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Perugia, il padre lo rimprovera per i videogiochi, lui chiama la Polizia

di Lorenzo Fazio

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Un ragazzo, a Perugia, ha chiamato la Polizia dopo un acceso litigio con il proprio padre. La causa della lite? Il padre avrebbe più volte richiamato il figlio per aver continuato a giocare ai videogiochi piuttosto che studiare. Un classico, insomma. Il ragazzo avrebbe però chiamato le forze dell’ordine, facendole addirittura intervenire, perché a detta sua il genitore lo avrebbe colpito ad una mano. Questa si è rilevata poi una menzogna, facendo cadere ogni possibile accusa nei confronti del padre. L’unica sua colpa, dunque, sarebbe quella di non sapere come aiutare suo figlio. Tuttavia, non è condannabile per questa incapacità (neanche moralmente): questi sono tempi molto difficili sia per i ragazzi che per i genitori.

Fuggire dalla pandemia con i videogiochi

Durante questi due anni di pandemia l’unico modo che gli adolescenti hanno avuto per socializzare è stato online. È stato, dunque, naturale che il tempo passato con in mano un controller o il proprio smartphone, intenti a scrollare il feed di Instagram, sia aumentato. Ma questa non è una colpa dei ragazzi: sono state le sfortunate circostanze a obbligarli ad utilizzare altre vie per rimanere in contatto. Al contrario di quello che tanti pensano, i ragazzi non si sono mai divertiti davvero a doversi ritrovare chiusi in casa costretti a comunicare telematicamente. I danni psicologici sulla mente dei ragazzi causati da questa situazione sono molteplici, tra cui proprio una maggiore difficoltà a socializzare e ad affrontare le responsabilità.

videogiochi

@ShutterStock

I videogiochi, ancora forse più dei social, sono un ottimo modo per fuggire dalla realtà, fatta di continue incertezze e paura. Tuttavia, sono anche uno strumento che bisogna saper utilizzare con parsimonia, poiché potrebbero creare facilmente dipendenza, come, in realtà, qualsiasi attività che aumenti nel nostro corpo la produzione di dopamina, “l’ormone del piacere”. L’unica cosa che un genitore può fare, in una situazione come questa, è aiutare il proprio figlio o figlia a non dimenticare anche i propri impegni, come, appunto, la scuola, e sforzarsi di capire i motivi di un determinato comportamento. Pensare, però, che il problema siano questi “dannati videogames” è del tutto sbagliato, come anche additare tutta la colpa a “questi giovani d’oggi”. I videogiochi, infatti, a giuste dosi, possono essere una vera e propria ancora di salvezza.

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di Lorenzo Fazio

 

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