Continuano senza tregua le polemiche verso l’assegnazione e la gestione dei Mondiali 2022. Il Qatar, Paese ospitante della competizione, è stato più volte al centro di critiche per il modo in cui il Governo sta preparando le infrastrutture. Gli impianti sportivi del Qatar, al momento della candidatura, non erano adatti a ospitare una competizione così importante. Le autorità qatariote, già dal 2010, avevano quindi iniziato i lavori di ristrutturazione e ampliamento di stadi e infrastrutture, in vista del Mondiale.
Fin dall’inizio delle operazioni sono uscite sui quotidiani di tutto il mondo articoli di denuncia verso le condizioni disumane in cui gli operai erano costretti a lavorare. Condizioni così pessime da portare alla morte di almeno 6500 operai. Diverse organizzazioni umanitarie hanno attaccato il Governo del Paese e chiesto alla FIFA di mettere fine allo sfruttamento.
Le richieste sono sempre state eluse dalla Federazione calcistica mondiale, fino ad arrivare al clamoroso gesto di oggi. Come riportato da Bluenews, testata giornalistica legata all’emittente svizzera Swisscom, la sede della FIFA a Zurigo è stata il luogo di una protesta molto importante.
Volker-Johannes Trieb è un artista tedesco molto vicino ai diritti umani. In mattinata, l’uomo si è recato a Zurigo e ha depositato davanti alla sede della FIFA ben 6500 palloni pieni di sabbia, ognuno simboleggiante un operaio deceduto. La Polizia cittadina ha regolarmente autorizzato il gesto. Su ogni pallone è stata scritta la frase “Weltgewissen, du bist ein Fleck der Schande“, che letteralmente significa “Coscienza mondiale, sei una macchia di vergogna“. Un chiaro attacco non solo ai piani alti del mondo del calcio, ma anche al clima di omertà di tutte le altre istituzioni.
La FIFA non ha lasciato dichiarazioni in merito alla vicenda, ma un portavoce ha riportato l’esito di un congresso tenutosi ieri proprio in materia di diritti dei lavoratori. La Federazione Internazionale avrebbe parlato apertamente della questione qatariota e fatto grandi passi avanti verso la soluzione del problema. Il gesto simbolico di Trieb è solo la punta dell’iceberg. Le denunce vanno avanti da mesi, e il numero tragico di vittime non è bastato a far aprire gli occhi alle autorità. Si spera che nel prossimo futuro venga aperta una seria indagine su ciò che è successo in Qatar, al fine di appurare se i lavori sono stati svolti o meno nel rispetto delle normative internazionali.
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