Il Parkinson è una malattia cronica appartenente a quelle patologie definite “Disordini del movimento”. Infatti questo morbo, che si evolve lentamente ma in maniera progressiva, coinvolge in particolar modo le funzioni del movimento e dell’equilibrio. Spesso, per curare queste patologie, si ricorre a farmaci “vecchi” utilizzati per la cura di altre malattie; oggi questo metodo, grazie ad uno studio italiano, potrebbe rivoluzionare la prevenzione del Parkinson. Scopriamo come…
Uno studio italiano ha dimostrato che i pazienti che assumono farmaci anti-diabetici per controllare la malattia sviluppano il morbo di Parkinson mediamente sei anni dopo rispetto a chi non assume gli stessi medicinali a base di metformina (farmaco utilizzato per il trattamento del diabete mellito di tipo 2). Lo studio pubblicato sul Journal of Neurology è stato condotto dal Centro Parkinson e parkinsonismi dell’Asst Gaetano Pini-CTO di Milano in cooperazione con la Fondazione Grigioni per il morbo di Parkinson.
L’indagine ha coinvolto 8.120 pazienti affetti dalla malattia. I 413 pazienti con diabete che assumevano la metformina per questa patologia hanno manifestato la malattia in media dopo i 66 anni. Mentre, nelle 7.707 persone non diabetiche la patologia insorgeva poco dopo i 60 anni.
Grazie alla banca dati del Centro Parkinson dell’ASST Gaetano Pini-CTO di Milano (ad oggi 37.000 pazienti) i risultati ottenuti dallo studio sono stati davvero significativi. La ricchezza e la qualità dei casi valutati sono stati infatti fondamentali per avere dati quasi certi sulla reciproca influenza tra diabete e Parkinson.
L’esito della ricerca evidenzia la possibilità per la metformina di diventare un farmaco assumibile anche dai non diabetici. Tale medicinale è infatti in grado di rallentare l’insorgenza del morbo di Parkinson. Inoltre, i risultati della ricerca sono confortati anche da altre pubblicazioni sulle capacità neuro-protettive, osservate su modelli animali.
Lo studio italiano rappresenta infine una solida base per nuove ricerche sulle proprietà dei farmaci anti-diabetici e sulla loro capacità di ridurre la progressione naturale del Parkinson. Un esempio potrebbero essere i cosiddetti “sostituti del glucagone”.
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