Mastodon e social network (@Shutterstock)
Il rapporto che gli adolescenti sviluppano con i social network è un tema che ha sempre più rilevanza per la psicologia. Uno studio pubblicato su Nature Human Behaviour si concentra sulle differenze del rapporto con i social fra adolescenti neurotipici e ragazzi con qualche condizione di disturbo psichico.
Lo studio è stato effettuato sui dati, raccolti nel 2017, di un campione di 3.340 giovani. Il 16% di loro soffriva di almeno una condizione di salute mentale.
Indipendentemente dalla condizione di salute mentale, gli adolescenti con qualsiasi disturbo trascorrono più tempo sui social media rispetto agli adolescenti senza. Essi sono inoltre meno soddisfatti delle loro amicizie online.
Il passaggio successivo è distinguere le condizioni in due categorie principali: internalizzanti ed esternalizzanti. Le prime sono tutte quelle caratterizzate da emozioni negative rivolte verso di sé, come ansia o depressione. Le condizioni esternalizzanti sono quelle in cui i comportamenti negativi vengono rivolte verso l’esterno, ad esempio l’ADHD.
Per quanto riguarda la soddisfazione verso gli amici online e il rivelare se stessi autenticamente, i soggetti con condizioni internalizzanti hanno ottenuto i punteggi inferiori. Al contrario, non sono state trovate differenze significative nell’auto-presentazione autentica. Inoltre questi soggetti trascorrono la quantità di tempo online maggiore e si confrontano di più con gli altri utenti.
Le condizioni esternalizzanti sono caratterizzate da impulsività, scarso automonitoraggio e propensione al rischio. Le ipotesi degli studiosi erano che tali sintomi si riflettessero nell’utilizzo dei social media. I risultati supportano questa ipotesi per il tempo trascorso sui social media. Hanno però controllo, come i neurotipici, di questo tempo e sono ugualmente soddisfatti delle proprie amicizie online.
Il confronto sociale online è vissuto diversamente nei due gruppi, poiché è molto più impattante sui soggetti internalizzanti. I due gruppi differiscono nel tempo trascorso sui social media (che nell’internalizzazione è maggiore rispetto all’esternalizzazione) e nella felicità per il numero di amicizie online (gli internalizzanti sono meno felici). Lo studio suggerisce che le difficoltà nelle relazioni con i coetanei sperimentate da entrambi i gruppi clinici offline potrebbero riflettersi anche nelle loro interazioni online.
Gli autori ricordano di interpretare i risultati con cautela, dati vari limiti dello studio; come il campione limitato sia numericamente che geograficamente (i ragazzi sono tutti inglesi). Questo rimane però uno studio importante, in quanto è uno dei pochi a confrontare l’uso dei social media tra persone con e senza problemi di salute mentale.
Fonti: Nature Human Behaviour e Focus
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