Sono passati ormai due anni dallo scoppio della pandemia in Italia, ma di problemi legati ad essa ce ne sono ancora tanti, soprattutto nella scuola. Dall’aumento dei contagi, agli obblighi di mascherina ancora vigenti nelle aule universitarie, l’ombra del COVID non sembra accennare a sparire. A causa dell’assenza di areazione e ventilazione perciò, nelle scuole si dovrà probabilmente portare ancora la mascherina nelle classi durante l’intera giornata.
Dai sondaggi risultano grandi investimenti delle scuole nelle attività di disinfezione delle superfici, ma pochi per le migliorie della qualità dell’aria. A riferire questi dati è la Fondazione Gimbe in collaborazione con l’ANP (Associazione nazionale dirigenti e alte professionalità della scuola) che ha coinvolto 312 istituti. Infatti, risulta che per migliorare l’areazione nelle stanze e nei locali scolastici, ci si è affidati quasi completamente alle care vecchie finestre aperte. Ovviamente, questa soluzione non ha particolare efficacia, al contrario delle attrezzature specifiche e ai sistemi di ventilazione.
“L’assenza di interventi strutturali in grado di garantire un’adeguata ventilazione ed aerazione dei locali è il vero tallone d’Achille, in assenza del quale il prossimo anno scolastico difficilmente potrà essere affrontato senza ricorrere all’utilizzo delle mascherine” riferisce Antonio Giannelli, presidente ANP ai microfoni Rai. E la situazione non dà ancora segni di miglioramento nemmeno in ambito universitario, sia a livelli di campus che semplici atenei.
“I risultati della survey restituiscono un quadro oggettivo delle misure implementate per aumentare la sicurezza Covid-19 nelle scuole, lasciando emergere varie criticità che dovrebbero essere risolte prima dell’anno scolastico 2022-2023“, riporta il presidente della Fondazione Gimbe Nino Cartabellotta.
È tutt’altra storia l’aspetto dell’pulizia corporea e per i controlli sulla temperatura degli studenti. Un ottimo risultato si è registrato per l’igiene delle mani, per il 98,7% di disponibilità di dispenser negli spazi appropriati, 92,9% delle procedure standardizzate e 91,6% di interventi formativi per personale scolastico e alunni. Per quanto riguarda le misurazioni della temperatura, il 95% dei campioni hanno comprato dei dispostivi,
“Inoltre, alcuni interventi di prevenzione si sono dimostrati inefficaci: la copertura vaccinale (con due dosi) si è fermata intorno al 35%, con rilevanti differenze regionali, mentre la terza dose non è ancora stata autorizzata da Ema; in secondo luogo, con una variante così contagiosa come Omicron 5 le attività di tracciamento risultano di limitata utilità; infine, meno dell’1% delle infezioni consegue a contatto con superfici infette mentre è ormai evidente il ruolo della diffusione aerea e l’importanza degli impianti di aereazione.”
Dalle ASL arrivano invece i dati della vaccinazioni in loco a scuola, iniziativa che difficilmente è stata ritenuta applicabile. Anche se ciò aumenterebbe la copertura vaccinale, “la normativa vigente non facilita tali esperienze”, conferma Giannelli. Infatti il 45,1% dei dirigenti delle scuole non ha approvato l’idea.
Una situazione quindi di difficile interpretazione; le parti coinvolte che non hanno ancora scelto una posizione. Il rischio di tornare nelle aule con le mascherine però, specie per i numeri dei contagiati delle ultime settimane, è molto concreto.
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