Xbox, lo sappiamo tutti bene, è da anni una delle più importanti realtà dell’industria videoludica e da sempre considerata la rivale numero uno di PlayStation. La console-war, d’altronde, va avanti da generazioni, con i fan di una e dell’altra parte che si battagliano paragonando la potenza delle console, i titoli proposti e i vari servizi. E se fino a qualche anno fa Microsoft sembrava avere un’offerta minore e più “timida” rispetto a quella di Sony, dall’inizio della nona generazione la situazione si è decisamente modificata. Ma qual è stato il fattore decisivo di questo cambiamento? Ha un nome e un volto ben preciso, quello di Phil Spencer, il carismatico leader di Xbox.
Phillip Spencer è uno dei più fedeli collaboratori di Microsoft, lavorando per la casa di Redmond dal lontano 1988. Partito come un semplice stagista, venne nominato “capo dei team di Xbox, Xbox Live, Groove Music e Movies & TV” da Satya Nadella in persona, il CEO di Microsoft, per poi essere promosso al grado di Vicepresidente di Microsoft Game Studios nel 2017. È proprio da quel momento che Xbox, sotto la competente guida di Spencer, cominciò la sua risalita nel mondo del gaming.
Le novità da lui introdotte, infatti, furono innumerevoli e incredibilmente d’impatto. Oltre all’integrazione di una retro compatibilità pressoché universale e un massiccio sostegno del team di Mojang, Phil Spencer propose un progetto che avrebbe cambiato per sempre il mercato. Phil Spencer capì, infatti, che Xbox aveva bisogno di qualcosa che potesse distinguerla dalle rivali, in primis PlayStation. Egli diede così vita a un’idea in cui, ai tempi, pochissimi sviluppatori avevano fiducia, ma che ora molti publisher cercano di imitare: il Game Pass.
L’idea era sostanzialmente molto semplice: una normale sottoscrizione mensile che avrebbe dato agli abbonati l’accesso a un vasto catalogo di giochi. L’idea si ispirava chiaramente ad altri servizi di grande successo, come Spotify per la musica e Netflix per film e serie tv. Questo sistema, però, era completamente nuovo all’industria videoludica, se non per il PS Now, ancora oggi, però, molto acerbo. Nessuno aveva mai creato un servizio del genere, e per Spencer fu molto difficile trovare la fiducia degli sviluppatori. Il primo gioco aggiunto al Game Pass fu, non a caso, Sea of Thieves, sviluppato dallo studio Rare, acquisito da Microsoft nel 2002.
Negli anni, Spencer non ha mai smesso di credere profondamente nel Game Pass, continuando ad aggiornare il catalogo dei giochi disponibili. Nel 2018, egli decise di rendere disponibili sin dal day-one giochi first party come Forza Horizon 4 e State of Decay 2. L’aggiunta al catalogo di questi nuovi titoli e di quelli retro compatibili portarono il numero degli abbonati ad aumentare esponenzialmente. A fine 2018, il Game Pass costituiva già un’offerta decisamente appetibile al pubblico, con più di 110 giochi disponibili, di cui ben 17 aggiunti al lancio.
Un’importante aggiunta venne fatta lo stesso giorno del lancio di Xbox Series X|S, il 10 novembre 2020, quando all’abbonamento Ultimate venne aggiunto anche quello Standard di EA Play. Il 9 marzo 2021, Microsoft concluse le trattative per l’acquisizione di ZeniMax Media, già annunciata il 21 settembre dell’anno prima, per circa 7,5 miliardi di dollari. In più, Phil Spencer è anche meritevole della recentissima acquisizione di Activision Blizzard (ancora da concludere e ufficializzare), costata alla casa di Redmond ben 68,7 miliardi di dollari. A Gennaio 2022, si contano circa 25 milioni di abbonati a questo strepitoso servizio di Xbox, un numero reso possibile sicuramente anche per l’enorme aumento del numero di Studios proprietari. Pensate che, da quando Spencer è al comando, Microsoft ha acquisito 26 software house, passando da solamente 6 nel 2017 a ben 32 attuali.
