Ormai usciti da quasi dieci giorni, Pokémon Scarlatto e Violetto stanno facendo discutere, e non poco. Due giochi con diversi problemi sotto più livelli. Ma la questione tecnica, per quanto abbondante, è solo una delle tante.
Pokémon Scarlatto e Violetto sono, senza giri di parole, giochi tecnicamente complicati da giocare. E la difficoltà non è data da allenatori troppo forti, vastità o non vastità del Pokédex o dell’open world. Per complicati si intende proprio anche fisicamente difficili da giocare.
Le sessioni prolungate di gioco in Pokémon Scarlatto e Violetto sono rare, ma proprio perché il gioco fatica a consentirlo. Qui si parla di bug, glitch e cali di frame all’ordine del minuto, non del giorno. Voler esplorare una città nei due titoli di nuova generazione è “fisicamente stancante”. Lo è per gli occhi, per le dita e probabilmente anche per quella parte del cervello che ospita la pazienza.
Basta muovere velocemente l’inquadratura o “riempirla” di Pokémon e NPC per ottenere un gioco che avrebbe creato disturbi già 20 anni fa, figuriamoci adesso. Il tutto senza dimenticare un problema più volte occorso ai videogiocatori: quello dell’errore di software. Un improvviso crash del gioco che, per chi non conosce il metodo di recupero backup (freccia su + X + B nel menù di avvio), può essere un problema non da poco. Soprattutto considerando che i Pokéallenatori sono quelli che più si dimenticano di salvare il gioco, e non è un meme.
Con Leggende Pokémon: Arceus la Nintendo, insieme a Game Freak e The Pokémon Company, prometteva una nuova era per il franchise. Di fronte a questa premessa, si tendeva a far passare come “transitorie” problematiche tecniche già presenti nel prequel di Sinnoh (esempio: Pokémon sullo sfondo che si muovono a scatti per poi riprendere fluidità una volta più vicini al protagonista).
Queste, però, invece che sparire nei nuovi giochi si sono moltiplicate, decuplicate. Trovare due minuti di gioco fluido e senza problemi è davvero impossibile.
Lungi, però, pensare ad un gioco con problemi soltanto dal punto di vista tecnico. L’open world, la più grande novità di questi giochi, è certamente un punto a favore in quanto permette al giocatore di “perdersi” nella mappa facendo diventare secondarie le missioni principali e viceversa. Il gioco, inoltre, dà un “ordine implicito”, ossia: la possibilità di esplorare quasi tutta la mappa sin da subito c’è, ma il gioco veicola i tuoi movimenti nel momento in cui, con una squadra di Pokémon al livello 10, ti ritrovi in mezzo a mostriciattoli tascabili al 30 o in su.
Un altro problema, però, è che Pokémon non sta facendo nulla per trattenere il pubblico storico. La sensazione è che più si vada avanti, meno i giochi di Game Freak siano adatti ad una certa fascia che, il più delle volte, comprende chi ha iniziato sin da Rosso e Blu a giocare a questo franchise.
Cinquanta mani avanti: in questa teoria non c’è un comportamento da boomer. C’è, semmai, una evidente distanza tra alcune componenti comuni nel 2022 e chi è purtroppo lontano da queste “pratiche”. Ma, soprattutto, il volersi avvicinare per forza (e per certi versi solo) ai giovanissimi è fin troppo evidente, sbattuto in faccia, ostentato.
Esempi random e senza spoiler: l’identità di Cassiopea, personaggio enigmatico che si nasconde dietro lo Smart Rotom, è evidente sin da subito persino per chi gioca senza volersi soffermare troppo sulla trama.
Altri esempi? Ci sono diversi leader delle palestre fin troppo vicini ad un determinato mondo. Stiamo parlando di make up artists, streamer, cantanti di band. Anche l’uso di terminologie è fin troppo vicino ai giovanissimi, e per i fan più “di vecchia data” di questi giochi è davvero difficile non provare la famosissima sensazione di “cringe”.
L’unica meccanica interessante è la sfida alle basi del Team Star, ma purtroppo anche questa cade nella ripetitività. La stessa Teracristallizzazione prosegue quel fattore “non wow” emerso con le Forme Dynamax (ma non è da condannare chi crede che questo processo parta già dalle Megaevoluzioni della sesta generazione), per quanto dia un’innegabile svolta al competitivo.
Sembra, insomma, che molte cose siano lasciate al caso perché, in realtà, una cosa sembra chiara. A prescindere dai leggendari, dalle meccaniche, dai design dei Pokémon e da ogni ragionamento tecnico, Pokémon venderà sempre. Scarlatto e Violetto sono i più preordinati di sempre, e questo nonostante alcuni trailer già anticipassero alcune problematiche.
Si va, insomma, sul sicuro: una fan base molto radicata e presente, a prescindere che si abbiano 30 o 8 anni. Questo “porto sicuro” fa andare in secondo piano le cose che, invece, farebbero ulteriormente far fare un salto di qualità al franchise.
Se Sole e Luna (e i sequel diretti Ultrasole e Ultraluna), Scudo e Spada (con relativi DLC) e lo stesso Arceus sono in qualche modo riusciti a scamparla, Scarlatto e Violetto rischiano di essere la causa di brutti colpi (per restare in tema) alla pancia di Nintendo e di The Pokémon Company.
Come salvare la situazione? Paradossalmente, fare un passo indietro potrebbe essere la chiave. Per intenderci: tra spinoff e DLC, non è per forza necessario che esca un qualcosa di Pokémon ogni anno. Prendersi più tempo per fare dei giochi davvero impeccabili sotto tanti punti di vista potrebbe essere la scelta giusta. In questo modo, il numero di preorder resterebbe intatto, ma la qualità ne gioverebbe e non poco. Ai posteri l’ardua sentenza.
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