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Scienza: il sonnellino pomeridiano aiuta il cervello a invecchiare meglio

di davide gerace

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Dormire il pomeriggio è un’abitudine per milioni di persone. La scienza è sempre stata abbastanza divisa sull’argomento, tra chi lo considera una perdita di tempo e chi lo ritiene fondamentale. Una ricerca recente sembra aver sciolto qualsiasi dubbio, con il sonnellino pomeridiano che sarebbe molto più utile di quanto possiamo immaginare.

Scienza: lo studio

Lo studio, compiuto dai ricercatori della University College di Londra e dell’Università della Repubblica in Uruguay, spiega come il sonnellino pomeridiano protegga il cervello dalla neurodegenerazione. Tutto nasce da un presupposto, il cervello delle persone si restringe molto più velocemente nei soggetti con problemi cognitivi o con malattie mentali e, come spiegano diverse ricerche, può essere ricollegato ai disturbi del sonno.

Partendo da questo, i ricercatori hanno utilizzato i dati dell’UK Biobank, che raccoglie i dati di 500mila persone tra i 40 e i 69 anni. Di questi, gli scienziati hanno selezionato 35mila soggetti cercando di scoprire se tutte le varianti genetiche, attribuite al sonnellino pomeridiano, fossero collegate anche al volume del cervello e ad altri fattori.

I risultati hanno dimostrato come ci sia una stretta correlazione tra la predisposizione genetica al sonnellino diurno e un aumento del volume cerebrale. In parole povere, dormire abitualmente il pomeriggio protegge il cervello dalla neurodegenerazione, precisamente tra i 2,6 e i 6,5 anni in meno di invecchiamento.

La ricerca è stata pubblicata sulla rivista Sleep Health.

L’importanza del sonno

La dottoressa Victoria Garfield, coautrice dello studio, ha rilasciato delle dichiarazioni alla rivista scientifica: “Fare abitualmente un breve pisolino diurno potrebbe aiutare a preservare il volume del cervello e questa è una cosa positiva, potenzialmente, per la prevenzione della demenza”. La dottoressa ha comunque sottolineato i tanti fattori che portano alle malattie mentali, che possono variare i risultati da un paziente all’altro.

Grazie alla ricerca, da oggi vedremo il sonnellino pomeridiano in modo completamente diverso e non come una perdita di tempo.

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