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Starfield: ecco la recensione completa di NCR!

di Riccardo Rizzo

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Dopo aver pubblicato su queste pagine le nostre prime impressioni, siamo finalmente pronti a svelarvi le nostre considerazioni finali su Starfield. L’ultima fatica di Bethesda ci avrà convinto fino in fondo? O ci avrà lasciato con l’amaro in bocca? Scopriamolo insieme nella recensione di NCR.

Il gameplay

Iniziamo dal gameplay, in particolare dal suo più grande punto di forza: le numerosissime possibilità offerte al giocatore. Che siate interessati a contrabbandare merci illegali, infiltrarvi sotto copertura nella Flotta Cremisi come agenti UC, o essere dei famigerati cacciatori di taglie, l’universo di Starfield ve lo permette, e con ben poche limitazioni. Tutte queste possibilità, unite alla narrativa di altissimo livello, vanno a rendere la nuova IP di Bethesda la migliore sotto questo punto di vista. Tuttavia, è proprio qui che arriva la prima vera e grande pecca.

Il solito Creation Engine della software house statunitense, nonostante vari miglioramenti, si è portato con sé buona parte dei suoi vecchi problemi. La parte di shooting del titolo, che risulta essere piuttosto frequente nel corso dell’intero gioco, è legnosa e piuttosto basilare. Senza dubbio infatti i più abituati al genere FPS storceranno un po’ il naso durante le sequenze di combattimento con armi da fuoco. Il gunplay, per fare un paragone, risulta molto simile a quello offerto in Fallout 4, ma Bethesda ha ben deciso di inserire diverse novità per cercare di ovviare al problema.

 

Starfield

 

Tra queste spicca sicuramente la possibilità di usare i poteri ottenibili nel corso della storia, che sono ben 24 e tutti distinti tra loro. Questa funzione vi permette di aggiungere non poca dinamicità agli scontri e di affrontarli sempre con un approccio diverso. Ovviamente, esistono anche poteri più utili per il lato sociale del gioco, ma li lasceremo scoprire a voi nella vostra run. Un’altra interessante novità per contrastare la legnosità dello shooting è l’aggiunta dei boostpack. Anche se utilizzati prevalentemente nell’esplorazione, possono offrire diverse opzioni di ingaggio anche nelle sequenze di combattimento, soprattutto negli ambienti senza gravità.

Tante possibilità e molta personalizzazione

Ma è impossibile non parlare anche dell’immensa cura posta da Bethesda nell’ambito delle navi. Lato personalizzazione, Starfield ha ben pochi rivali. Grazie alla funzione “costruttore navale” è possibile montare, modificare e spostare qualunque pezzo del mezzo, oltre a modificarne il colore. In rete ad esempio è possibile trovare diversi utenti che hanno già ricreato diverse astronavi rinomate, come il Millenium Falcon o la Milano dei Guardiani della Galassia. Insomma, le possibilità sono pressoché infinite. Inoltre, se parlavamo di legnosità riguardo lo shooting “a terra”, possiamo dire tutto il contrario per i combattimenti a bordo delle navi. Il sistema è infatti fluido, e permette l’uso di 3 armi diverse con cui abbattere scudi, scafo e sistemi. E come ciliegina sulla torta, una volta disabilitati i motori di una nave, il gioco offre la possibilità di abbordarla, ed eventualmente appropriarsene.

Lato abilità, Starfield offre un innovativo sistema che “costringe” i giocatori a far uso del talento appena appreso prima di potenziarlo nuovamente. Per esempio, appena sbloccata l’abilità “Medicina” dovete curare una certa quantità di salute prima di poter migliorare il talento. Tuttavia le numerose skill presenti nel gioco possono anche darvi una mano in svariati ambiti del gameplay: potenziare “Balistica” aumenta il danno delle armi, i livelli più alti di “Pilotaggio” permettono di mettersi al comando di navi di classe più alta e molto altro ancora. Inoltre, ottenere XP è piuttosto semplice: l’universo di gioco è pieno di attività per livellare, e dormire in un letto fornisce anche un temporaneo bonus del 10% all’esperienza.

Il comparto narrativo

Il comparto narrativo, come da tradizione Bethesda, è di pregevolissima fattura, sia per quanto concerne la main quest che per le varie missioni secondarie. Sono proprio queste, invero, a stupire di più, e rappresentano di fatto la vera essenza di Starfield. Ma andiamo con ordine.

Le missioni principali ci mettono dinanzi alle vicende di Constellation, con cui dobbiamo partire alla volta dello spazio profondo alla ricerca di alcuni misteriosi manufatti di origine sconosciuta. Come storia è molto interessante, e permette di visitare alcuni dei pianeti più dettagliati e ricchi dell’universo costruito da Bethesda. In generale poi è principalmente slegata dagli altri eventi narrativi. Un elemento che permette di vivere molto più intensamente le missioni secondarie, quelle legate alle fazioni e le altre attività offerte dal gioco.

