di Lorenzo Peratoner
Dalla Russia un passaggio verso un’ulteriore chiusura nei confronti della comunità LGBTQIA+, approvando in prima lettura una proposta di legge che vieta le operazioni chirurgiche per cambiare sesso. Vediamo i dettagli, riportati da ANSA…
Il disegno di legge e le reazioni internazionali
La Russia è da decenni che persegue una politica marcatamente conservatrice nei confronti dei diritti e della tolleranza delle minoranze sessuali; il pretesto alla base, infatti, è quello di tutelare i minori dalla propaganda occidentale “dei rapporti sessuali non tradizionali“. Numerosi osservatori indipendenti, tra cui Amnesty International e Human Rights Watch, hanno criticato e condannato queste misure liberticide, in vigore a partire dal 2013; giudizio analogo condiviso anche dalla Corte di Strasburgo, che ha stracciato questo pericoloso allargamento della legge, considerato discriminatorio.
Lo stesso armamentario ideologico è stato mobilitato dai parlamentari russi per la legge che vieterebbe gli interventi per cambiare sesso, “a eccezione dei casi di trattamento di anomalie congenite nei bambini“; Pyotr Tolstoy, deputato del partito di maggioranza “Russia Unita“, ha infatti affermato che questa proposta riguarda
“l’erezione di una barriera alla penetrazione dell’ideologia occidentale contraria alla famiglia. Voglio davvero che i ragazzi che ora stanno difendendo l’onore della Russia a costo della loro vita tornino a casa e vedano che il Paese è cambiato”.
Russia: qualche dato sull’opinione popolare
Il supporto della popolazione russa nei confronti delle politiche discriminatorie perpetuate dal Governo sembra essere piuttosto esteso, considerando i dati del sondaggio del 2018 condotto dall’agenzia russa WCIOM e riportata da Newsweek. Questi dati (da non prendere tuttavia per oro colato), testimoniano come il 67% della popolazione russa sostenga che la “propaganda LGBT” leda i valori tradizionali e spirituali della Russia e della famiglia naturale. Si tratta di un pensiero condiviso soprattutto dalla fascia più anziana della società, mentre la fascia 18-24 anni risulta molto più polarizzata, con il 48% che non crede che la “propaganda LGBT” sia dannosa per il Paese.
Secondo un altro sondaggio, condotto dall’ONG Levada Center, con sede a Mosca, e riportato da NBCNews, il 18% dei 1.600 intervistati vorrebbe “eliminare” i gay dalla società, mentre il 32% vorrebbe “isolarli”. Si tratta di dati che dipingono un quadro piuttosto marcato in una divisione tra città/campagna; Mosca e San Pietroburgo, infatti, sono tendenzialmente più progressiste, nonché i luoghi con maggiore concentrazione di persone LGBTQIA+.
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