Al giorno d’oggi, dunque, acquistando l’abbonamento mensile Game Pass Ultimate, possiamo avere accesso a un numero di ore di gioco pressoché infinito. Oltre alle varie esclusive storiche di Xbox, come la Halo Saga, abbiamo anche accesso a tutti i capitoli di The Elder Scrolls, Doom, Fallout (proprietà degli studi di ZeniMax), Dead Space, Dragon Age, Mass Effect (disponibili con EA Play). In futuro potremo probabilmente giocare anche ai vari Diablo e Starcraft e ad Overwatch, attendendo però che Activision Blizzard entri negli Xbox Studios ufficialmente. Per non parlare della continua aggiunta al lancio di titoli first-party, come succederà anche per Starfield, il nuovo open-world di Bethesda.
Le ambizioni del capo di Xbox, però, non si “limitano” all’aggiunta di titoli al catalogo di Game Pass. Il sogno di Spencer, infatti, è quello di rendere disponibile il proprio servizio su più piattaforme possibili, sradicando l’idea tradizionale legata alla console fisica, che invece ancora appartiene a PlayStation. Questa filosofia emerge anche dal design stesso di Xbox Series X: così semplice che quasi si nasconde negli scaffali di casa (una cosa che PS5 non fa per nulla).
La creazione di questo “ecosistema Xbox” è iniziata il 9 Giugno 2019, quando Xbox annunciò che il Game Pass sarebbe arrivato anche sui PC con Windows 10, portando con sé un catalogo di oltre 100 giochi. A rafforzare questo ideale, Spencer ha introdotto nell’abbonamento Game Pass Ultimate un nuovo servizio di cloud-gaming, denominato xCloud. Questo permette agli abbonati di giocare ai propri giochi senza bisogno di scaricarli e, per giunta, oltre che su console, anche su dispositivi mobile. Nonostante sia ancora in beta, Project xCloud promette di dare agli utenti la possibilità di videogiocare ovunque vogliano.
È questo, per Spencer, il principio cardine della sua dirigenza di Xbox: giocare su qualsiasi piattaforma si voglia. Un concetto che egli ha più volte ribadito, anche di recente, quando ha attaccato il “metaverso” di Zuckerberg. “Cosa c’è di buono per i videogiocatori in questo metaverso di cui tutti parlano?“, si è chiesto Spencer. Egli ha definito questa nuova realtà come un vantaggio solo per le aziende e per i loro affari. Ha ribadito che per lui e Microsoft la priorità sono i giocatori, i creatori e le loro esigenze. Spencer, infatti, ha rivelato di essere preoccupato per aziende come Meta, Amazon e Google, che, a detta sua, “conoscono poco del gaming“. Sono tutte affermazioni molto pesanti, mirate a mettere in cattiva luce i grandi competitor di Microsoft. Che sia il primo passo verso la creazione di un proprio metaverso incentrato sul giocatore e non sul mero profitto?
Se da una parte Spencer è sul piede di guerra in cerca di nuove sfide, dall’altra sembra voler porre fine a storiche rivalità. Nella stessa occasione in cui ha criticato Meta (e non solo), si è anche detto “fiducioso” in aziende come Sony e Nintendo, molto più “competenti”. Affermazioni di questo tipo non sorprendono se dette da Phil Spencer. Egli, infatti, ha più volte ribadito sul suo profilo Twitter che non è interessato alla rivalità con le case nipponiche. D’altronde, le differenze tra le tre compagnie sono sempre più nette e le console-war hanno sempre meno senso.
In conclusione, Phil Spencer si rivela ogni giorno di più una delle figure più decisive, capaci e soprattutto ambiziose dell’intero settore videoludico. Non smette mai di sorprendere il pubblico ed è sempre pronto a innovare il mercato prefiggendosi costantemente il benessere dei videogiocatori. Non a caso, fu anche nominato “uomo dell’anno” dalla redazione di GamesIndustry nel 2018! Noi osserveremo le sue prossime mosse, voi continuate a seguirci su Nasce, Cresce, Respawna per non perdervi nessuna news!
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