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Serie A, troppe gare saltate? Ecco perché

di Redazione NCI

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Il Covid è tornato a bussare alle porte dei vari club di Serie A, causando emergenze e difficoltà. Diversi i cluster nel massimo campionato italiano: tra le società più colpite figurano Udinese, Salernitana, Torino e Bologna. Proprio per questo, le ASL locali hanno disposto l’isolamento dei soggetti a contatto con i positivi, generando l’ormai consolidato conflitto tra le aziende sanitarie locali e la Lega Serie A.

Ma qual è il protocollo vigente? Come funzionano le quarantene? Perché vi è divergenza tra le diverse ASL? La Gazzetta dello Sport ha provato a dare una risposta a questi quesiti tanto attuali quanto controversi.

Protocollo e quarantena soft: di cosa si tratta

Facciamo un passo indietro: primavera 2020. La pandemia è appena entrata nel vivo e in Lega si discute sul protocollo da adottare in caso di ripartenza del campionato. Si optò per la famigerata quarantena soft: la possibilità, cioè, di proseguire con gli allenamenti e con le gare nonostante il riscontro di positività di uno o più membri del gruppo squadra.

La proposta fu accolta con grande entusiasmo dal presidente federale Gabriele Gravina, fautore di questa riforma nonostante le perplessità generali.

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Cosa cambia con i vaccini?

La circolare del Ministero della Salute del 30 dicembre 2021 ha decretato la possibilità di adottare la cosiddetta quarantena “ammorbidita”: chiunque abbia effettuato la terza dose del vaccino (o la seconda negli ultimi quattro mesi) non è sottoposto ad isolamento ma può continuare ad uscire, pur rimanendo per 10 giorni in regime di auto-sorveglianza e utilizzando la mascherina FFP2 per tutta la giornata.

Ciò vale anche per coloro i quali abbiano avuto il Covid negli ultimi 120 giorni e siano ormai guariti.

Le ASL e la loro… ambiguità

Le ASL, a questo punto, possono attingere a due fonti: la quarantena soft o quella ammorbidita. Nel primo caso, giocatori come Elmas, Lobotka e Zielinski (fermati dall’ASL Napoli 2) avrebbero potuto prendere parte alla trasferta di Torino. Viene a mancare, dunque, un coordinamento tra le varie ASL, dopo che l’ipotesi di avere un interlocutore all’interno del Ministero della Salute era stata scartata in occasione della prima ondata.

Pertanto, il presidente del CONI Giovanni Malagò si è attivato per istituire una cabina di regia per contrastare queste ambiguità.

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Le ipotetiche soluzioni

La Federazione Medico-Sportiva aveva già tentato, attraverso un documento, di rafforzare le misure speciali e contrastare l'”effetto vacanze”, attraverso screening più mirati e meno test rapidi (la cui attendibilità è sotto accusa). Testo bocciato dai club e problema rimandato.

Un’ulteriore soluzione sarebbe quella di rafforzare il protocollo vigente, cercando di non isolare tutti i gruppi squadra per mesi. Per fare ciò, però, occorrerebbero 2-3 settimane in cui il calcio cerchi di limitare i danni causati dal virus.

In questo momento, tuttavia, la Lega Serie A ha manifestato il proprio dissenso in merito ad ogni variazione drastica del calendario. In tutto questo il caos regna e a pagarne le conseguenze, ovviamente, sono i tifosi.

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di Lorenzo Ruggieri

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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