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Remake e remastered: ne abbiamo davvero bisogno?

di Redazione NCI

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Non so se anche a voi è capitato di leggere spesso frasi del tipo “Ormai escono solo remastered! ” oppure “Voglio un gioco nuovo, non un remake!”. Le persone che pronunciano queste frasi ritengono sia ormai difficile vedere pubblicato un prodotto definibile “originale”. Pensano, dunque, che la tendenza del mercato sia troppo propensa alla pubblicazione di versioni remake o remastered di titoli già usciti anni fa. Oltre ad essere affermazioni sbagliate alla base, queste screditano anche il lavoro dietro a queste versioni, come se valessero poco nulla.

Non è sbagliato però porsi la domanda: ma ne abbiamo davvero bisogno? La risposta è più complicata di quello che sembra e c’è innanzitutto il bisogno di differenziare tra remake e remastered.

Solo” un remake?

Nel caso particolare di una versione remake il videogioco in questione viene rifatto praticamente da zero, e si crea così un prodotto che può essere pienamente definito originale. Quando esce una versione remake dobbiamo aspettarci un’opera completamente nuova che dell’originale mantiene solo il concetto, lo scheletro. Gli sviluppatori e i designer dietro ad un lavoro di questo tipo usano l’opera originale come un “semplice” modello, e non ci lavorano direttamente sopra modificandola leggermente, come potrebbe avvenire con una remastered.

Prendiamo come esempio Final Fantasy VII, titolo uscito in origine nel lontano 1997 per la primissima PlayStation. Un gioco che ha fatto la storia del gaming e che ha ricevuto negli anni nuove edizioni, sia remasterd che remake. Nel 2012, infatti, FFVII ha ricevuto una versione rimasterizzata al fine di portare il gioco su PS4 e Xbox One.

Il gioco era lo stesso, completamente, ma si eseguì un ampio miglioramento sul lato tecnico, pur mantenendo i suoi modelli poligonali. Qualche luce fu resa leggermente più realistica, venne aggiunta la compatibilità con le funzioni dei controller di PS4 e XOne e la risoluzione delle texture fu decisamente alzata. Insomma: stesso gioco, ma un po’ spolverato per le nuove generazioni.

Un lavoro di tutt’altro calibro è stato il remake dello stesso gioco, denominato appunto Final Fantasy VII Remake, uscito nel 2018. Come detto prima, questa release era qualcosa di totalmente nuovo e diverso sia dall’opera del ’97 sia dalla remastered del 2012. Qui non è stato solo “spolverato” qualcosa di già esistente, qui si è creato un nuovo gioco.

Al fine di mantenere l’anima del titolo del ’97 all’interno del rifacimento sono tornati nel team anche alcuni membri dello staff dell’originale, come Tetsuya Nomura e Kazushige Nojima. In questo modo, Square Enix è riuscita a costruire un videogioco all’avanguardia, sia dal lato grafico che da quello del gameplay, rimanendo sempre fedele all’opera originale, seppure questa sia ormai definibile retro-gaming. Dire quindi che “è uscito solo un altro remake” è incredibilmente riduttivo poiché trascura il fatto che un remake è un gioco ex-novo, capace di suscitare più emozioni di quante ci si aspetterebbe.

Final Fantasy VII

Sarebbe però sbagliato dire che negli ultimi anni non ci sia stato un aumento di questo genere di uscite. Sono molteplici gli esempi di titoli che sono stati rimasterizzati o rifatti da zero per le nuove console, ma non è sicuramente una cosa sgradevole.

Il mondo videoludico è ampiamente cresciuto sotto l’aspetto grafico e trovo meraviglioso riproporre vecchi titoli sui nuovi sistemi, mettendoli alla pari dei giochi originali di questi anni. Remake come quelli di Resident Evil 2 e 3 ci portano indietro nel passato, facendoci provare sia nostalgia per quei vecchi modelli poligonali che lo stupore per il dettaglio grafico dei nostri tempi.
Rifacimenti di questo tipo ci fanno tenere appiccicati allo schermo perché riescono a farci provare le stesse emozioni di anni fa, come se fosse la prima volta che giochiamo quella storia.

Ne abbiamo bisogno? Sì, ma no.

Se quindi i remake sono un’eccellente occasione di riproporre al nuovo pubblico dei vecchi giochi, le remastered non sempre entusiasmano i giocatori.

Quello che Square Enix ha intenzione di fare con Life is Strange, per esempio, è alquanto bizzarro. Il gioco uscì nel 2013 sottoforma di titolo cross-gen, disponibile quindi sia su PS4/XOne che su PS3/X360, ma nonostante questo il 30 settembre 2021 è uscita una sua versione rimasterizzata disponibile solo su PS4 e Xbox One. Quindi sì, hanno fatto una remaster di un gioco PS4 solo per PS4, nonostante PS5 sia uscita da quasi un anno.

