Bandiere di Palestina e Israele (@Shutterstock)
Una nuova strage colpisce Gaza, ancora una volta attorno agli aiuti alimentari. Secondo fonti mediche locali, quasi 300 palestinesi tra morti e feriti sono stati soccorsi all’ospedale Nasser di Khan Younis dopo un attacco avvenuto nei pressi di un centro della Gaza Humanitarian Foundation (GHF), ente sostenuto dagli Stati Uniti.
I fatti risalgono al 16 giugno 2025, quando, all’alba, l’esercito israeliano avrebbe aperto il fuoco sulla folla radunata nei pressi della rotonda di Al-Alam a Rafah. Lì si erano ammassati centinaia di civili in cerca di cibo, ma secondo testimoni e fonti locali non ci sarebbero stati preavvisi. L’Associated Press conferma almeno 38 vittime ma il bilancio varia da fonte a fonte: Reuters, agenzia di stampa, parla di almeno 40 morti, la Protezione civile locale denuncia oltre 200 feriti solo in quell’area.
Razzi su Israele (Shutterstock)
La disperazione si è estesa lungo tutta la Striscia, dove i centri di distribuzione, nati per portare sollievo, si stanno trasformando in trappole mortali. Al Jazeera riporta che anche nel centro e nel nord della Striscia, a Beit Lahiya, Nuseirat e nei pressi del corridoio di Netzarim, si sono verificati attacchi simili, con decine di vittime e feriti.
Nell’arco di poche ore, la Croce Rossa ha ricevuto un numero di feriti tale da saturare le sue capacità, trasferendone molti all’ospedale Nasser. Il dottor Mohammed Saqer, infermiere dell’ospedale, ha lanciato l’allarme: la situazione è fuori controllo, non possono più far fronte a questo flusso continuo di feriti. In sole 24 ore, secondo dati incrociati da fonti mediche e giornalistiche, sono stati uccisi almeno 79 palestinesi, molti dei quali mentre attendevano aiuti umanitari.
Sul dramma umanitario pesa anche l’ombra dello scenario geopolitico. L’attenzione globale, in parte spostata sugli sviluppi in Iran, potrebbe influenzare l’andamento del conflitto a Gaza. Hamas ha dichiarato che un’eventuale escalation tra Israele e Teheran potrebbe aprire la strada a una tregua temporanea nella Striscia. Ma, come precisato da Musa Abu Marzouk, vice capo dell’ufficio politico del movimento, un cessate il fuoco non significherebbe una vera pacificazione. Intanto, l’esercito israeliano non ha rilasciato commenti ufficiali sui fatti di Rafah, limitandosi in passato a parlare di “spari di avvertimento”. La popolazione civile, però, continua a pagare il prezzo più alto.
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Articolo di Biagi Linda
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