The Creator, la recensione: un nuovo, tradizionale film di fantascienza

Al cinema dal 28 settembre, “The Creator” è l’ultimo film del regista e sceneggiatore britannico Gareth Edwards. Il cast vede protagonista John David Washington, accompagnato, tra gli altri, da Gemma Chan, Allison Janney, Madeleine Yuna Voyles, Ken Watanabe, Ralph Ineson, Sturgill Simpson, Michael Esper. Prodotto da 20th Century Studios e Regency Enterprises, “The Creator” è stato distribuito in Italia da Walt Disney Studios.

Partendo dal genere fantascientifico e distopico più classico, il film si dirama nell’action-thriller, vestendosi però di un velo drammatico. Attinge inoltre notevolmente dai grandi classici del genere, sia sul piano narrativo che su quello visivo e tecnico. Del resto, Edwards aveva già lavorato in quest’ambito per titoli come “Rogue One“; per “The Creator” ha inoltre scelto di tornare a collaborare con Chris Weitz, sceneggiatore di quest’ultimo.

La guerra tra umani e I.A. in “The Creator”

In un futuro distopico umani e intelligenze artificiali sono in una terribile guerra tra loro, con il mondo diviso tra chi le accoglie, il blocco asiatico, e chi non le accetta, quello americano. Joshua Taylor è una spia appartenente a quest’ultimo, infiltrata nel territorio nemico per ottenere informazioni sul cosiddetto “creatore” delle I.A.; finisce però per sposare Maya, conosciuta durante la missione, che ha un’idea totalmente differente dalla sua riguardo gli androidi. Un bombardamento americano distrugge la vita di Joshua, uccidendo la moglie: anni dopo, mentre quest’ultimo non ha ancora superato l’accaduto, si manifesta la possibilità che Maya possa essere ancora viva.

Per ritrovarla, Joshua dovrà trovare e distruggere una terribile e potentissima arma realizzata da Nirmata, ovvero il “Creatore“. Un rischio che è pronto a correre, prima di scoprire tuttavia che l’arma progettata per terminare la guerra e la stessa umanità è in realtà una bambina androide. Tutto ciò che Joshua desidera è rivedere Maya, e la bambina sembra sapere dove si trova; dovrà affrontare un viaggio che rimetterà in discussione tutti i suoi ideali, che cambierà la sua prospettiva sul mondo per sempre.

Il film affronta un tema classico della letteratura e del cinema distopico, la convivenza all’interno della società con androidi senzienti e in tutto e per tutto simili agli esseri umani. Dalla comparsa letteraria del primo uomo artificiale, quale “Frankenstein” di Mary Shelley, ai progressi scientifici fatti negli anni dall’uomo, fino alla letteratura di Isaac Asimov e la comparsa di classici cinematografici come “Blade Runner“, il tema è diventato sempre più controverso e, a tratti, filosofico. È giusto considerare gli androidi al pari degli esseri umani? Dovrebbero avere gli stessi diritti dell’uomo, o saranno sempre un suo mero strumento? A queste domande presta la sua interpretazione il film di Edwards, che propone il messaggio dell’accettazione, integrazione e uguaglianza.

 

 

Una narrazione che non contribuisce al suo genere

Come menzionato, “The Creator” si allinea coerentemente al genere di fantascienza a cui appartiene, evidenziandone gli stilemi più classici. È evidente la facilità con cui questa scelta può portare ad un prodotto banale ed estremamente derivativo, anche nel citare i pilastri del genere. Purtroppo, “The Creator” finisce per procedere proprio in questa direzione, con una storia fin troppo semplice e priva di novità. L’incontro con l’action non è sufficiente per rinnovarne lo schema narrativo, che risulta in un costante già visto. Degna di nota è tuttavia la conclusione del film, con un finale insolito in relazione alla tradizionalità del resto della trama. Se il cambio di rotta finale sorprende, comunque, non basta a conferire un’aria di novità al resto della pellicola.

Sullo stesso filone della trama troviamo anche dei personaggi piuttosto piatti, privi di un’effettiva caratterizzazione o sviluppo. Il cambiamento della mentalità di Joshua nel corso della storia è l’unico minimo approfondimento attuato nella psicologia dei personaggi, poco considerata in favore dell’azione e del proseguimento della storia. Una maggiore attenzione alla loro introspezione avrebbe senza dubbio conferito spessore a una trama che, a conti fatti, non lascia quasi nulla allo spettatore.

