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Svizzera: cassiera ha truffato una galleria d’arte in cui lavorava per un milione di euro

di Alessandro Colepio

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Sembrava il colpo perfetto e invece l’eccessiva spavalderia è stata fatale ad una donna di 53 anni che per dieci anni ha truffato una galleria d’arte in cui lavorava. Come raccontato da Today dal 2009 al 2019, infatti, ha truffato continuativamente la galleria d’arte “Fondazione Beyeler” di Riehen, in Svizzera, dove lavorava come cassiera. Tramite imprevedibili escamotage, la donna si è appropriata indebitamente di una somma di denaro vicina al milione di euro. Il suo sistema è però crollato quattro anni fa, quando un cliente si è accorto delle stranezze ed ha denunciato il tutto all’amministrazione del museo. Dopo le dovute indagini, il tribunale ha condannato la donna a 3 anni e 7 mesi in carcere per appropriazione indebita e riciclaggio.

Dalla Svizzera arriva il sistema di truffe (quasi) perfetto

Il metodo adottato dalla 53enne non seguiva un percorso ben delineato, ma piuttosto era composto di vari escamotage ugualmente funzionanti. Fra questi la vendita dei biglietti cartacei che la galleria d’arte usava in caso di guasti al sistema elettronico. Il ticket così ceduto risultava irrintracciabile e dunque il denaro incassato finiva tutto nelle tasche della cassiera. In altri casi, la donna è stata così abile da fingere un guasto alla stampante, riuscendo a ingannare i clienti e facendogli pagare un biglietto doppio. Insomma, per 10 anni questa donna ha truffato quasi 40mila visitatori, guadagnando da ognuno il prezzo di 26 euro che bisogna pagare per accedere alla galleria e raccogliendo così circa un milione di euro.

La scoperta della truffa

Il suo reato impeccabile è però naufragato contro la sua stessa arroganza. Nel 2019 ha cercato di truffare un visitatore mostrandogli l’annullamento della ricevuta di pagamento con annessa sottoscrizione del suo collega cassiere. Firma che, ovviamente, era stata falsificata dalla donna stessa. Il cliente si è insospettito ed ha denunciato il tutto alla direzione della Fondazione Beyeler, che ha licenziato in tronco la donna ed ora sta agendo in tribunale per la restituzione del denaro. E proprio questo passaggio sembra il più difficoltoso dell’intera vicenda, dato che la truffatrice si è data al lusso più sfrenato nei suoi 10 anni di reati. I soldi incassati indebitamente sono infatti stati spesi in macchine, serate e abiti d’alta moda. Evidentemente, la donna era convinta che il suo sistema fosse infallibile. Oltre a ciò i giudici nella sentenza hanno riportato testuali parole: “se non fosse stata scoperta, avrebbe sicuramente continuato“.

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