NEW MEXICO: nel primo giorno dell’anno, ventuno persone sono rimaste bloccate in aria, sotto la morsa del freddo e la pesantezza dell’incertezza, a causa del guasto che ha coinvolto due cabine di una funivia.
Doveva essere un tranquillo e rilassante transito, un breve tragitto a 3000 metri d’altezza, durante il quale ammirare con spensieratezza il paesaggio sottostante. Ma non lo è stato.
Il freddo ha fatto da fomento per provocare l’incidente: il ghiaccio creatosi per le bassissime temperature ha contornato e incapsulato un cavo della struttura, prima di distruggerlo e dar vita al malfunzionamento. La tempesta di neve ha poi iniziato a tormentare i due piccoli abitacoli, facendoli oscillare lungo la loro linea orizzontale.
Alle ore 21:00 del 31 dicembre, un gruppo di persone composto da 19 dipendenti del Ten 3 (un ristorante locale) aveva appena finito di lavorare e si stava preparando a tornare ad Albuquerque per festeggiare l’arrivo della mezzanotte.
L’imprevisto ha avuto luogo quando, giunti all’altezza del secondo pilone, le cabine si sono fermate. All’inizio nessuno si è angosciato troppo, credendo che la fermata sarebbe stata di breve durata. Ma quasi due ore dopo, alle 23, tutti hanno capito in che condizioni avrebbero atteso l’arrivo del nuovo anno.
A concedere un po’ di sollievo e ristoro sono state le ottime attrezzature d’emergenza presenti in quello che era ormai diventato un rifugio. Esso disponeva infatti di un bagno, di diverse coperte da utilizzare in casi di necessità come questi, e di un’ottima linea per il contatto radio.
Una delle lavoratrici del ristorante, Amber Santos, ha realizzato sul proprio profilo Instagram la cronistoria di quello che stava accadendo. Narrando di come, con il trascorre delle ore, l’eccitazione per un imprevisto avventuroso abbia lasciato spazio allo sconforto.
Ci è voluto parecchio prima che le squadre di agenti chiamati in causa fossero pronte per intervenire. L’équipe di recupero ha infatti dato il via alla propria operazione di soccorso alle 4 del mattino.
Durante un processo durato quattro ore, gli aiutanti hanno scalato il pendio, raggiunto la cabina e, tramite un articolato sistema di corde, hanno tratto al sicuro gli intrappolati, riservando a ognuno una “spedizione”.
Una volta raccordatosi con tutti gli sventurati sopra la cima del monte sottostante, hanno semplicemente dovuto attendere l’arrivo degli elicotteri, per poter tornare finalmente a casa.
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di Gabriele Nostro
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