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Spider-Man No Way Home, la recensione: emozioni e fanservice

Al cinema dal 15 dicembre, “Spider-Man No Way Home” è l’attesissimo nuovo film dedicato al personaggio interpretato da Tom Holland. Insieme all’attore ritornano Zendaya, Jacob Batalon, Jon Favreau e Marisa Tomei. Mentre tra le new entry abbiamo Benedict Cumberbatch, Alfred Molina, Jamie Foxx e Willem Dafoe. Anche questo terzo capitolo è diretto da Jon Watts.

L’attesa è finita. Dopo tanti rumor e leak pesantissimi, “Spider-Man No Way Home” è arrivato nelle sale di tutto il mondo. Ma il nuovo film dedicato all’amichevole Spider-Man di quartiere si sarà rivelato soddisfacente? Con un buon ritmo, tanta azione e soprattutto momenti emozionanti, la pellicola riesce nel suo intento principale: intrattenere. Ma nonostante questo, il lavoro diretto da Jon Watts porta con sé alcuni problemi.

Nell’episodio precedente

“Spider-Man No Way Home” inizia dove la pellicola precedente ci ha lasciato con il suo finale sconvolgente. Dopo essere stato incastrato da Mysterio (Jake Gyllenhaall in “Far from Home”), Peter Parker (Tom Holland) vede la sua vita e quella delle persone a lui care completamente stravolta. Per risolvere questa situazione complicata, Peter chiede aiuto a Doctor Strange (Benedict Cumberbatch). A causa di un errore provocato dallo stesso Parker mentre lo Stregone Supremo lanciava il suo incantesimo, il nostro eroe si ritrova ad affrontare nemici provenienti da altri universi. Ed è proprio qui che lo spettatore ritroverà delle vecchie conoscenze.

Non rivelando oltre della trama del film, gli eventi di “Spider-Man No Way Home” iniziano ad ingranare proprio da qui. Ma nonostante il susseguirsi di sequenze action e alcuni momenti emozionanti, la pellicola ha non pochi problemi.

Una sceneggiatura poco solida

Il problema più grande della pellicola diretta da Jon Watts è la “sceneggiatura” scritta da Chris McKenna e Erik Sommers (già sceneggiatore del recente “Black Widow”). Quello che vediamo su schermo è letteralmente un revival di personaggi già visti in passato. Basare il tutto su azione e momenti che portano ad emozionare lo spettatore, può andare bene se fatto con un limite. Ma sfortunatamente il limite viene superato in questa pellicola.

Non è stato di certo brutto rivedere i villain delle pellicole dirette da Sam Raimi, ma nell’ottica di un universo in continua espansione come il MCU, sfortunatamente non funziona. Il Multiverso è un semplice pretesto, ma non il fulcro della trama (Kevin Feige in passato ha confermato che la base principale del MCU sarebbe stato questo). Dove lo spettatore cerca innovazione, qui trova semplicemente un viaggio nei ricordi.

Spider-Man e la sua “famiglia”

Un altro problema presente all’interno di questa nuova interazione del personaggio, è la sua “famiglia”. Se zia May non si è mai rivelata un grande pilastro nella vita di Peter, in Spider-Man No Way Home” finalmente la vediamo essere per davvero una figura di riferimento per il nipote. Sempre messa in secondo piano prima da Iron Man e poi dal finto eroe Mysterio, il personaggio interpretato da Marisa Tomei si rivela importante per il suo Peter.

Purtroppo non si può dire lo stesso di Ned , ma di MJ si. Sin dal principio personaggi abbastanza scialbi, in “No Way Home” cercano di essere più utili e importanti nella vita di Spidey. Soprattutto MJ, finalmente la vediamo essere non solo una ragazza diversa dalle altre con la passione per le teorie complottistiche, ma la compagna di Spider-Man. Non una semplice fidanzata, ma una persona che comprende per davvero chi ha di fronte a sé. Infatti finalmente dopo due film, Jon Watts riesce a dirigere meglio una Zendaya non al top all’interno del MCU.

