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Soldi e calcio: investire grandi cifre assicura il successo?

I valori nel mondo del calciomercato aumentano smisuratamente ogni stagione. Lo sport più seguito del pianeta sta diventando anche quello più dispendioso sul piano finanziario. Solo ricchi e potenti fondi riescono a fronteggiare le spese per gli ingaggi e ad acquistare giocatori di livello. Il denaro, però, bisogna saperlo spendere, e molte realtà che possiedono ampie disponibilità economiche sembrano non essere in grado di farlo. Di fronte a questo fatto, veramente i soldi portano al successo nel calcio?

PSG: dodici anni di spese e zero Champions League

Dal lontano ottobre 2011 il Paris Saint-Germain è controllato dalla Qatar Investment Authority, il fondo sovrano del Paese che ha ospitato il Mondiale 2022. Il presidente Nasser Al-Khelaïfi negli ultimi anni ha portato nella “Ville Lumière” grandi campioni, partendo da Edinson Cavani e Zlatan Ibrahimovic, passando per Gianluigi Buffon, Sergio Ramos e finendo con il tridente delle meraviglie: Mbappè, Neymar e Messi. Un progetto ambizioso, quello di riunire grandi calciatori per espandere il brand e portare il PSG ai livelli mediatici dei club che hanno fatto la storia di questo sport. Da questo punto di vista la proprietà qatariota è riuscita a incidere, mentre molto meno sull’aspetto sportivo.

Seppur i parigini stiano dominando il calcio francese da più di un decennio, escludendo scivoloni come il trionfo del Lille nella Ligue 1 2020-21, l’Europa rimane tutta da conquistare. È improbabile che Nasser Al-Khelaïfi si accontenti dei trofei casalinghi, la vera ambizione è la Champions League. Sfiorata con la finale del 2019-20, persa a scapito del Bayern vincitore del triplete, nelle ultime due edizioni la coppa dalle grandi orecchie non è stata vista neanche da lontano.

Negli occhi della proprietà del Qatar è rimasta impressa la tripletta di Karim Benzema al Bernabéu dell’anno scorso. Per non vivere di nuovo una tale umiliazione, il calciomercato di questa stagione è stato affidato a un costruttore di squadre come Luís Campos. Quella che è stata la società più spendacciona d’Europa si è resa conto che non basta comprare le “figurine” migliori, ma serve creare una formazione bilanciata e costruita con un progetto forte alle spalle. Vitinha, Fabián Ruiz, Nuno Mendes e Renato Sanches sono colpi di mercato meno sfavillanti di Messi, Donnarumma e Neymar. Probabilmente però sono più utili a creare un’idea di squadra vincente.

Neymar Jr, Lionel Messi e Kylian Mbappe (@Shutterstock)

Chelsea: da Abramovich a Boehly, una rivoluzione copernicana

Non che i “Blues” di Londra fossero economicamente accorti sotto la dirigenza dell’oligarca russo, ma senz’altro gli investimenti fatti da Roman Abramovich sono stati spesso ragionati, e volti a risolvere problemi della squadra. Anche le mosse che si sono rivelate dei “flop” clamorosi, come l’acquisto di Lukaku, hanno avuto un senso. Il belga è stato ingaggiato per risolvere la carenza di finalizzatori puri nel reparto offensivo, tutt’ora il punto critico del Chelsea. La squadra di Londra non riesce a segnare, e nelle 31 partite di questa Premier League ha messo in rete 30 palloni (dati: Transfermarkt). La cosa stupefacente è che il solo Erling Haaland, con 47 gol totali segnati in stagione, riuscirebbe a sorpassare l’intero attacco dei “Blues” solo con le 32 reti di campionato (dati: Transfermarkt).

Numeri allarmanti, tutt’altro che risolti dal calciomercato faraonico del nuovo proprietario Todd Boehly, il quale ha speso cifre colossali per giocatori poco funzionali come João Félix e Mychajlo Mudryk. Oltre a questo, ha puntato molti soldi su individui che non hanno dimostrato ancora granché, come ad esempio Enzo Fernandez. Gli interventi invernali per puntellare la squadra ne hanno affossato ulteriormente il rendimento, che con Thomas Tuchel consentiva ancora di lottare per raggiungere le competizioni europee. Il flop di Graham Potter, soverchiato dalle difficoltà, ha portato il Chelsea ad essere più vicino alla zona retrocessione che alla Conference League

Conclusioni

Avere soldi è un bene, senza dubbio. Consente di porre rimedio a emergenze, oltre che a togliersi diverse soddisfazioni. Fatto sta che è difficile utilizzare il denaro nel modo giusto, soprattutto nel mondo calcistico. Boehly e Al-Khelaïfi dovrebbero prendere ispirazione da modelli come il Benfica, di cui abbiamo parlato in un articolo dedicato, oppure dal Como, squadra di casa nostra. Alle spalle la squadra lombarda ha una delle proprietà più ricche del mondo calcistico, la famiglia Hartono, prima nella classifica dei “paperoni” di Indonesia, quinta in tutto il continente asiatico e una delle più danarose del pianeta. Quando la proprietà ha acquistato il Como, ad aprile 2019, quest’ultimo si trovava in serie D; oggi galleggia a metà classifica in Serie B, fresco di un pareggio contro il Bari. E questo traguardo sportivo è stato raggiunto senza particolari investimenti, almeno per il momento. Ciò conclama il fatto che se si hanno i soldi non è necessario spendere cifre mostruose per avere successo.

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Cristian Castellini

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