Anche remastered di titoli celebri come Dark Souls non hanno pienamente convinto gli appassionati. Questa versione si limita a rendere il titolo From Software giocabile su PC, mantenendo una grafica ancora molto vecchia e fixando dei bug solo per aggiungerne altri. Non tutte le rimasterizzazioni, però, non sono gradite. Gli stessi fan dei “soulsborne” chiedono a gran voce una remastered per PS5 (con magari anche un porting su PC) di Bloodborne. In questo caso ce ne sarebbe davvero bisogno, poiché il titolo gira ancora a 1080p@30fps, anche sulla console next-gen di Sony.

In più, negli ultimi mesi, stiamo vedendo nascere una nuova nomenclatura, cioè quella di Director’s Cut. Sia chiaro: con il termine cinematografico ha ben poco a che fare. In questo caso si vuole intendere semplicemente una nuova versione di un gioco che include un miglioramene grafico dello stesso e alcuni contenuti aggiuntivi. Per ora sono due le DC annunciate, una per Death Stranding e una per Ghost of Tsushima. Sembrano quindi delle remastered con annessi i DLC, ma c’è bisogno di ancora un po’ di tempo per capire la direzione che Sony vuole prendere. Potrebbe anche trattarsi di casi singoli, dettati forse da una particolare vicinanza di questi titoli al mondo cinematografico.

Ciò nonostante, il fatto che Hideo Kojima, autore di Death Stranding, abbia disapprovato la dicitura posta ai nuovi contenuti della sua opera, ci fa capire che questa sia una decisione proveniente “dall’alto” e che abbia poco a che fare con l’anima stessa dell’opera.

remake e remastered

Remake … o remastered?

Alcuni recenti annunci e uscite potrebbero però confondere le idee. Ci sono alcuni titoli, infatti, che non si riescono ben a posizionare in nessuna delle due categorie. Nonostante gli sviluppatori annuncino alcuni remake come tali, non risulta sempre adatto utilizzare questo appellativo, dovendo forse preferire qualcosa come “remastered plus”.

Si consideri, per esempio, il rifacimento di Demon’s Souls, uscito al lancio di PlayStation 5. Nonostante l’opera originale del 2009 sia di From Software, è stata BluePoint Games a curare questo remake, ed è stato appunto venduto ai giocatori come un vero e proprio remake.

Molti giocatori e giornalisti, però, hanno criticato questa dicitura, pur sempre lodando la bellezza e la maestria di BluePoint nel riproporre in questo modo meravigliosamente next-gen un titolo così vecchio. Giocando Demon’s Souls (2020) si ha infatti l’impressione di giocare una remastered, più che un remake. Seppur la grafica e la particolarità nel dettaglio siano sconvolgenti, questa nuova edizione del gioco non aggiunge nulla di così nuovo. Si crea così uno strano contrasto tra quello che si vede e quello che si gioca, tra una grafica da vera next-gen e un gameplay ancorato alla PS3.

Demon’s Souls non è l’unico titolo che può destare dei dubbi. Tra gli ultimi annunci di Nintendo, infatti, spicca l’attesissimo remake di quarta generazione. Dopo anni di attesa, è giunto il momento che siano le avventure di Sinnoh a ricevere un bel rifacimento per Switch. Eppure gli impazienti fan sono rimasti un po’ delusi dal trailer (e dalle copertine) di questi giochi, denominati Pokémon Diamante Lucente e Perla Splendente.

I giochi, infatti, non sembrerebbero aggiungere nuove ed importanti meccaniche (come invece fu per gli altri remake) e anche lo stile grafico desta qualche dubbio. Anche in questo caso sembrerebbe essere davanti a delle remastered plus più che a dei remake nello stile di Game Freak. E questo non è un caso: Game Freak non ha lavorato a questi titoli.

Nintendo, infatti, avrebbe assegnato lo sviluppo alla software-house giapponese ILCA, sempre però “supportata” da un team di Game Freak. Questo aspetto è essenziale nella comprensione del perché questi remake siano stati sviluppati in questo modo, poiché i soliti sviluppatori di Pokémon si sono distaccati dalla saga principale concentrandosi sullo spin-off Leggende Pokémon: Arceus, un vero e proprio reboot di una serie ormai decennale.

Pokèmon Diamante/Perla Remake vs Leggende Arceus

In conclusione, i remake e le remastered sono un ottimo modo per far conoscere alle nuove generazioni titoli datati e old-gen. Senza dubbio, però, voi potreste avere delle considerazioni da fare, sia contrarie che favorevoli alla mia opinione. Se avete altri punti di vista da esporre, non esitate a farlo, NCR vi ascolta!

di Lorenzo Fazio

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