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Stress genitoriale ed esposizione dei figli ai media: uno studio rivela la correlazione

di Lorenzo Peratoner

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La diffusione di massa di smartphone e tablet ha segnato una svolta non solo nella vita degli adulti, ma anche in quella dei più piccoli, in particolare coloro che hanno un’età compresa tra l’uno e i quattro anni; si tratta di un periodo fondamentale per lo sviluppo, e che necessita, in quanto tale, di una delicata attenzione da parte dei genitori nei confronti del tempo passato davanti a uno schermo dai propri figli. Lo stress genitoriale (e non solo), inevitabile quando si cresce un figlio, potrebbe tuttavia scontrarsi con questa importante esigenza.

L’introduzione dello studio: il connubio tra stress e atteggiamenti dei genitori

Uno studio, pubblicato su “Computer in Human Behavior” in data 4 dicembre 2023 e condotto dall’Università di Zurigo, indaga la relazione tra lo stress genitoriale, l’atteggiamento dei genitori nei confronti del tempo di utilizzo dello schermo da parte dei figli (se positivo il tempo concesso è maggiore, se negativo è minore), e il tempo effettivo di utilizzo da parte di questi ultimi.

All’interno dell’introduzione, i ricercatori sottolineano, appoggiandosi su altri studi, che gli schermi, sebbene potenzialmente utili per l’apprendimento, celano tuttavia dei rischi per lo sviluppo. L’abitudine all’uso di tablet, smartphone e di qualunque altro strumento digitale, infatti, si forma fin dai primi anni di vita; per questo motivo è essenziale stabilire una relazione sana con questi strumenti. Rischio di minori abilità cognitive, motorie o socio-emotive sono la faccia opposta della medaglia di tecnologie che, altrimenti, si rivelano estremamente utili.

Riportando una serie di dati estrapolati da ricerche precedenti, nel paper si evidenzia come in Germania i bambini dai 2 ai 3 anni guardano gli schermi, mediamente, per 59 minuti al giorno; con l’avanzare dell’età, aumentano anche i minuti di esposizione. Dati analoghi si possono estendere a numerose altre realtà, Stati Uniti in primis, dove, negli ultimi due decenni, ci sarebbe stato un aumento del 32% dell’esposizione dei bambini piccoli agli schermi; sebbene non espressamente dichiarato nel paper, è plausibile che percentuali simili si possano ritrovare in altri Paesi sviluppati, dove l’accesso a tecnologie portatili è un fenomeno assolutamente di massa e relativamente economico.

Lo stress e l’atteggiamento genitoriale

Un problema genitoriale particolarmente diffuso è quello dello stress, descritto in termini generali dalla seguente definizione del 1984: “una particolare relazione tra la persona e l’ambiente che è valutata dalla persona stessa come un’imposizione o un superamento delle sue risorse e che mette in pericolo il suo benessere“.

Lo stress genitoriale è di un tipo specifico e che può determinare, come meccanismo per affrontarlo e smorzarlo, un aumento di tempo con cui i figli si intrattengono con tablet e smartphone; questa strategia, potenzialmente efficace ma deleteria, sarebbe un metodo per mantenere “più buoni” i propri figli.

L’ultimo fattore chiave è l’atteggiamento, in termini generali e non necessariamente legato allo stress, con cui i genitori permettono l’approccio con queste tecnologie ai propri figli. I genitori più laschi, e che vedono in maniera più positiva la tecnologia come foriera di apprendimento o sviluppo di relazioni sociali, consentono un tempo di visualizzazione maggiore; al contrario, quelli più negativi, perché eventualmente preoccupati dalla sovra-stimolazione o dai limiti creativi per i figli, adottano degli orari più stringenti.

Lo sviluppo dello studio e i risultati

I ricercatori, quindi, hanno raccolto, nel corso del 2021, dei volontari per un totale di 462 genitori, i cui figli non dovevano avere un’età superiore ai 3 anni (36 mesi); questo campione di ricerca si è presentato, nell’arco di 10 mesi, a 4 valutazioni. I ricercatori, in ognuno di questi incontri, chiedeva ai genitori di auto-dichiarare il proprio livello di stress, l’atteggiamento nei confronti dell’uso dei media da parte dei bambini e, infine, il tempo che i loro figli spendevano davanti agli schermi.

È emerso che il livello di stress e l’atteggiamento genitoriale ricoprono un ruolo fondamentale; quest’ultimo, infatti, se positivo verso la tecnologia, si traduce in un tempo di visualizzazione maggiore da parte dei figli. Se si prende in considerazione lo stress, i media possono rappresentare un metodo per affrontarlo; questo, tuttavia, significa che ci potrebbe essere una mancanza di strategie alternative da parte di alcuni genitori. Chi ha un atteggiamento positivo, inoltre, preferirà concedere ancora più tempo di visualizzazione ai propri figli nei momenti di stress; questo aumento, invece, sarebbe molto più ridotto da chi assume un atteggiamento più negativo, anche in situazioni stressanti:

“Abbiamo riscontrato che gli atteggiamenti positivi dei genitori verso l’uso degli schermi nella prima infanzia rafforzano parzialmente la relazione tra lo stress genitoriale e il tempo che i bambini trascorrono davanti allo schermo”

Così ha dichiarato Valérie Brauchli, l’autore principale dello studio, insieme a Fabio Sticca, Peter Edelsbrunner, Agne von Wyl e Patricia Lannen.

Una serie di considerazioni

Davanti a risultati come questi, che necessitano comunque di ulteriori indagini, sarebbe opportuno adottare un approccio di prudenza. Ripudiare in toto l’utilizzo di smartphone o tablet da parte dei più piccoli potrebbe privarli, infatti, di potenziali strumenti creativi e pedagogici; d’altro canto l’eccessiva libertà si rivelerebbe un’arma a doppio taglio, con degli effetti negativi a lungo termine.

Un giusto equilibrio e, soprattutto, l’instaurazione di un rapporto sano, consapevole e corretto verso questi strumenti potrebbero idealmente rappresentare l’approccio più coscienzioso a questa questione, in un’età, quella dal primo al quarto anno di vita, particolarmente delicata e fondamentale per lo sviluppo della persona futura.

Fonti: Computers in Human Behavior; ANSA

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