Razzi su Israele (Shutterstock)
Il 7 ottobre 2023 Hamas lancia un attacco a sorpresa da Gaza, uccidendo oltre 1.100 persone e prendendo circa 250 ostaggi. Israele risponde con una massiccia offensiva, promettendo di “sradicare Hamas”. In un anno, l’operazione provoca oltre 41.000 morti a Gaza (secondo fonti locali) e una crisi umanitaria devastante: blackout, fame, distruzione e centinaia di migliaia di sfollati.
Anche la Cisgiordania si infiamma: l’esercito israeliano intensifica i raid e coloni estremisti attaccano comunità palestinesi. Si contano circa 700 vittime. Il conflitto, da locale, diventa regionale. L’8 ottobre Hezbollah inizia a colpire il nord di Israele. Dopo mesi di tensioni, nell’estate 2024 si apre un nuovo fronte: il Libano entra formalmente in guerra dopo l’uccisione del leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah, in un raid israeliano su Beirut. Il rischio di una più ampia escalation in Medio Oriente diventa concreto.
Iran (@Shutterstock)
Nonostante le smentite della Guida Suprema Khamenei, il coinvolgimento dell’Iran nel conflitto diventa evidente. I legami con Hamas e Hezbollah e lo scontro con Israele lo trascinano progressivamente nel conflitto. Il 1° aprile 2024, Israele bombarda l’ambasciata iraniana a Damasco, uccidendo alti comandanti dei Pasdaran. Teheran risponde il 13 aprile con il suo primo attacco diretto a Israele, usando droni e missili.
Tel Aviv replica colpendo un sistema di difesa a Isfahan. La tensione tra i due paesi esplode tra raid mirati e sabotaggi. Anche gli Houthi, alleati di Teheran, attaccano Israele e colpiscono navi nel Mar Rosso, bloccando il traffico tra Asia ed Europa e spingendo per un cessate il fuoco. Israele reagisce con una campagna di omicidi mirati contro l’“Asse della Resistenza”, eliminando figure chiave come Nasrallah, comandanti Hezbollah, esponenti dei Pasdaran e leader di Hamas come Deif e Haniyeh.
Onu (Shutterstock)
Il conflitto esplode in un contesto di “nuovo disordine mondiale”. Gli Stati Uniti tornano attivi in Medio Oriente, tra pressioni diplomatiche e presenza militare, ma non riescono a frenare Israele e le milizie filo-iraniane. L’Europa resta divisa, Russia e Cina osservano da lontano, cercando vantaggi. L’ONU impiega mesi per approvare una risoluzione sul cessate il fuoco. Gli Accordi di Abramo si congelano, ma non saltano del tutto: anche l’Arabia Saudita non chiude le porte a Israele. L’attacco del 7 ottobre accentua la frattura tra Occidente e Sud Globale e conferma che la crisi mediorientale non è più locale, ma un banco di prova per l’intero ordine mondiale. Ad oggi, Trump annuncia il cessate il fuoco tra Iran e Israele dopo un missile che ha ucciso cinque persone a Beer Sheva e nove in Iran. Teheran nega una violazione, e l’allarme sembra rientrato. A sua volta Israele viola il cessato il fuoco in risposta al presunto attacco dell’Iran. Riuscirà questa fragile “pace” (tra molte virgolette) a resistere?
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Articolo di Biagi Linda
Fonte: ISPI
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