene o male in The Last of Us Parte 2 non esisteva più. “Chi è stato lo str*nzo che ha ucciso il cane?“, ci saremo chiesti giocando con Abby al ritorno all’acquario. E solo dopo ci siamo ricordati che eravamo stati noi stessi nei panni di Ellie a porre fine alla vita di quel povero cane qualche ora prima.

 

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The Last of Us – Il fardello dei padri sulle spalle delle figlie

La linea morale che noi tutti ci poniamo diventa più sottile che mai mentre giochiamo ed esploriamo Seattle nel corso della storia. E alla fine troviamo due ragazze che hanno percorso lo stesso fardello. Perché sia Ellie che Abby hanno sulle spalle le ambizioni e i peccati dei loro padri. Due ragazze che in un’altra vita sarebbero state migliori amiche forse, che si ritrovano invece a combattere a morte l’una contro l’altra.

Sia Ellie che Abby non riescono a perdonarsi e poi a perdonare chi le ha private del padre. Abby, insieme ai suoi amici, percorre mezz’America per trovare l’assassino del dottor Jerry Anderson. E per tutta risposta, Ellie assieme al suo amore Dina, decide di ripercorrere a ritroso lo stesso cammino e trovare l’assassina di Joel. E a differenza di Ellie, Abby giunge alla conclusione e alla pace personale parecchio prima. Capisce che il ciclo di guerra e odio non finirà mai in quel mondo crudele, e dopo la guerra sull’Isola dei Serafiti decide di lasciarsi tutto alle spalle, di ricominciare da capo con Lev.

Ma Ellie ancora ha un demone nella testa. Quindi deciderà di abbandonare Dina e il piccolo J.J. per trovare la pace con sé stessa. E nel “menu iniziale”, capirà che il suo unico demone ha un nome e cognome: Ellie Williams. E senza più nessuno accanto, senza due dita che non le permetteranno più di suonare, distrutta ma meno dannata, deciderà di tornare sui suoi passi. In un insperato tentativo di normalità.

 

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A due anni dalla sua uscita, The Last of Us Parte 2 ci ha lasciato la consapevolezza di dover conoscere meglio noi stessi e di accettarci per quello che siamo. Come pochi altri videogiochi sono riusciti a fare. E nell’attesa di un’ipotetica Parte 3, potete acquistare The Last of Us Parte 2 qui, a questo link Amazon (https://amzn.to/3QxUMdb), oppure preordinare il remake di Parte 1 qui (https://amzn.to/3N0l84B). Per altri approfondimenti e notizie continua a seguirci su Nasce, Cresce, Respawna.

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