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Tessuti biologici in 3D, le novità sulla conservazione

di Redazione NCI

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Tessuti biologici in 3D messi “in freezer”: a quanto pare questa sarà la nuova tecnica che permetterà agli scienziati di stampare e conservare la pelle umana. Ma questa potrebbe non essere l’unica novità con la quale verremo a contatto.

La criobiostampa 3D verticale potrebbe essere applicata in futuro anche nella medicina rigenerativa e nella scoperta di ulteriori farmaci e terapie personalizzate, che porterebbero ad aggiuntivi miglioramenti nella qualità delle nostre vite. Per ora siamo venuti a contatto con questa recente scoperta della Harvard Medical School, descritta su Advanced Materials.

I dettagli della scoperta che riguarda i tessuti biologici in 3d

La nuova frontiera nell’ambito della biotecnologia riguarda lo stampare questi tessuti biologici in 3D e la capacità di conservarli nel tempo, senza che deperiscano, in modo che siano già pronti per usi futuri.

La bio-stampa 3D è una novità recente, che darà possibilità concrete nella creazione di tessuti biologici. A partire dalla pelle umana, fino ad arrivare a delle protesi ossee, in modo piuttosto rapido. Com’è possibile? Attraverso la sostituzione dell’inchiostro con delle molecole organiche contenenti cellule vive, staminali e via dicendo, in base alle necessità.

tessuti biologici

Shrike Zhang, coordinatore dello studio protagonista di questo articolo, ha dichiarato “la criobiostampa può conferire ai tessuti biostampati una durata di conservazione prolungata. Abbiamo raggiunto per ora fino a tre mesi di conservazione, ma potrà diventare molto più lungo.

La stampa viene realizzata su una lastra molto fredda e all’interno di un ambiente con bassissime temperature. In seguito è subito inserita in un contenitore dove è presente azoto liquido, per raffreddarla ulteriormente. I primi test hanno già concesso ai ricercatori di produrre anche fibre muscolari e anche tessuti nervosi.

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di Elena Barbieri

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