Come detto sono proprio queste a spiccare maggiormente durante l’avventura. Sia per il fattore quantitativo, che soprattutto per quello qualitativo. La quantità di missioni è semplicemente straordinaria; vi basterà ad esempio camminare per le strade di una città e ascoltare casualmente una conversazione per raccogliere missioni e attività di vario genere. Per quanto riguarda la qualità della scrittura, invece, Starfield rappresenta il culmine dell’esperienza maturata con la serie di The Elder Scrolls e Fallout. In una parola: eccezionale.

Il vero punto di forza dell’esperienza

Menzione speciale poi va fatta alle missioni relative alle fazioni. Queste, oltre ad offrire una varietà quasi disarmante di situazioni e opportunità, favoriscono notevolmente l’immersione all’interno del gioco. Oltre a Constellation, che appunto è legata alla missione principale, in Starfield sono presenti altre quattro fazioni: la Flotta Cremisi (pirati spaziali), il Collettivo Freestar (dei separatisti di frontiera), la Ryujin Industries (una mega-corporazione) e le Colonie Unite (una Repubblica). Ognuna ha una propria ideologia e delle missioni speciali dedicate. Un fattore, questo, che si sposa perfettamente anche con la presenza delle religioni e dei credi, che vanno ulteriormente ad approfondire l’universo narrativo.

 

Starfield

 

Nell’ecosistema di gioco è dunque molto importante anche la creazione stessa del personaggio. In fase di editor, di fatto, è possibile scegliere un background e ben tre tratti, che oltre a farci partire con determinate abilità permettono al personaggio di avere fin da subito una propria storia. Vi segnaliamo, ad esempio, alcuni tratti che vi legano sin sa subito ad una città o ad una religione, precludendo così altre strade disponibili. Questi tratti potranno poi essere rimossi in un secondo momento, ma quello che vi consigliamo è di lasciarli attivi così da non compromettere l’immersione nello spazio interestellare di Starfield.

Comparto tecnico

Arrivati ad un ampio cumulativo di ore su Starfield, possiamo andare ad analizzare meglio il comparto tecnico del gioco. Starfield rappresenta l’esordio del motore grafico Creation Engine 2, lo stesso che sarà utilizzato per la realizzazione del nuovo The Elder Scrolls.

Possiamo affermare che gli spazi aperti rendono dinamicità ma soprattutto profondità all’ambiente, quasi da sentirsi abbracciati dall’universo circostante. L’utilizzo degli effetti volumetrici rende piacevoli gli scorci e il paesaggio unico, tanto da lasciare chi lo guarda senza parole. Si può dire che c’è un’enorme vastità scenica: si contano in totale ben 1000 pianeti, dei quali però molti sembrano vuoti e privi anche di entità viventi.

 

Starfield

 

Ciò che risulta essere poco efficace è il rendering ambientale: le piante e l’erba non riescono a seguire un ciclo naturale ma risultano statici, così come i volti delle persone, totalmente inespressivi. Il motore di gioco riesce a realizzare un paesaggio e un panorama nel suo complesso scenico, ma poco dettagliato nei minimi particolari. La differenza si riscontra negli ambienti interni come le stazioni e la stessa nave spaziale, che sono curati nei minimi dettagli con una texture ad altissima definizione in cui niente è trascurato. Lo spazio stellare risulta molto curato, purtroppo però è un mero recinto e punto di passaggio per il giocatore a causa dei load screen da un punto all’altro. Impeccabile invece l’illuminazione degli ambienti, che a seconda dell’istante e del luogo in cui ci troviamo varia, rendendo ogni volta l’esperienza unica. Piccola pecca si riscontra nelle ombre, dove si possono scorgere delle piccole sbavature.

Un comparto tecnico che convince a metà

Per quanto concerne la qualità tecnica, il gioco è fissato su 30fps come affermato già in precedenza dalla stessa software house. Assistiamo talvolta a sporadici cali di frame rate durante i caricamenti dei luoghi aperti e affollati, che non risultano, però, troppo fastidiosi. Non sono presenti molti bug, ma solo qualche difetto visivo dovuto all’ampiezza del gioco, comunque niente di rilevante. Male invece l’intelligenza artificiale, che risulta davvero deficitaria e totalmente assente, sia nei nemici che negli alleati.

Per quanto concerne l’innovazione, Starfield non riesce nel suo intento di essere il gioco innovativo che molti si aspettavano, ma risulta il classico GDR di casa Bethesda. Intendiamoci, è comunque un signor gioco, ma non il capolavoro assoluto in cui molti speravano ciecamente. Si piazza come degno successore di The Elder Scrolls e Fallout, specialmente nel feeling di gameplay e nelle tecniche GDR. Si può arrivare a parlare di una sorta di Fallout 4 riproposto nel 2023 con una grafica ammodernata ma un gameplay classico del 2015.

Non riesce infatti a portare quell’innovazione che molti giocatori si aspettavano, nonostante sia comunque un ottimo progetto che vale la pena provare, soprattutto se si è fan del genere e di Bethesda. Al netto di qualche difetto, primo su tutti la pessima intelligenza artificiale, infatti, Starfield ci ha convinto, rappresentando l’opera di Bethesda più ricca e rifinita di sempre.

VOTO: 8.5

 

 

UN ARTICOLO DI RICCARDO RIZZO, LUCA PALUZZI E ALESSANDRA SANTONI

 

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