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Un devastante terremoto di magnitudo 6.0 ha colpito l’Afghanistan orientale, causando oltre 800 morti e almeno 1.300 feriti. L’epicentro è stato localizzato nella provincia di Kunar, nei pressi di Jalalabad, dove interi villaggi sono stati ridotti in macerie. I distretti di Nur Gul, Soki, Watpur, Manogi e Chapadare risultano tra i più devastati, con comunità isolate e senza accesso immediato ai soccorsi. Le autorità locali hanno confermato che i numeri delle vittime sono destinati a crescere, poiché molte aree rimangono irraggiungibili e prive di comunicazioni. Squadre mediche provenienti da Kunar, Nangarhar e dalla capitale Kabul si sono mobilitate, ma la portata della distruzione complica ogni intervento.
Bambine Afghane (@Shutterstock)
Le operazioni di soccorso sono rallentate dalle frane e dalle scosse di assestamento, che hanno bloccato le strade verso le zone più colpite. Le autorità talebane, consapevoli delle risorse limitate a disposizione, hanno rivolto un appello urgente alla comunità internazionale, chiedendo l’invio di elicotteri per raggiungere i villaggi isolati. Nel frattempo, l’Unione Europea ha dichiarato la propria disponibilità a fornire assistenza immediata, con il team della Protezione civile già sul campo e pronto a coordinarsi con i partner locali. Tuttavia, la situazione resta drammatica: l’accesso alle aree montuose è compromesso e il tempo stringe per salvare i sopravvissuti intrappolati sotto le macerie.
L’Afghanistan non è nuovo a simili tragedie, trovandosi lungo una delle zone sismiche più instabili del pianeta. Negli ultimi anni, il Paese è stato teatro di scosse devastanti: nel 2023 un terremoto di magnitudo 6.3 causò migliaia di vittime nella provincia di Herat, mentre nel 2022 un sisma di magnitudo 5.9 distrusse gran parte della provincia di Paktika, lasciando decine di migliaia di sfollati. L’attuale disastro si inserisce in una sequenza di calamità che colpiscono una nazione già provata da povertà cronica, isolamento politico e fragilità delle infrastrutture. Ogni nuovo terremoto mette in luce la vulnerabilità estrema della popolazione, che continua a pagare il prezzo più alto della sua posizione geografica e della mancanza di risorse per la prevenzione e la risposta alle emergenze.
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Articolo di Biagi Linda
Fonte: TGCOM24
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