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Serie A: le migliori coppie padre & figlio nel campionato italiano

di Michele Foti

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Valentino e Sandro Mazzola

Le prossime due coppie, le ultime di cui vi parleremo oggi, non possono non emozionare chi si dice amante di questo sport. Stiamo parlando di storia: Valentino e Sandro Mazzola, simboli delle rispettive maglie e del calcio italiano più in generale.

Valentino Mazzola si fa conoscere dagli addetti ai lavori quando veste, tra il 1940 e il 1942, la maglia del Venezia, squadra in cui ricopre il ruolo di esterno sinistro. Il trasferimento al Torino nel ’42 segna per lui un punto di svolta, un giro di boa con cui si afferma come uno dei migliori numeri 10 nella storia del calcio. Con la maglia granata finisce per indossare al braccio la fascia di capitano, fascia che per un paio d’anni indosserà anche in Nazionale; in bacheca porta la bellezza di cinque scudetti e una Coppa Italia. Era il cosiddetto Grande Torino, quella squadra che seppe dominare in Italia e in Europa nella seconda metà degli anni ’40; e che solo la tragedia di Superga, 4 maggio 1949, seppe arrestare.

Sandro Mazzola probabilmente non aveva la stessa qualità – che pure era decisamente notevole – del padre. Sicuramente una maggiore duttilità: ricoprì il ruolo di mediano, interno di centrocampo, e persino quello di attaccante. In carriera vestì una sola maglia, quella nerazzurra dell’Inter dal 1960 al 1977 senza contare le giovanili, anch’esse in nerazzurro; portò in bacheca ben quattro scudetti,  due Coppe dei Campioni e due Coppe Intercontinentali; a queste va aggiunto il campionato d’Europa 1968 con la maglia della Nazionale. Fu bandiera e capitano a lungo, oltre che simbolo della Grande Inter di Herrera. In tutto questo, una affascinante rivalità con il numero 10 dei cugini del Milan Gianni Rivera.

Cesare e Paolo: la dinastia Maldini nel segno del Milan

Tanto si è scritto sulla storia di questa famiglia: Cesare, Paolo, e forse un giorno Daniel. Una famiglia che per due generazioni ha sposato il rossonero. Cesare, più di 400 presenze con il Diavolo e a lungo capitano del Milan, lo ha fatto non soltanto da calciatore (dal 1954 al 1966) ma anche da allenatore (1972-74 e 2001). È annoverato tra i difensori migliori e certamente più vincenti della sua generazione (4 scudetti e la Coppa dei Campioni 1962-63), ma seppe distinguersi anche per le sue qualità da allenatore, in particolar modo alla guida della Nazionale: allenò infatti sia la Nazionale Under-21, con cui vinse la bellezza di tre Europei (1992, ’94 e ’96), sia la Nazionale maggiore in occasione dei Mondiali del ’98. Da ricordare, inoltre, il fatto che era vice di Bearzot nei vittoriosi Mondiali del 1982.

 

Paolo Maldini (@Shutterstock)

 

Un’eredità pesante, insomma. Chiunque ne sarebbe stato intimorito. Paolo Maldini, invece, non soltanto seppe dimostrarsi all’altezza del padre, ma addirittura lo superò, fino a essere annoverato, ancora oggi, tra i migliori difensori che il calcio abbia mai visto. Venticinque anni al Milan e una sterminata serie di trofei: sette scudetti, una Coppa Italia, cinque Supercoppe italiane ed europee e, per finire, la bellezza di cinque Champions League con otto finali disputate. Il rimpianto è stato non aver vinto nulla con la Nazionale italiana, ma resterà per sempre un peccato che non abbia mai vinto un più che meritato Pallone d’Oro.

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