Un ottimo comparto visivo

Il punto di forza di “The Creator” è sicuramente il comparto visivo; già dalle prime immagini mostrate nel trailer saltava all’occhio l’incredibile fotografia, dagli effetti speciali ai meravigliosi paesaggi. Il già citato “Rogue One” aveva consentito di esplorare questo aspetto della regia di Gareth Edwards, che non si smentisce neanche nella nuova pellicola. Aspetto che indubbiamente la eleva a discapito della scarsità della trama, rendendola almeno visivamente intensa e godibile. Se ciò non basta a chi cerca una storia di fantascienza nuova, fresca e originale, resta comunque una qualità interessante che ne incentiva anche la visione in sala.

Il tema etico-filosofico delle I.A. nella società

Il messaggio del film parte interamente dal suo tema centrale, attuale e al contempo futuristico, ovvero l’avvento di intelligenze artificiali sofisticate al punto da poter essere affiancate agli esseri umani. La loro esistenza condurrebbe inevitabilmente a una serie di dilemmi etico-filosofici, su cui il film sceglie di riflettere prendendo la posizione della loro integrazione nella società. Introduce così anche una metafora sulla xenofobia, la discriminazione e l’odio, anche con aperti riferimenti a specifiche culture. Con i progressi compiuti e gli studi ancora in corso sulle I.A. si tratta sicuramente di tematiche molto attuali ed è lecito pensare che un domani questi dilemmi ipotetici saranno dubbi concreti e divisivi come in “The Creator“.

Come accennato in precedenza, la cultura popolare pullula di film, serie, libri, fumetti, videogiochi in cui si affronta questo dibattito, talvolta in maniera oggettiva e imparziale e talvolta prendendo posizione. In questo caso la metafora sul razzismo rende necessaria la presa di posizione, in primis per quanto riguarda il protagonista e in seguito anche per la rappresentazione del blocco americano, contrario alle I.A. e dunque in guerra con quello asiatico. È interessante osservare anche il punto di vista delle stesse I.A., non solo oggetto del dibattito ma parte integrante e attiva dello scontro. Dai più combattivi nei confronti del nemico ai più pacifici e propensi alla mediazione, contribuiscono senz’altro al messaggio finale del film.

 

 

Gli androidi come metafora della società moderna

Si rende dunque necessario affrontare anche il suddetto tema della discriminazione, per quanto riguarda la metafora proposta da “The Creator“. Per quanto attuale ed importante, il messaggio di inclusione e raggiungimento di una convivenza pacifica risulta a conti fatti eccessivamente semplificato. Parliamo infatti di una guerra condotta per ragioni che non vengono sufficientemente approfondite, di motivazioni che restano in superficie e personaggi, appunto, piatti e statici. La risoluzione della guerra a livello ideologico è fin troppo semplice, non all’altezza dello spessore che un tema del genere poteva raggiungere. Questa mancanza di realismo influenza negativamente l’impatto del film, che non riesce a regalare la forza narrativa che avrebbe potuto avere.

Considerazioni finali

The Creator” racconta una storia di fantascienza dal tema distopico interessante e attuale, ma che purtroppo non riesce ad elevarsi al di sopra di un costante “già visto”. La trama è delle più tradizionali, priva di novità e approfondimenti sia in relazione alle tematiche che ai personaggi. Se il finale si rivela insolito rispetto al resto della pellicola, non basta a renderla un prodotto quantomeno originale e nuovo. Il punto di forza di “The Creator” è sicuramente l’aspetto visivo, frutto di un’ottima fotografia sia per quanto riguarda i paesaggi che per gli effetti speciali. Il messaggio è molto interessante, benché molto trattato nella cultura popolare moderna, e in questo caso diventa anche una metafora della xenofobia e della discriminazione. Resta tuttavia estremamente approssimativo, semplificato, come detto senza mai andare a fondo o comunque aggiungere qualcosa al tema.

Pro

  • Il comparto visivo è ottimo sia dal punto di vista di scenografie e paesaggi che degli effetti speciali;
  • Il tema proposto è molto interessante e anche il messaggio, come metafora della discriminazione;
  • Gli spunti di riflessione e i dilemmi etici che evoca l’argomento delle I.A. nella società.

Contro

  • La mancanza di originalità all’interno del suo genere, con una carenza pressoché totale di novità;
  • L’assenza di approfondimenti legati sia alla trama che ai personaggi, in favore di un’attenzione alle I.A. e all’azione;
  • La semplicità e sufficienza con cui è trattato il messaggio del film.

 

 

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Alice Casati

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