di Lorenzo Ruggieri
La guerra in Ucraina continua a mietere morte, distruzione e stravolgimenti in ogni settore sociale. Anche in Russia, l’invasione non è stata vista di buon occhio da gran parte dell’opinione pubblica. Molte persone infatti hanno legami familiari in Ucraina e la scarsa celerità delle trattative accresce la loro apprensione.
Tra questi vi è l’attaccante dello Zenit San Pietroburgo e della nazionale russa, Artëm Dzyuba. Nei giorni scorsi, il centravanti era stato criticato dal terzino ucraino dell’Everton Mykolenko per non essersi schierato pubblicamente contro la guerra. Nelle ultime ore, però, Dzyuba è stato al centro di un altro dibattito per essersi rifiutato di vestire la maglia della propria nazionale nei prossimi impegni.
Russia, il ct: “Dzyuba non convocato, ha parenti in Ucraina”
La sospensione delle rappresentative russe da parte della FIFA ha sancito la loro esclusione dalle gare di qualificazione ai prossimi Mondiali in Qatar. Questo, però, non ha proibito al tecnico Valeri Karpin di diramare un elenco di convocati per alcuni giorni di raduno durante lo stop dei campionati nazionali.
Lo stesso Karpin ha ammesso di aver ricevuto una particolare richiesta da parte di Dzyuba: “Ci eravamo sentiti al telefono domenica e Artem ci aveva assicurato di aver voglia di giocare con la selezione. Ma ora, in seguito alla difficile situazione in Ucraina, dove vivono molti suoi familiari, si è scusato chiedendomi di non essere convocato per motivi familiari”.
Dzyuba puntualizza: “Nessun legame con la guerra”
La notizia ha fatto subito discutere in tutto il mondo, vista anche la difficoltà per i cittadini russi di esprimere la propria opinione sull’invasione. Ai microfoni del quotidiano Sport-Express, però, il centravanti ha precisato: “Non vado in nazionale non per questioni politiche ma per vicende familiari. Non voglio entrare nei dettagli, ma in questo momento voglio solo stare vicino alla mia famiglia“. Che sia una via diplomatica per confermare quanto detto dal proprio CT? Difficile stabilirlo, di certo anche in Russia non si vivono tempi tranquilli, nemmeno nello sport.
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di Lorenzo Ruggieri
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