L’origine dei siti archeologici dei primi insediamenti delle Americhe nel Pleistocene, in particolare in Brasile, è da sempre un argomento molto dibattuto. Ora sarebbero emersi nuovi dettagli forse decisivi in questo dibattito. Pare infatti che alcuni manufatti considerati una prova fondamentale delle prime occupazioni dell’uomo nella zona, siano in realtà opera delle scimmie.
L’origine dei siti archeologici del Pleistocene, in Brasile, costituisce un argomento molto dibattuto sull’archeologia del primo popolamento delle Americhe. Questo perché includono le prove più solide a sostegno della tesi che una popolazione umana primitiva abitasse il continente sudamericano già in quell’epoca. Tra i siti più rappresentativi ci sono indubbiamente quelli di Pedra Furada, Sitio do Mejo, Vale da Pedra Furada e Santa Elina.
Pedra Furada è probabilmente il sito più conosciuto e dibattuto in archeologia e si trova nella Caatinga semiarida del nord-est del Brasile, all’interno del Parco Nazionale della Serra da Capivara. Si tratta, in particolare, di un riparo sotto roccia di arenaria largo 70m e profondo 18m. Inizialmente era indubbio il fatto che si trattasse di uno dei primi insediamenti umani nella zona ma, inaspettatamente, recenti scoperte mostrano che le scimmie cappuccine sono in grado di fabbricare e utilizzare un gran numero di strumenti in pietra, mettendo in dubbio le solide certezze di un tempo.
Secondo una ricerca pubblicata su The Holocene, alcuni manufatti dell’era pleistocenica considerati una prova schiacciante dei primi insediamenti dell’uomo nella zona, potrebbero in realtà essere opera delle scimmie cappuccine del Nuovo Mondo. Queste, infatti, sono famose per la loro capacità di risolvere problemi utilizzando strumenti in pietra che hanno caratteristiche e morfologia simili a quelli fabbricati dall’uomo.
I ricercatori hanno così esaminato le immagini di precedenti ritrovamenti nel sito archeologico di Pedra Furada, dove sono stati ritrovati una serie di utensili di pietra datati tra i 32.000 e i 50.000 anni fa e che, proprio per la loro antichità, erano considerati tra le prove più solide a sostegno di una presenza umana primitiva nel continente. Agustin M. Agnolin, ricercatore a capo dello studio, insieme ai suoi colleghi, ha quindi confrontato gli utensili di questa zona con altri realizzati sicuramente dall’uomo scoprendo così alcune caratteristiche uniche ed arrivando ad un’inaspettata conclusione: gli utensili non sono stati realizzati dagli esseri umani.
La tecnologia litica del sito appare indistinguibile da quella associata ai primati e, inoltre, non ci sarebbero altre prove della presenza umana in questa zona. La tecnologia umana, infatti, è soggetta a continui cambiamenti ed evoluzioni nel tempo, mentre in questo sito appare sempre identica nonostante lo scorrere degli anni; questo non esclude che gli uomini fossero già presenti sul continente più di 20.000 anni fa ma soltanto che non si trovassero in quel sito.
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