Parigi (@Shutterstock)
La squadra di Luis Enrique ha recentemente conquistato la finale di Champions League in seguito alla doppia vittoria messa a segno nella semifinale contro l’Arsenal. La prestazione sportiva del PSG è stata encomiabile, i gol di Fabian Ruiz e Hakimi, vecchie conoscenze del calcio italiano, hanno reso vano l’errore dal dischetto di Vitinha e il rocambolesco gol di Saka. A far storcere il naso alla stampa mondiale è ciò che è successo in seguito al successo parigino. La capitale è stata messa sotto sopra nel mezzo dei festeggiamenti con incendi, rapine e feriti gravi in quello che doveva essere un clima di festa e allegria per la finale raggiunta, trasformatosi in un vero e proprio incubo per Parigi.
Sebbene il traguardo sportivo sia stato splendido il clima di terrore del dopo gara deve far riflettere sulla criminalità e sulla violenza del tifo organizzato nel dopo gara. Decine di negozi distrutti, vandalizzati e rapinati, un ferito in condizioni gravi in seguito ad un investimento, con la macchina trovata bruciata pochi kilometri dopo e incendi in tutte le zone limitrofe allo stadio. Vandalismo e terrore che sono argomenti che non accompagnano il valore dello sport, clima di festa e gioiosità usato per dare sfogo alla violenza e alle barbarie di criminali che meriterebbero il DASPO a vita dagli impianti sportivi.
Tema da considerare in quanto i festeggiamenti sono arrivati in seguito alla conquista della finale non alla vittoria di quest’ultima. Situazione molto simile a quanto accaduto nel 2006, quando la vittoria della Francia in semifinale diede vita a episodi speculari e fu la nazionale italiana allenata da Marcello Lippi ad alzare la coppa del mondo grazie alla lotteria dei rigori conclusa da Fabio Grosso. La gara tra Inter e PSG prevista per il 31 maggio a Monaco di Baviera determinerà se ancora una volta questi “esagerati” festeggiamenti anticipati siano una vera e propria condanna.
Vicende extra campo permettendo, la squadra di Parigi ha stupito tutti per unione e attaccamento alla maglia oltre alle qualità messe in mostra dal centrocampo in su. L’addio di Kylian Mbappè lasciava presagire una fase calante per i pluricampioni di Francia. La mancanza di una vera e propria stella però ha giovato sul gruppo, un Dembelè rinato unito agli acquisti di Douè e Kvara hanno dato vita ad uno dei tridenti più spettacolari degli ultimi anni. La qualità nella gestione del pallone e la capacità di soffrire con la consapevolezza di avere alle proprie spalle il portiere più forte del mondo, Gianluigi Donnarumma, a togliere le castagne dal fuoco, hanno fatto la differenza.
Donnarumma (@Shutter Stock)
Scritto da Giorgio Spasaro
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