Il fatto successo in una scuola dell’Emila Romagna, oltre ad essere raccapricciante, è clamoroso per le conseguenze che ha portato. Un gruppo di alunni, durante l’orario di lezione, ha imbrattato il muro del bagno scolastico con delle feci. Sconvolta dal fatto accaduto, l’insegnante ha giustamente rimproverato gli studenti, complici di un gesto inaccettabile. Questa scelta però, è costata cara alla maestra che, a causa delle lamentele dei genitori dei ragazzi, ha guadagnato una denuncia.
Si avete letto bene: l’insegnante intenta a rimproverare studenti dopo un gesto irripetibile, ora rischia la carriera e una pena alquanto salata. La denuncia è del sindacato Gilda, che con una nota racconta quanto accaduto. Dopo infatti 4 anni di processo (il fatto risale al 2018), la docente è stata condannata ad 1 mese e 20 giorni di reclusione (con il beneficio della sospensione condizionale e della non menzione).
Nonostante l’insegnante avesse fatto ciò che era in suo potere, ovvero sgridare e rimproverare gli studenti, non è stato sufficiente. Infatti, molti genitori sono intervenuti a difesa dei colpevoli, denunciando la povera signora che stava solo cercando di insegnare qualcosa ai suoi ragazzi. Un triste specchio della nostra società, ormai completamente alla deriva.
Dopo la denuncia ricevuta, la donna si è presentata davanti al giudice, sperando che con un briciolo di buon senso la questione si sarebbe risolta. Invece no, l’accusa è stata per “abuso di mezzi di correzione”. Dopo questo fatto, è partita una richiesta da parte della Gilda, rivendicando che le autorità preposte non procedano solo e sempre a carico degli insegnanti.
Con una nota, il coordinatore del corpo insegnanti di Parma e Piacenza, Salvatore Pizzo, ha concluso all’alba del recente processo: “Non si è mai vista un’amministrazione pubblica essere così reticente di fronte a fatti evidenti. Troppo comodo scaricare tutto sui docenti, noi non ci adegueremo mai a ciò. La Gilda, dichiarandosi senza sé e senza ma al fianco della docente, tiene a far presente che era l’unico sindacato presente alla lettura della sentenza”. Un provvedimento, quello contro la docente, ai limiti del ridicolo e assolutamente senza senso.
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Di Enea Bacciocchi
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