Attualità

Pubblicità anche nei sogni? Ora è realtà

Trovarsi la pubblicità anche nei sogni. Sembra fantascienza ma potrebbe rappresentare il futuro del marketing. Una donna infatti avrebbe dichiarato di aver partecipato a un esperimento di una nota azienda americana, la Coors, la quale sarebbe riuscita a inserire la pubblicità nei sogni.

Dormienti volontari

Come racconta The Hustle, la protagonista della storia, Bobbi Gould, insieme al suo ragazzo ha deciso di rispondere ad un annuncio abbastanza strano su Craiglist. L’avviso pubblicato dall’azienda Coors, una compagnia che vende birra, parlava di “dormienti volontari”, e di una paga di 1000 dollari.

La coppia, dopo aver risposto all’annuncio, è stata indirizzata a un magazzino a Los Angeles. Con altri 12 volontari, i due sono stati collegati alle apparecchiature di monitoraggio del cervello supervisionati da scienziati ed esperti in pubblicità. I campioni hanno guardato un video che presentava dei prodotti Coors. Infine i soggetti dovevano addormentarsi mentre continuavano ad ascoltare l’audio del video.

Bobbi Gould ha confermato di aver avuto diversi sogni strani, che riguardavano appunto dei prodotti dell’azienda americana. La donna ha sognato di essere “Uu un pogo stick che saltava in giro con i prodotti Coors. In un altro, ero su un aereo a far cadere lattine di Coors sulle persone mentre mi applaudivano“.

La pubblicità del futuro?

La Coors ha utilizzato la cosiddetta “Incubazione Mirata dei Sogni”, un metodo per guidare i sogni verso temi specifici. Non è la prima volta che l’azienda americana mette in atto un esperimento del genere.

Sonno (@Shutter Stock)

Nel 2021 la Coors, insieme alle aziende Xbox e Burger King, hanno lavorato con gli scienziati per “ingegnerizzare” gli annunci nei sogni dei volontari utilizzando audio e video. Soprattutto la Coors Brewing Company avrebbe utilizzato “l’Incubazione Mirata dei Sogni” nei giorni precedenti il ​​Super Bowl. Un ottimo modo per vendere più birra.

Questo nuovo metodo, abbastanza inquietante, di fare pubblicità potrebbe quindi diffondersi sempre di più in futuro, diventando sempre più invasiva e fastidiosa.

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di Davide Gerace

 

davide gerace

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