di Federico Minelli
Tutto il mondo, o quasi, è in trepidante attesa. Questa mattina, infatti, sono partiti i negoziati tra Russia ed Ucraina, ma nel frattempo guerra e paura continuano a dilagare. Tra sanzioni, neutralità spezzate e richieste disperate, ecco il punto su cosa è successo tra stanotte e la prima mattinata di oggi.
Sanzioni alla Russia, c’è una storica presa di posizione
Ormai da giorni Stati Uniti, Gran Bretagna, Canada e Unione Europea hanno imposto sanzioni economiche alla Russia che si sono via via inasprite. Ma c’è una nazione che, storicamente neutrale, questa volta ha deciso di schierarsi apertamente: la Svizzera.
Il paese elvetico, infatti, ha appoggiato le scelte dell’UE per la prima volta dalla sua unificazione: neanche durante la seconda guerra mondiale era successo. Chi invece ha condannato queste misure è la Cina, che, come dice il portavoce del ministero degli Esteri Wang Wenbin,“si è sempre opposta a sanzioni unilaterali al di sopra del diritto internazionale”, e “chiede a tutte le parti di dar prova di moderazione per evitare di esacerbare le tensioni Russia-Ucraina”, confermando infine le normali relazioni commerciali che intercorrono tra Pechino e Mosca.
Le conseguenze economiche per il paese russo sono critiche: il rublo è in caduta libera (-30%), le code ai bancomat sono infinite e il prezzo di oro e petrolio è schizzato alle stelle. La banca centrale russa, dal canto suo, ha annunciato un piano di misure con l’obiettivo di alleviare le ammende imposte dagli altri paesi.
Partiti i negoziati: l’incontro al confine bielorusso
Il luogo preciso non è stato rivelato per questioni di sicurezza, ma le delegazioni di Russia e Ucraina si sono incontrate lungo le rive del fiume Pripyat, al confine tra Ucraina e Bielorussia, nella zona di Gomel, dove si trova anche la centrale nucleare di Chernobyl.
Il confronto è già partito da questa mattina, ed è sicuramente delicato da trattare anche a causa delle minacce di Vladimir Putin, che nei giorni passati ha annunciato la messa in stato di allerta del sistema di deterrenza nucleare, minacciando “conseguenze come non se ne sono mai viste nella storia”.
Le intenzioni del presidente Zelenskyj sono chiare: chiedere il cessate il fuoco immediato e il ritiro delle truppe russe dal territorio ucraino. Un’altra richiesta è stata avanzata dal Capo di Stato ucraino, ovvero l’ammissione immediata all’UE tramite la procedura accelerata e semplificata.
La risposta della Von Der Leyden non si è fatta attendere: “L’Ucraina è una di noi e la vogliamo nell’Unione”. Ma anche sottolineato che “è importante che la parte ucraina accetti i colloqui di pace e che le condizioni siano buone. In generale, è sempre meglio avere colloqui di pace piuttosto che combattere. Ma la fiducia nel presidente Putin è completamente infranta ed erosa.”
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I combattimenti non si fermano
Dopo l’accelerata delle operazioni militari da parte della Russia nella notte tra venerdì e sabato, ora sembra che l’invasione abbia subito una brusca frenata, anche se l’esercito continua ad avanzare verso Kiev. Questo è dovuto non solo all’esercito regolare ucraino, ma anche ai volontari che si sono arruolati ed armati in difesa delle proprie città.
Anche stanotte, però, dopo le tre del mattino ci sono state nuove esplosioni a Kharkhiv e Kiev, mentre a Maripol si combatte tutt’ora. Intanto, la Russia ha invitato i civili a lasciare la capitale ucraina, così come Italia e Francia hanno sollecitato i propri cittadini ad abbandonare la Russia con i mezzi ancora disponibili. Segnali non incoraggianti, ma la speranza è che la pace potrebbe essere concepita proprio oggi.
Fonte: Corriere della Sera
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di Federico Minelli
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