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Pensione: a 64 anni o con la quota 41, tra le ipotesi per il 2023

Pensione, arrivano finalmente dei progetti rassicuranti: ci si ritira a 64 anni o si utilizza la quota 41, questo tra i piani per il 2023. Anche se nel Documento di Economia e Finanza non c’è nessun cenno a una riforma per le pensioni, i progetti per il futuro ci sono e sembrano concreti.

Guardando al fronte della riforma delle pensioni si scorge poco. Il ministro dell’Economia, Daniele Franco, ha dichiarato che “il governo deve mantenere l’attenzione sulle riforme strutturali, con particolare riguardo del sistema pensionistico. Ciò nel pieno rispetto dell’equilibrio dei conti pubblici, della sostenibilità del debito e dell’impianto contributivo del sistema. Occorrerà trovare soluzioni che consentano forme di flessibilità in uscita ed un rafforzamento della previdenza complementare. Inoltre, si dovranno approfondire le prospettive pensionistiche delle giovani generazioni“.

Mancano quindi al momento dei cenni concreti nel DEF approvato in questi giorni, ma dopo Pasqua si spera che questo sarà tra i temi trattati dal Governo. Nel mentre si stanno già formando ipotesi abbastanza solide.

Pensione (@Shutterstock)

Pensioni, ecco le ipotesi per il 2023

Quello che ci aspetta, sempre in teoria, è qualcosa di decisamente più rassicurante. Dal 2023 la quota 102 non dovrebbe venir rinnovata, ma si lascerà spazio ad un nuovo sistema che permetta ai cittadini di lasciare il lavoro.

Le parti sociali sono state chiare: si cerca un’estensione della flessibilità a partire dai 62 anni o con 41 di contributi a prescindere dall’età, e pare sia una proposta che continuerà a provare a prevalere fino all’ultimo. Ciò per permettere ai lavoratori di poter scegliere quando dedicarsi al pensionamento, senza penalizzazioni per chi ha iniziato a versare contributi prima del 1996.

Poi tra le ipotesi troviamo anche il piano Tridico, lanciato dal presidente dell’Inps Pasquale Tridico, che propone il pensionamento a 64 anni. Inizialmente con erogazione da parte dello stato solo della parte contributiva dell’assegno maturata fino a quel momento. Dai 67 anni lo stato inizierebbe ad erogare anche la quota retributiva della pensione, come prevede al momento la legge Fornero. Questa proposta rimane in pole position data la sua sostenibilità per le casse dello Stato, ma per i cittadini rimane più che altro penalizzante.

Quello che possiamo trovare tra le proposte al momento rimane ancora incerto, solo nelle prossime settimane, incrociando le dita, dovrebbero arrivare conferme più concrete del piano per il prossimo anno.

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di Elena Barbieri

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Elena Barbieri

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