di davide gerace
Grazie ai progressi della scienza, da oggi sarà possibile mangiare, per la prima volta nella storia, una batteria ricaricabile. Sembra assurdo, ma rappresenta la sfida degli scienziati per un futuro più sostenibile.
Scienza: com’è la batteria commestibile
Il primo prototipo della batteria, è stato progettato dai ricercatori dell’Istituto Italiano di Tecnologia (IIT) di Milano. Il risultato ottenuto è stato pubblicato sulla rivista internazionale Advanced Materials. Il team, diretto dal dott. Mario Caironi, ha utilizzato materiali di solito consumati a tavola.
Presenti la riboflavina (vitamina B2) che agisce da anodo e la quercetina (presente nelle mandorle e nei capperi) che agisce da catodo. I ricercatori per creare il separatore, vitale per evitare cortocircuiti, hanno scelto le alghe nori, utilizzate solitamente per preparare il sushi. Per incapsulare gli elettrodi, gli scienziati hanno usato la cera d’api da cui escono due contatti creati con l’oro alimentare, utilizzato anche dai pasticceri per le decorazioni. Infine, per aumentare la conducibilità elettrica, è stato utilizzato il carbone attivo, mentre l’elettrolita del prototipo è a base d’acqua.
Lo scopo della batteria
La cella della batteria funziona a 0,65V, una tensione abbastanza bassa, che non crea problemi al corpo umano se ingerita. Per ora il prototipo fornisce una corrente di 48A per 12minuti, oppure pochi microampere per un’ora. La batteria è utile per ricaricare piccoli dispositivi elettronici, come LED a bassa potenza.
Il dott. Mario Caironi ha spiegato l’utilizzo della batteria: “I potenziali utilizzi futuri includono circuiti e sensori commestibili, in grado di monitorare le condizioni di salute ma anche lo stato di conservazione degli alimenti. L’alto livello di sicurezza di queste tecnologie potrebbe essere utile anche nell’ambito dei giocattoli per i bambini più piccoli, dove il rischio di ingestione è elevato”. Non solo, il campo dell’elettronica commestibile ha come scopo principale non solo il trattamento di molti disturbi del tratto gastrointestinale, ma lotta anche per un futuro più sostenibile. Questa tecnologia, infatti, potrebbe sostituire le attuali batterie, realizzate con materiali altamente tossici e impattanti per l’ambiente.
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