Adesso arriviamo ai due tasti dolenti della “Spider-family”: Ned e Happy. Spalla comica della trilogia diretta da Jon Watts, Ned è il personaggio più “macchietta” e ridicolizza anche personaggi come Doctor Strange. Con delle battute non sempre funzionali e uno sviluppo senza alcun nesso logico, il migliore amico di Peter Parker è sicuramente uno dei peggiori personaggi all’interno della pellicola. Nel caso di Happy possiamo semplicemente dire che la sua presenza è totalmente superflua e utile solo a ricordare il legame di Peter con Tony Stark.

Ma tra personaggi importanti e meno importanti, a spiccare il volo è proprio Peter Parker.

Spider-Man/Peter Parker e i villain

Finalmente dopo tanto tempo vediamo Tom Holland interpretare Peter Parker/Spider-Man. Uno dei difetti più evidenti dei capitoli precedenti era la scarsa somiglianza tra la versione MCU del personaggio con quella dei fumetti sotto l’aspetto caratteriale. Invece in “Spider-Man No Way Home” abbiamo un Parker pronto ad affrontare le proprie responsabilità da solo.  Infatti questo terzo capitolo è importantissimo per il futuro del personaggio e con il finale, possiamo essere fiduciosi.

Arrivando sul fronte villain, troviamo moltissime vecchie conoscenze. Ma a risaltare più su tutti sono Doc Ock (Alfred Molina), Electro (Jamie Foxx) e Goblin (Willem Dafoe). Se Doc Ock risalta subito per lo spettacolare scontro iniziale contro Spidey, non possiamo dire lo stesso per la sua caratterizzazione. Mentre Electro si rivela un personaggio più interessante rispetto alla sua pellicola d’esordio. Ma a prevalere su tutti è il Goblin interpretato da Willem Dafoe.

Più cattivo e spietato rispetto a quanto visto nel film del 2002, è il vero villain della pellicola. Non solo la presenza scenica impeccabile di Willem Dafoe, cruciale è il suo rapporto con il protagonista. Sarà proprio lui a portare Peter Parker a diventare il vero Spider-Man.

Infine gli altri villain presenti, sono al limite del cameo (nonostante la loro presenza in più scontri). A risaltare in negativo è Lizard. Nonostante un design differente rispetto a “The Amazing Spiderman”, il lavoro sulla sua CGI è pessimo. Ma non è solo la CGI di Lizard ad avere problemi sul fronte tecnico.

Regia e montaggio traballanti

Se abbiamo un combattimento spettacolare con Doc Ock VS Spider-Man e quest’ultimo contro Strange, non possiamo dire lo stesso per le altre sequenze. Confusionarie e molto frenetiche, alcune scene action perdono moltissimo. Infatti sono vittime di una regia non al top e di un montaggio in post produzione che non è riuscito a colmare questo “vuoto”. A perderci più di tutti, è lo scontro finale contro tutti i villain.

Un montaggio troppo frenetico e una confusione nel gestire più personaggi su schermo, hanno reso uno dei potenziali migliori scontri finali di un cinecomic, un combattimento anonimo con fanservice all’interno. Ma una nota di merito va al vero scontro finale. Molto fisico e psicologico, rendendo così al meglio la crescita del protagonista.

Considerazioni finali

La nuova collaborazione tra Marvel Studios e Sony funziona. “Spider-Man No Way Home” intrattiene, ha un buon ritmo, un ottimo sviluppo per il suo protagonista ma ha alcuni problemi di fondo. Da una regia e una CGI non sempre impeccabile, fino ad arrivare a uno script che si regge in piedi grazie al fanservice onnipresente all’interno della pellicola, non di certo siamo davanti al miglior film dedicato a Spider-Man.  Ma nonostante questo, il film non deluderà lo spettatore.

Ps. Restate in sala durante i titoli di coda. Sono presenti ben due scene post credit.

Pro

  • Il ritmo della pellicola;
  • Nonostante sia un’arma a doppio taglio, il fanservice funziona;
  • Finalmente abbiamo visto il vero Spidey grazie all’ottima performance di Tom Holland;
  • Willem Dafoe su tutti, è incredibile.

Contro

  • Fanservice è un’arma a doppio taglio, lo script non può reggere solo su questo;
  • L’azione in alcune sequenze è molto discutibile su più punti di vista;
  • Alcuni personaggi non funzionano all’interno della pellicola.

Per altre recensioni dedicate ai film di prossima uscita e serie TV, continuate a seguirci su NCS.

di Gabriele Di Nuovo

 

Gabriele Di Nuovo

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