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Pensioni, in futuro cifre ridotte per chi vive più a lungo?

di Enrico Tiberio Romano

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Il sistema della previdenza sociale in Italia, come noto, è messo a dura prova dall’età media avanzata della popolazione e dal mancato ricambio della forza lavoro. I risultati di una nuova ricerca statistica dell’INPS però forniscono all’istituto nuove idee per rimodulare le pensioni del futuro anche su base dell’aspettativa di vita.

Pensioni più basse per i più longevi?

Agli occhi di tanti ciò potrà apparire come una follia o un inaccettabile sopruso da parte dell’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale, ma è invece il risultato di un’attenta ricerca contenuta in un dossier, secondo cui il coefficiente di trasformazione delle pensioni uguale per tutti sarebbe ingiusto. La proposta sarebbe quella di effettuare un ricalcolo in base all’impiego prima del ritiro e alla speranza di vita. A sostegno di questa tesi ci sarebbero le evidenze per cui alcune categorie di lavoratori una volta raggiunta l’età della pensione vivano mediamente più a lungo di altre o l’incidenza della regione d’appartenenza sulla vita media.

A spiegare la nuova proposta dell’INPS è Il Messaggero , che riporta diversi esempi utilizzati per dimostrare la tesi dell’istituto. Si pensi ad un ex pilota di volo, mediamente questi riceverà un emolumento per quasi vent’anni, più precisamente, per 19 anni e 7 mesi. Un ex lavoratore del primo quintile invece, ovvero della più bassa classe di reddito vivrà in media quasi 4 anni in meno di lui dopo il pensionamento, non arrivando ai 16 anni. Per gli uomini, la longevità massima è nelle Marche e in Umbria. Per le donne invece è nel Trentino Alto Adige. Anche questo creerebbe disparità poiché una donna trentina vive in media 22 anni e mezzo dopo il pensionamento, una siciliana poco meno di 19.

La soluzione sarebbe quella di tenere conto nel coefficiente di trasformazione anche di queste variabili, ovvero la speranza di vita, il luogo di residenza e l’occupazione precedente ma sarà difficile ottenerla. Questo tipo di differenziazione è infatti da ritenersi molto complicata mentre i sindacati hanno chiesto di eliminare ogni ricalcolo in base alla speranza di vita.

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